§ 1a/1922 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1922, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo, in una duplice modalità di lettura, descritta all’inizio della serie, ora semplificata.
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1922, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo, in una duplice modalità di lettura, descritta all’inizio della serie, ora semplificata.
Le rivendicazioni della Delegazione araba palestinese
da: Oriente Moderno,
A. I, Nr. 8, p. 476-77
15 gennaio 1922
A. I, Nr. 8, p. 476-77
15 gennaio 1922
Le rivendicazioni della Delegazione araba palestinese (1). - La Delegazione le espone in una lettera al Times. Comincia col dichiarare che gli Arabi di Palestina non sono nomadi primitivi, ma cittadini pacifici e desiderosi di progresso. Essi non erano nemici degli Ebrei, con cui sempre vissero in pace prima della Dichiarazione Balfour, che, inaugurando una politica ebraica aggressiva, li obbligò a difendersi.
Durante la guerra, per ottenere l’appoggio dello Sceriffo (ora Re) Husein, l’Inghilterra, nell’ottobre del 1915, gli promise per mezzo di Sir Henry Mac Mahon, allora Alto Commissario in Egitto, di riconoscere e sostenere l’indipendenza degli Arabi entro i confini proposti dallo Sceriffo [cioè entro la linea: Mersina, Adana, 37° parallelo, confine persiano fino al Golfo Persico, Oceano Indiano (Aden esclusa), Mar Rosso, Mediterraneo fino a Mersina], confini che comprendono anche la Palestina. Mr. Churchill, Ministro delle Colonie, il giorno 14 giugno 1921, alla Camera dei Comuni, confermò tali promesse di «ricostituzione della nazione araba e, per quanto sarà possibile, restaurazione dell’influenza e dell’autorità arabe nelle provincie conquistate». La Dichiarazione Balfour [del 2 novembre 1917], venuta due anni dopo i predetti impegni del 1915, è con loro in aperta contraddizione: come conciliare la sede nazionale ebraica con la restaurazione dell’influenza e dell’autorità arabe? Che gli Arabi abbiano mantenuto le loro promesse è cosa che fu riconosciuta da Lloyd George nel settembre 1919, quando dichiarò che «le truppe arabe hanno mantenuto gl’impegni presi con l’Inghilterra, e noi manterremo i nostri». Anche nell’ottobre 1918 Allenby [allora governatore di Gerusalemme] dichiarò in un proclama ai Palestinesi che nessuna decisione si sarebbe presa sulla futura costituzione del paese, senza consultare i loro desiderii. La politica della «sede nazionale ebraica» fu invece applicata senza mai consultare gli Arabi; e quando, lo scorso agosto, la Delegazione Palestinese domandò di conferire con Balfour per farsi spiegare il significato di «sede nazionale» egli rispose semplicemente: «Ho avuto di recente l’onore e il piacere di intrattenermi intorno alla Palestina col Dott. Weizmann a Londra», come se Weizmann fosse l’unico interessato!
Ci si obbietta che il Governo inglese deve mantenere le promesse fatte ai Sionisti. Ma quelle fatte, precedentemente, agli Arabi, non sono forse altrettanto valide?
La lettera termina citando dichiarazioni di Weizmann che la Palestina deve diventare un paese ebraico «come e quanto l’Inghilterra è inglese»; invoca dal Governo britannico un’interpretazione della Dichiarazione Balfour che valga a chiarirne il preciso significato; ed espone i desideri degli Arabi, che sono i seguenti: 1° Governo palestinese nazionale, responsabile verso un Parlamento eletto dagli abitanti che vivevano in Palestina prima della guerra. 2° Abolizione dell’attuale politica sionista, e controllo dell’immigrazione da parte del Governo Nazionale. 3° Tutti i Luoghi Santi siano affidati senza restrizioni ai loro attuali custodi, essendo vietato al Parlamento nazionale e ad ogni altra autorità di portarvi cambiamenti. 4° Formazione di una gendarmeria locale per servizi di polizia, a spese del Governo Palestinese.
La lettera è firmata dal presidente della Delegazione, Musa Kazim Pascià al-Huseini, e dal Segretario Shibli Giamal. (Times, 19-12-1921).
La Delegazione ha pubblicato il proprio programma ufficiale in un opuscolo inglese intitolato The Holy Land. The Moslem-Christian Case against Zionist Aggression. Official Statement by the Palestine Arab Delegation. Nov. 1921, ove le idee suesposte vengono maggiormente sviluppate e documentate.
(1) Cfr. Oriente Moderno, fasc. 3°, pp. 159-160; fasc. 4°, pp. 222-224; fasc. 5°, p. 290; fasc. 6°, pp. 364-365. Inoltre si veda qui sotto la la notizia: «Le relazioni fra Arabi e Sionisti».
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Altri periodici del 1922. - Navigazione: Indice delle Fonti e Repertori: Cronologia - Analitico. - Forum: «Tribuna di “Civium Libertas”». - Societas: «Civium Libertas».
Ci si obbietta che il Governo inglese deve mantenere le promesse fatte ai Sionisti. Ma quelle fatte, precedentemente, agli Arabi, non sono forse altrettanto valide?
La lettera termina citando dichiarazioni di Weizmann che la Palestina deve diventare un paese ebraico «come e quanto l’Inghilterra è inglese»; invoca dal Governo britannico un’interpretazione della Dichiarazione Balfour che valga a chiarirne il preciso significato; ed espone i desideri degli Arabi, che sono i seguenti: 1° Governo palestinese nazionale, responsabile verso un Parlamento eletto dagli abitanti che vivevano in Palestina prima della guerra. 2° Abolizione dell’attuale politica sionista, e controllo dell’immigrazione da parte del Governo Nazionale. 3° Tutti i Luoghi Santi siano affidati senza restrizioni ai loro attuali custodi, essendo vietato al Parlamento nazionale e ad ogni altra autorità di portarvi cambiamenti. 4° Formazione di una gendarmeria locale per servizi di polizia, a spese del Governo Palestinese.
La lettera è firmata dal presidente della Delegazione, Musa Kazim Pascià al-Huseini, e dal Segretario Shibli Giamal. (Times, 19-12-1921).
La Delegazione ha pubblicato il proprio programma ufficiale in un opuscolo inglese intitolato The Holy Land. The Moslem-Christian Case against Zionist Aggression. Official Statement by the Palestine Arab Delegation. Nov. 1921, ove le idee suesposte vengono maggiormente sviluppate e documentate.
(1) Cfr. Oriente Moderno, fasc. 3°, pp. 159-160; fasc. 4°, pp. 222-224; fasc. 5°, p. 290; fasc. 6°, pp. 364-365. Inoltre si veda qui sotto la la notizia: «Le relazioni fra Arabi e Sionisti».
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