aprile 07, 2007

Il linguaggio dell’Impero. A Colloquio con Domenico Losurdo

IL LINGUAGGIO DELL’IMPERO
Note e riflessioni in margine
al libro di Domenico Losurdo


Sommario: 1. –

1.
Prologo


Sono appena tornato dalla grande Libreria Feltrinelli sotto casa, una sorta di supermercato del libro, dove ho comprato il volume (p. 323) di Domenico Losurdo: Il Linguaggio dell’Impero. Lessico dell’ideologia americana. Non avrebbe senso aver speso 20 euro se non avessi la seria intenzione di leggere il libro e di leggerlo tutto. Del resto, ho sempre trovato interessanti le cose di Domenico, di cui invidio la prolificità. Io al confronto scrivo molto poco, soprattutto quando si tratta di dare un testo alla stampa. Mi blocca la fissità del testo ormai immodificabile, appena uscito dalla tipografia. Ma non voglio insistere su questi aspetti psicologico. La premessa mi serve solo per dire che il fenomeno blog ha cambiato qualcosa in me. Esistono sempre da Feltrinelli numerosi libri, aggiornatissimi, che in centinaia e centinaia di pagine descrivono la crescita esponenziale ed i nuovi aspetti del fenomeno, che io prendo sul serio e non come una csa da ragazzi e per ragazzi. Di blogs ne ho creato addirittura venti, che per me corrispondono a venti libri che posso continuamente aggiornare e modificare e perfino distruggere. Meno curato di altri è questo blog dedicato alla Geopolitica. Se è meno curato, non significa che mi interessa di meno. Tutt’altro. Un'occasione per curarlo e ristrutturarlo mi è ora data dal libro di Domenico Losurdo, di cui in altri tempi avrei potuto fare una recensione per una delle mie riviste, ma poi restava un discorso morto, se non era un semplice fatto pubblicitario, per fare spesso un piacere all’amico. Adesso invece posso dialogare con il libro e con il suo autore via via che lo leggo in sequenza e lo commento. E tutto ciò addirittura in pubblico. Poco importa che i lettori potenziali siano in genere Quattro. Sono sufficienti per fare un pubblico, un grande pubblico.

Ma veniamo ora al libro, il cui inizio già suona in sintonia con le mie corde. Da modesto o discreto studioso di Carl Schmitt, non posso sopportare la superficialità delle analisi con le quali si è iniziata una guerra sempre più sanguinosa. Non solo. Siamo costretto ad ascoltare nelle nostre case discorsi e talk show uno più idiota dell’altro, che ci vengono irradiati dai mezzi busti televisivi che con le sciocchezze che dicono fanno pure tanti soldi, guadagnando cifre astronomiche. Ciò che mi irrita è la genericità del termine “terrorismo”. Non significa nulla, ma su questo nulla e per questo nulla si è andati in guerra e ci si vuol convincere che dobbiamo accettare questa guerra. Mi sono trovato casualmente in dibattito con delle persone importanti come Gianfranco Fini e Antonio Polito in occasione di un libro di propaganda bellica, scritto da un ebreo filoisraeliano, tal Ottolenghi. In un altro post, ampio, elaborato e non ancora finito, ho trattato di questo argomento: ad esso rinvio, con l'avvertenza a chi volesse leggere, che devo ancora lavorarci sopra. Lo farò quando ne avrò il tempo e la voglia.

Losurdo mi piace perché nel suo libro prende proprio da qui avvio: la definizione del terrorismo, o meglio osserva come la principale argomentazione di quanti hanno voluto la guerra e la propagandano è la lotta al terrorismo. Addirittura, per questa via si è arrivati alla guerra preventiva. Forse molti ricorderanno a questo proposito il coraggio di una donna tedesca, la quale disse che non vi era nessuna differenza fra Hitler e Bush: anche quelle di Hitler erano guerre preventive. Per averlo detto, la coraggiosa signora fu costretta a dare le dimissioni. Il caso è istruttivo. Purtroppo, di ciò che può essere istruttivo si parla sempre poco e ci si dimentica facilmente. Di casi connessi a fatti di sesso (Vallettopoli, Sircana, ecc.) si è invece letteralmente martellati. Divenendo con l'avanzare dell'età sempre più sospettoso, ritengo che la cosa non sia casuale: si devono nascondere le cose serie dietro un cumulo di spazzatura e di notizie frivole e futili. Questo la nostra libertà di stampa e di informazione, che guarda caso è uno dei motivi, dei valori, per i quali dovremmo fare la guerra a popolazione che non godono dei nostri agi. Connessi ad un'insufficiente analisi del terrorismo sono una miriade di giudizi moralistici che vengono invece tranquillamente ignorati quando a compiere le stesse azioni criminose o illegali sono agenti della CIA o di altri servizi segreti. Ovviamente (avverbio abituale in Gianfranco Fini) operano a fin di bene, per la causa giusta, per la libertà e la democrazia, la nostra libertà e democrazia che diventerà anche la loro, dopo che avremo sconfitto il terrorismo. Losurdo non manca di mettere a nudo l’azione della CIA in diversi contesti storici.

(segue)