§ 50a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.
La necessità di ratificare il mandato per la Palestina
La necessità di ratificare il mandato per la Palestina (1). - Il Palestine insiste sulla necessità che il mandato per la Palestina sia al più presto ratificato dalla Lega delle Nazioni. Il periodico osserva che Lord Robert Cecil nello scorso mese ha sottoposto all’Assemblea una risoluzione che esprimeva rincrescimento per il ritardo nella ratifica dei mandati, e mentre affermava non doversi dare alcun biasimo al Concilio per tale ritardo, pure credeva che fosse necessario procedere subito alla definizione dei mandati stessi. M. Bourgeois si oppose alla risoluzione, per due motivi principali. Anzitutto fra le Potenze e gli Stati Uniti pendono alcune questioni riguardanti i mandati, che dovevano venir risolte prima. E, in secondo luogo, egli oppose che, siccome l’amministrazione attuale dei territori sottoposti a mandato è in accordo con i principi dei mandati, il ritardo non era in alcun modo pregiudizievole agli interessi delle popolazioni. Con tutto il rispetto per il Bourgeois non si può convenire nè che il ritardo non arrechi alcun danno, nè che le discussioni ora in corso con gli Stati Uniti costituiscano un ostacolo alla ratifica.
Sembra invece che questo ritardo sia di incoraggiamento agli Arabi nel perseverare in un’agitazione che impedisce lo sviluppo della Palestina. Sino a quando vi sarà il minimo dubbio circa la ratificazione del mandato gli Arabi saranno, in fondo, giustificati se tentano di annullarlo. Indubbiamente i moti arabi, accompagnati, come furono, da violenza, sono una specie di ribellione alla Potenza mandataria; ma vi è una grande differenza fra una resistenza sediziosa a un mandato che è ancora senza base legale, e la resistenza ad un mandato che è ratificato ed è diventato parte del corpo generale delle leggi internazionali.
Un altro danno prodotto dal ritardo è che, quantunque lo spirito che guida l’Amministrazione sia d’accordo con i principi del mandato, è ancora possibile a quei funzionari del Governo che lo disapprovano di opporre per es. provvedimenti positivi, come quelli concernenti la posizione dell’Organizzazione sionista in Palestina. Finalmente, questo ritardo rende l’impiego del capitale meno pronto di quello che sarebbe altrimenti, e va a vanto del Governo inglese se questo non mette alcun ostacolo alla revisione della sua amministrazione da parte della Lega. Ma ciò, sebbene valga a dimostrare ancora una volta la completa bona fides del Governo inglese, non rimuove le obiezioni alla attuale posizione del mandato.
Molto poco si conosce in Inghilterra delle critiche del Governo degli Stati Uniti riguardo al mandato. L’America non fa obiezioni per la questione sionista o alle idee fondamentali del mandato. Nè si intende di fare questioni sui mandati «A» e «B» (nella quale ultima categoria è la Palestina) alla Conferenza di Washington. Quello che interessa molto l’America è che vi siano nel mandato dei provvedimenti per la protezione degli interessi commerciali americani e per l’uguaglianza delle possibilità commerciali o «porta aperta» al commercio. Sembrerebbe non esservi nessuna ragione perché il mandato non debba venir ratificato nella sua presente forma, con l’accordo espresso che tutte le aggiunte, eventualmente proposte dagli Stati Uniti, una volta approvate possano essere unite al mandato posteriormente.
In quanto al principio della «porta aperta» sostenuto dall’America per la Palestina, crediamo di intendere non altro che la Potenza mandataria non debba usare la sua posizione per dare la preferenza alle merci provenienti dal proprio paese. Esso non impedirebbe al mandatario di proteggere le industrie nascenti del paese mediante una tariffa, se tale misura sembrasse opportuna, nè dovrebbe essere mantenuto in vigore oltre la durata del mandato. Se, per esempio, la Palestina fosse capace di fare a meno della protezione del mandatario e raggiungesse una forma di governo completa e responsabile, essa non sarebbe legata da alcun impegno circa la libertà di commercio, ma sarebbe perfettamente libera di fissare la sua politica fiscale come meglio le converrebbe. Inoltre il principio per il quale l’America combatte si applicherebbe non soltanto alla Palestina, ma anche ad altri territori sotto mandato come la Siria e la Mesopotamia. La Palestina può avere un grande avvenire commerciale, come punto di congiungimento delle comunicazioni; e il vantaggio della sua posizione geografica sarebbe grandemente accresciuto da un sistema che eviterebbe, per quanto è possibile, le barriere artificiali della protezione: Vi possono essere delle obiezioni che a noi non sono occorse; ma per quel che si può vedere da adesso, gli interessi della Palestina, e, anzi, dell’intero Medio Oriente sarebbero avvantaggiati dal successo delle proposte americane.
Ma non vi è ragione perché il resto del mandato debba aspettare finchè questa questione sia risolta. Il mandato sia dunque ratificato nella sua forma attuale; il progetto americano potrà essere aggiunto più tardi, se approvato. (Palestine di Londra, 15-10-1921).
(1) In questo articolo non si fa cenno delle modifiche apportate dall’Inghilterra allo schema di trattato, vedi sopra, p. 337-340. - M. G.
