giugno 08, 2006

I metodi del colonialismo vecchio e nuovo: esportazione della civiltà e della democrazia.

Un libro recente sul colonialismo italiano squarcia i pregiudizi sulla qualità del colonialismo italiano in Africa. Giunti per ultimi, noi italiani ci saremmo comportati molto meglio di inglesi e francesi. Gli americani non entrano nel conto perché loro sono inventori di una forma di dominio diverso da quello europea dell'occupazione coloniale. Per gli americani costituisce un mezzo più efficace lo sfruttamento economico attraversi i marchingegni del commercio e della penetrazione economica. Gli europei si erano fatti "portatori di civiltà", della loro civiltà, evidentemente sovrastimata. Sappiamo come è andata ed il nostro intento non è la ricostruzione storica degli eventi. Vogliamo tentare di ragionare in termini geopolitici, se la geopolitica può essere una scienza. L'analogia è la seguente: ieri il pretesto della civiltà, oggi il pretesto della democrazia e dei diritti umani. La sostanza non cambia: il dominio di uno stato su di u n altro. Francamente non riesco a credere nell'installazione di regimi fantoccio. Anche a voler indire libere elezioni resta il fatto che la nuova classe politica deve il suo insediamento al potere ad una forza straniera che ha debellato il paese che si vuol poi governare sulla base di libere elezioni e di camere rinnovate periodicamente. Si sarà creato un nuovo ceto politico che deve la sua legittimazione ed il suo insediamento a forze straniere che potranno sempre intervenire se i modi della politica escono dai binari prestabiliti. Le costituzioni così create sono delle fotocopie di altri modelli. Noi europei siamo figli di questa situazione politica creatasi nel 1945. Essendo stati infettati dal virus della democrazia, riteniamo che sia bene infettare anche i paesi medioorientali.

Opportunamente Marco Pannella, politico e pensatore da me stimato, risolve oggi questa difficoltà concettuale distinguendo fra "esportazione" della democrazia, che non può non significare quanto sopra detto e "rimozione" di tutti quegli ostacoli che impediscono lo sviluppo di forme spontanee ed originali, autoctone di democrazie. Si tratta di una distinzione importante che tenta di "rimuovere" i sospetti di carità pelosa che mobiliterebbe risorse e mezzi imponenti per la bella faccia di popolazioni lontane quando gli stessi governi non riescono a risolvere i problemi della povertà al loro interno o anche a realizzare autentici spazi di libertà: le farse elettorali delle democrazie occidentali sono largamente influenzate dal voto di scambio e da altri vizi che compromettono l'idea stessa di democrazia. Il modello che si pretende di esportare è già dubbio e problematico nel luogo stesso di produzione.

Detto ciò, non è nostra intenzione difendere la tirannia ovvero la mortificazione della dignità umana nei luoghi disparati del mondo. Assolutamente no. E' invece nostro convincimento che l'uomo non può essere libero se non vuole essere libero. Crediamo che ogni popolo abbia un suo proprio cammino da percorrere. La pace è il principale aiuto che si loro recare. L'uomo è capace di invenzione. Nella capacità di ogni popolo di risolvere i suoi problemi vi è anche una speranza di progresso per tutta l'umanità. Non pare auspicabile l'idea di uno Stato mondiale che imponga a tutti le stesse soluzioni, ma pare preferibile un concerto di popoli che cerchino la pace e soluzioni diversi a problemi diversi.

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