gennaio 04, 2007

L'Impero d’America e d’Europa

La notizia del giorno, messa in evidenza dalla rassegna stampa di Radio radicale e ripresa da Pannella che ricorda il progetto radicale degli Stati Uniti d’America e d’Europa, è data dalla richiesta della Merkel di una più stretta unione economica fra Unione Europea e Stati Uniti. I miei personali timori di cittadino europeo prendono consistenza. L’analisi da sviluppare sarebbe qui piuttosto ampia e richiede un tempo di cui al momento non posso disporre. Mi limito ad alcuni cenni. Nella storia i processi di unificazione politica hanno una limitata tipologia: a) la conquista nella forma della pura dominazione o in quella egemonica; b) l’unione catalizzata dall’esistenza di un nemico comune. La forma dell’annessione territoriale può rientrare nel modello a. La fondazione degli Stati Uniti d’America rientra nel modello b, dove il “nemico” è stato dapprima l'Inghilterra e poi l'Europa continentale. La dottrina Monroe è l’espressione ideologica del modello imperiale americano.

In Europa, nel 1945, tutti gli Stati continentali hanno conosciuto la disfatta politica. Già fiaccati alla fine della prima guerra mondiale, hanno ricevuto il colpo di grazia nel 1945. Yalta è stato un accordo di spartizione del continente europeo. Democrazia, diritti umani, Olocausto, ecc. sono soltanto una continuazione della guerra con mezzi ideologici. Occorreva fiaccare l’Europa non solo nel corpo, ma anche nello spirito in modo che non potesse più risollevarsi. La riduzione ad un’esistenza puramente economica era la forma che avrebbe consentito ciò. Una politica analoga la si sta perseguendo nel Medio Oriente, che però sembra resistere più di quanto non sia stata capace l’Europa.

La proposta di Angela Merkel, che analizzerò attentamente in una Rassegna stampa commentata e aggiornata costantemente in questo post, sembra che rechi i frutti ultimi di una politica imperiale iniziata nel 1945. È da sottolineare che la gloriosa costruzione dell’Unione Europea non è andata oltre un’unione doganale. L’unificazione politica avrebbe dovuto iniziare dall’unificazione militare e dalla comune politica estera. Da ciò i governi europei, impiantati dalle potenze occupanti, ben si sono guardati. In fatto di politica estera seguono pedissequamente l’Imperatore americano e fanno soltanto finta di distinguersi qualche volta, ma in realtà i governanti europei soggiacciano ad ogni starnuto americano. Anime belle, si dilettano in campagne come quelle della moratoria della pena di morte, giusto per nascondere a loro stessi e ai loro cittadini la loro completa impotenza politica.

RASSEGNA STAMPA COMMENTATA

1. Angela Merkel e George W. Bush: la rovina del mondo. Il presidente di turno dell’Unione Europea a quanto si dice «insisterà per rilanciare il processo di pace in Medio Oriente» e quindi «proporrà un nuovo patto economico transatlantico». È ovvio che alla guerra debba seguire la pace, se non altro la pace dei cimiteri, quando tutti i combattenti si saranno uccisi a vicenda. La ricerca della pace non può prescindere dalla ricerca delle cause della guerra, altrimenti la pace che si dice di voler cercare è soltanto una conclusione della guerra per completa debellatio del nemico. La Merkel, nata nel dopoguerra, è figlia dei tedeschi debellati dagli americani nel 1945. Dimostra di essere un prodotto riuscita della “rieducazione democratica” dei tedeschi. Da presidente di turno di quella penosa costruzione che è l’Unione Europea ritorna dal padrone americano per proporre una più avanzata forma di soggezione economica, politica e militare. Dice infatti che noi europei abbiamo raggiunto una notevole esperienza in fatto di integrazione economica in compresenza di differenti sistemi politici. Lasciando agli USA la leadership della politica mondiale si invera quella forma di imperialismo economico che gli USA hanno teorizzato con la dottrina Monroe. Un’altra donna tedesca aveva equiparato Bush a Hitler per analogia con la dottrina della guerra preventiva. È stata dimissionata, non so se proprio dalla Merkel. Farò una ricerca al riguardo. La vicenda diventa ora illuminante e istruttiva.

2. Il testo integrale dell’intervista di Angela Merkel. Il testo si trova in lingua inglese aul Financial Times del 2 gennaio 2006. Ne riporto i tratti per me più significativi. Alla domanda sul come si dovrebbe attuare la “transatlantic relationship” la Merkel risponde esattamente: «At the forthcoming EU-US summit we want to talk about ever-closer economic co-operation. Our economic systems are based on the same values. The EU and the US have sophisticated patent legislation. We have regulatory mechanisms governing our financial markets. We should be looking for ways to keep developing these together at a transatlantic level. We must watch out that we do not drift apart, but instead come closer together, where there are clear advantages for both sides. For example, it causes unnecessary friction for patent rules in the US to be structured differently from those in the EU. I think our economies can save a lot of money and effort, in stock market share offerings, for instance, or in setting technical standards. We face the same tough competition from Asian markets, and from Latin America in the future. We must join forces and co-operate, for instance in the fight for better intellectual property protection in the global market». I due sistemi economici sono basati sugli stessi “valori”. Quali sono? Sarebbe interessante approfondire criticamente questo aspetto. Non ora però. Intanto possono essere o valori di tipo prettamente “economico” oppure prettamente “politico”. Se l’economico possa poi essere diviso con un taglio netto dal politico è un ulteriore aspetto dei problema. Ma ho l’impressione che in fatto di valori Angela Merkel non abbia consapevolezza di ciò che dice. Non dobbiamo immaginarci i politici più intelligenti di quanti non dispongono del loro potere. Probabilmente Bush padre era più intellegente del figlio, quando decise di non impantanarsi oltre nella guerra contro l’Iraq e di lasciare Saddam al suo posto. La Merkel nella sua intervista parla anche della pace in Medio Oriente, ma non esce fuori dalla banalità inconcludente, mentre l’alleanza economica transatlantica costituisce un elemento di novità sul piano geopolitico, per il quale si rinvia al testo integrale dell’intervista.