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Altri periodici del 1921. - Navigazione: Indice delle Fonti e Repertori: Cronologia - Analitico. - Forum: «Tribuna di “Civium Libertas”». - Societas: «Civium Libertas».***
da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 6, p. 363-64
Anno I, Nr. 6, p. 363-64
15 novembre 1921.
La necessità di ratificare il mandato per la Palestina (1). - Il Palestine insiste sulla necessità che il mandato per la Palestina sia al più presto ratificato dalla Lega delle Nazioni. Il periodico osserva che Lord Robert Cecil nello scorso mese ha sottoposto all’Assemblea una risoluzione che esprimeva rincrescimento per il ritardo nella ratifica dei mandati, e mentre affermava non doversi dare alcun biasimo al Concilio per tale ritardo, pure credeva che fosse necessario procedere subito alla definizione dei mandati stessi. M. Bourgeois si oppose alla risoluzione, per due motivi principali. Anzitutto fra le Potenze e gli Stati Uniti pendono alcune questioni riguardanti i mandati, che dovevano venir risolte prima. E, in secondo luogo, egli oppose che, siccome l’amministrazione attuale dei territori sottoposti a mandato è in accordo con i principi dei mandati, il ritardo non era in alcun modo pregiudizievole agli interessi delle popolazioni. Con tutto il rispetto per il Bourgeois non si può convenire nè che il ritardo non arrechi alcun danno, nè che le discussioni ora in corso con gli Stati Uniti costituiscano un ostacolo alla ratifica.
Sembra invece che questo ritardo sia di incoraggiamento agli Arabi nel perseverare in un’agitazione che impedisce lo sviluppo della Palestina. Sino a quando vi sarà il minimo dubbio circa la ratificazione del mandato gli Arabi saranno, in fondo, giustificati se tentano di annullarlo. Indubbiamente i moti arabi, accompagnati, come furono, da violenza, sono una specie di ribellione alla Potenza mandataria; ma vi è una grande differenza fra una resistenza sediziosa a un mandato che è ancora senza base legale, e la resistenza ad un mandato che è ratificato ed è diventato parte del corpo generale delle leggi internazionali.
Un altro danno prodotto dal ritardo è che, quantunque lo spirito che guida l’Amministrazione sia d’accordo con i principi del mandato, è ancora possibile a quei funzionari del Governo che lo disapprovano di opporre per es. provvedimenti positivi, come quelli concernenti la posizione dell’Organizzazione sionista in Palestina. Finalmente, questo ritardo rende l’impiego del capitale meno pronto di quello che sarebbe altrimenti, e va a vanto del Governo inglese se questo non mette alcun ostacolo alla revisione della sua amministrazione da parte della Lega. Ma ciò, sebbene valga a dimostrare ancora una volta la completa bona fides del Governo inglese, non rimuove le obiezioni alla attuale posizione del mandato.
Molto poco si conosce in Inghilterra delle critiche del Governo degli Stati Uniti riguardo al mandato. L’America non fa obiezioni per la questione sionista o alle idee fondamentali del mandato. Nè si intende di fare questioni sui mandati «A» e «B» (nella quale ultima categoria è la Palestina) alla Conferenza di Washington. Quello che interessa molto l’America è che vi siano nel mandato dei provvedimenti per la protezione degli interessi commerciali americani e per l’uguaglianza delle possibilità commerciali o «porta aperta» al commercio. Sembrerebbe non esservi nessuna ragione perché il mandato non debba venir ratificato nella sua presente forma, con l’accordo espresso che tutte le aggiunte, eventualmente proposte dagli Stati Uniti, una volta approvate possano essere unite al mandato posteriormente.
In quanto al principio della «porta aperta» sostenuto dall’America per la Palestina, crediamo di intendere non altro che la Potenza mandataria non debba usare la sua posizione per dare la preferenza alle merci provenienti dal proprio paese. Esso non impedirebbe al mandatario di proteggere le industrie nascenti del paese mediante una tariffa, se tale misura sembrasse opportuna, nè dovrebbe essere mantenuto in vigore oltre la durata del mandato. Se, per esempio, la Palestina fosse capace di fare a meno della protezione del mandatario e raggiungesse una forma di governo completa e responsabile, essa non sarebbe legata da alcun impegno circa la libertà di commercio, ma sarebbe perfettamente libera di fissare la sua politica fiscale come meglio le converrebbe. Inoltre il principio per il quale l’America combatte si applicherebbe non soltanto alla Palestina, ma anche ad altri territori sotto mandato come la Siria e la Mesopotamia. La Palestina può avere un grande avvenire commerciale, come punto di congiungimento delle comunicazioni; e il vantaggio della sua posizione geografica sarebbe grandemente accresciuto da un sistema che eviterebbe, per quanto è possibile, le barriere artificiali della protezione: Vi possono essere delle obiezioni che a noi non sono occorse; ma per quel che si può vedere da adesso, gli interessi della Palestina, e, anzi, dell’intero Medio Oriente sarebbero avvantaggiati dal successo delle proposte americane.
Ma non vi è ragione perché il resto del mandato debba aspettare finchè questa questione sia risolta. Il mandato sia dunque ratificato nella sua forma attuale; il progetto americano potrà essere aggiunto più tardi, se approvato. (Palestine di Londra, 15-10-1921).
(1) In questo articolo non si fa cenno delle modifiche apportate dall’Inghilterra allo schema di trattato, vedi sopra, p. 337-340. - M. G.
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