novembre 20, 2010

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Da «L’Osservatore Romano» cronache dell’anno 1921. § 1e: Insediamenti turistici sul Monte Carmelo.

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Alla lettura dell’«Osservatore Romano», anno 1921, in modalità verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale delle “Cronache”, diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.

Top c. 1e§ 1e. § 2e

Il mandato britannico per la Palestina

da: L’Osservatore Romano,
Anno LXI, Nr. 45, p. 1
Mercoledi, 23 febbraio 1921

LONDRA, 21. – Una nota ufficiosa dice che il mandato britannico per la Palestina sarà attuato sulla base di un ampio diritto di libertà per quanto riguarda le questioni religiose, libertà che verrà estesa anche alla creazione di istituti di educazione, senza nessuna restrizione, nemmeno per quanto riguarda gli ex-nemici.

Sionismo e Palestina:
insediamenti turistici sul Monte Carmelo

da: L’Osservatore Romano,
Anno LXI, Nr. 47, p. 1
25 febbraio 1921, Venerdi

SIONISMO E PALESTINA

(Nostra Corrispondenza). PARIGI, 20 febbraio. Il nuovo Ministero si preoccupa delle concrete condizioni create in Palestina dalla politica orientale dell’Intesa e sopratutto dal movimento Sionista. Una frase attribuita a Mr. Briand circa la proprietà morale dei Luoghi Santi che il Capo del Governo ha ricordato appartenere alla Francia o più precisamente che la Francia non intende lasciar decadere, è assai commentata in questi circoli politici come indice di una più risoluta attività francese nelle cose di Terra Santa.

Più volte notammo la particolare sensibilità nazionale francese per ciò che or viene sulle rive del Giordano, nel cuore cioè e nel centro di ogni effettiva influenza cattolica nell’Oriente; il Sionismo, nella sua febbrile forza di penetrazione ed organizzazione è sempre apparso la minaccia più grave agli interessi religiosi e francesi. E quindi nessuna meraviglia che le presunte o reali intenzioni del Governo, per una più energica politica, siano dovunque, e una volta ancora sovra ogni opinione religiosa o di parte, salutate con simpatia.

Oggi è sopratutto oggetto di commenti un oggetto singolare dell’attività sionistica: quella cioè che rivela tutto un piano di risorgimento commerciale per la Palestina, atto a distrarre o a deviare l’interesse del mondo cristiano pei Luoghi Santi, che finirebbero per divenire un vero anacronismo, in una nuova terra promessa, di ritrovi cosmopoliti, nè pii, nè eruditi, bensì atti a rivaleggiare e forse a supeerare i più rinomati centri di divertimenti lussuosi del mondo.

Infatti il giornale Al Bascir, reca in uno dei suoi ultimi numeri questa notizia:
«Un giornale ebreo di Palestina reca che una grande società si è costituita colà con lo scopo di preparare in alcune parti del paese, e nominatamente sul Carmelo luoghi di villeggiatura, largamente provveduti dei più raffinati mezzi di comodità e di lusso. Con questo mezzo la società conta di attirare gli Egiziani i quali fino adesso villeggiavano parte nel Libano, parte in Europa. Secondo alcun, questi soggiorni estivi faranno concorrenza al Libano sia per la maggiore vicinanza che hanno con l’Egitto, sia perchè i promotori sono disposti ad adoperarsi con ogni impegno per arricchirli di comodi e di mezzi di divertimento. I gravi disagi che l’estate scorsa incontrarono i villeggianti affluiti nel Libano, disagi dovuti principalmente alle difficoltà di trasporto e di comunicazione, fanno sperare agli imprenditori della suddetta opera un lusinghiero successo».
Queste notizie di sapore cosi commerciale da render palese, fin d’ora, la concorrenza al Libano, e non pei soli gaudenti egiziani, sembrano a molti, non soltanto l’indice delle tendenze di razza, ma ancora di quelle anticristiane del sionismo.

Che solo il culto delle memorie, la nostalgia della terra dei Padri, animasse il movimento sionista e determinasse una più o meno spontanea e numerosa migrazione ebrea in Palestina, nessuno o ben pochi lo credettero, malgrado il lirismo di certi uomini, di certi comitati e giornali. Ma sarebbe forse altrettanta ingenuità credere che i Sionisti, prima forse delle memorie e della patria nostalgla, pensassero esclusivamente ad uno sfruttamento economico di tutto ciò che la Palestina può offrire all’uopo.

Il proposito di unire allo splendore del cielo, alla inarrivata bellezza dei panorami, alla salubrità dell’aria e fertilità del suolo «i più raffinati mezzi di comodità, di lusso, di divertimento» non proviene soltanto dall’abile calcolo di non attendere il risultato delle riforme agricole, delle vaste irrigazioni, delle ricche piantagioni ideate nelle terre tolte o da togliersi ai cristiani e agli arabi; e frattanto dar mano a qualche cosa di non meno redditizio ma più facile e sollecito. Bensì tale proposito si congiunge almeno ad un piano morale e politico di opposizione alle grandi memorie e tradizioni cristiane di una terra, che esse consacrano al culto di un’intera civiltà, e che se non saranno sopraffatte e distrutte, ogni potenza materiale della nuova importazione sionistica, sarà vana, e l’ebreo resterà straniero in Palestina non desiderato dall’indigeno, mal tollerato da chiunque o per religione o per coltura vi converrà d’ogni parte del mondo. Convertire la Terra Santa o almeno i luoghi più celebri nelle vie più frequentate dagli stranieri in soggiorni di bagordi internazionali, non è, a chi ben osserva, un piano sbagliato ai due scopi: il guadagno e la scristianizzazione della culla del cristianesimo, per ciò che essa è e rappresenta al cuore ed alla mente della cristianità.
§ 2e
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WEBGRAFIA. –

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Commento critico

Se si vanno a confrontare le preoccupazioni qui espresse per il carattere religioso dei Luoghi Santi con determinati testi della propaganda sionista in lingua italiana, di cui intenzionalmente non diamo il link, troviamo ciò che nel 1921 sarebbe parso incredibile. Oggi lo stato di Israele, e la sua capitale Tel Aviv, viene indicato come il paradiso di tutti gli omosessuali della terra. Senza qui chiaramente voler molestare la numerosa popolazione gay del globo terrestre, è tuttavia lecito rilevare che in tutte le tre religioni monoteiste, credo anche l’ebraismo, almeno quello tradizionale dell’Antico Testamento, l’omosessualità non è vista con favore. Può darsi che un Concilio Vaticano III andrà ad innovare in materia, ma al momento, pur non essendo fortunatamente previste sanzioni penali di nessun genere, l’omosessualità non è una pratica sessuale raccomandata, anzi è vivamente sconsigliata e perfino teologicamente condannata. Se ne può dunque evincere la fondatezza delle preoccupazioni meramente religiose espresse in questo testo vaticano del 1921.

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