Raccogliamo in questo post una serie di links e riflessioni su un concetto che ci sta particolarmente a cuore e ci offende nella nostra sensibilità: la pretesa da parte di Israele di commettere ogni sorta di crimine e malefatte e di accusare al tempo stesso di “antisemitismo” quanti ravvisano nella sua prassi la violazione dei più elementari principi di giustizia e di umanità. Vi sarebbe da capire non l’impunità i sé, ma i fondamenti su cui si basa, le reti di complicità, i meccanismi di condizionamento che consentono tanta impunità. Il discorso sarebbe lungo e ci porterebbe assai lontano. Vi è tutta un’ideologia che si è formata dal 1945 ad oggi e che consiste di convergenze diverse fra loro, ma unite in una posizione comune di demonizzazione maniacale di tutto il mondo precedente il 1945. Non siamo certo dei nostalgici, ma riteniamo che la nostra mente non debba avere ostacoli o tabù nella sua possibilità di ripensare tutto il passato storico, che in quanto tale si sottrae alle contingenze della politica e diventa cultura, spirito.
1. C. C. Caprino: «La diplomazia israeliana sotto scacco». – È un limpido articolo per il quale speriamo vivamente che anche il suo autore non debba attirarsi i fulmini della Nuova Inquisizione che emette sentenze di “antisemitismo”. Se saremo più numerosi, allora varrà il principio “mal comune mezzo gaudio”.
2. Richiesta anglo-francese di una commissione indipendente. – Il rapporto Goldstone apre delle breccie nella pretesa di far sorvolare gli alleati su qualunque cosa gli israeliani facciano, magari in nome della loro “sicurezza”.
1. C. C. Caprino: «La diplomazia israeliana sotto scacco». – È un limpido articolo per il quale speriamo vivamente che anche il suo autore non debba attirarsi i fulmini della Nuova Inquisizione che emette sentenze di “antisemitismo”. Se saremo più numerosi, allora varrà il principio “mal comune mezzo gaudio”.
2. Richiesta anglo-francese di una commissione indipendente. – Il rapporto Goldstone apre delle breccie nella pretesa di far sorvolare gli alleati su qualunque cosa gli israeliani facciano, magari in nome della loro “sicurezza”.
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