giugno 27, 2010

La questione sionista e il Vicino Oriente. Da Oriente Moderno del 1921. § 10a: Allocuzione Pontificia intorno alla Palestina e al Sionismo

§ 10a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.


§ 10a

c. 10a §§ 9a 11a

Allocuzione Pontificia
intorno alla Palestina e al Sionismo

da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 2,
15 luglio 1921, p. 81-82

La mattina del 13 giugno 1921 S. S. Benedetto XV tenne la seguente allocuzione ai Cardinali riuniti in concistoro segreto, pubblicata in quello stesso giorno dall’Osservatore Romano. [Per la traduzione ufficiale del testo e relativo commento si veda qui].

Traduzione ufficiale del testo latino
(Fonte)

Venerabili Fratelli.

Per la seconda volta nel corso di quest’anno vi abbiamo oggi riuniti intorno a Noi per due motivi: per completare il vostro illustrissimo Collegio e per provvedere in forma solenne ad assegnare nuovi Pastori alle Chiese che ne sono state private. Ma prima di procedere a quanto programmato, desideriamo, secondo l’antica consuetudine, intrattenervi su alcuni importanti affari che riguardano il governo della Chiesa Cattolica.

Ricorderete certamente che in questa stessa sede il 10 Marzo 1919 Noi Ci mostrammo assai preoccupati della piega che prendevano gli avvenimenti, dopo la guerra, in Palestina; in una terra tanto cara a Noi e ad ogni cuore cristiano, perché consacrata dallo stesso Redentore Divino nella sua vita mortale. Se non che, lungi dal diminuire, quella Nostra apprensione si va purtroppo ogni giorno aggravando.

Infatti, se Noi allora lamentavamo l’opera nefasta svolta colà dalle sette acattoliche che pur sogliono gloriarsi del nome di cristiane, anche adesso dobbiamo alzare lo stesso lamento nel vedere che esse, provviste, come sono, abbondantemente di mezzi, proseguono la loro opera sempre più attiva, profittando abilmente della immensa miseria in cui quegli abitanti piombarono in seguito alla immane guerra. Da parte Nostra, quantunque non abbiamo tralasciato di soccorrere le stremate popolazioni Palestinesi, dando nuovo impulso o vita a varie istituzioni di beneficenza (il che continueremo a fare finché Ci basteranno le forze), tuttavia non possiamo recare un soccorso adeguato ai bisogni, specialmente per il motivo che con i mezzi messi a Nostra disposizione dalla Divina Provvidenza dobbiamo anche rispondere alle grida di dolore che da ogni parte si levano per chiedere aiuto alla Sede Apostolica. Conseguentemente siamo costretti ad assistere con grande pena alla progressiva rovina spirituale di anime a Noi così care e per la cui salvezza lavorarono tanti uomini di zelo apostolico, primi fra tutti i figli del serafico Patriarca d’Assisi.

Inoltre, quando i cristiani, per mezzo delle truppe alleate ritornarono in possesso dei Luoghi Santi, Noi ben di cuore Ci unimmo alla generale esultanza dei buoni; ma quella Nostra letizia non era disgiunta dal timore, espresso nella citata Allocuzione concistoriale, che cioè, in seguito a così magnifico e lieto avvenimento, gli israeliti venissero a trovarsi in Palestina in una posizione di preponderanza e di privilegio. L’odierna realtà documenta che quel timore era giustificato. Infatti, nella Terra Santa la condizione dei cristiani non solo non è migliorata, ma anzi è peggiorata a seguito delle nuove leggi e degli ordinamenti colà stabiliti, i quali mirano — non diciamo per volontà dei legislatori, ma certamente nei fatti — a scacciare la cristianità dalle posizioni che ha finora occupate, per sostituirvi gli ebrei. Né possiamo inoltre non deplorare il lavoro intenso che molti fanno per togliere il carattere sacro ai Luoghi Santi, trasformandoli in ritrovi di piacere con tutte le attrattive della mondanità: il che, se è dappertutto riprovevole, molto più lo è dove s’incontrano ad ogni passo le più auguste memorie della Religione.

Ma poiché la condizione della Palestina non è stata ancora definitivamente regolata, Noi fin d’ora leviamo la Nostra voce affinché, quando sarà giunto il tempo di darle un assetto stabile, siano assicurati alla Chiesa Cattolica e a tutti i cristiani i loro diritti inalienabili. Noi non vogliamo certamente che siano menomati i diritti del mondo ebraico; intendiamo però che essi non si debbano in alcun modo sovrapporre ai sacrosanti diritti dei cristiani. E a questo scopo esortiamo caldamente tutti i Governi delle Nazioni cristiane, anche non cattoliche, a vigilare e ad insistere presso la Società delle Nazioni, che, come si dice, dovrà prendere in esame il regolamento del mandato Inglese in Palestina.

Che, se dalla Terra Santa volgiamo lo sguardo all’Europa, anche qui si presenta ai Nostri occhi un’immane quantità di dispiaceri. Gli ultimi avvenimenti, come voi ben sapete, Venerabili Fratelli, hanno purtroppo dimostrato che i dissensi e le competizioni tra i popoli non sono ancora cessati, e che, se è quasi estinto l’incendio della guerra, tuttavia perdura ancora lo spirito bellicoso. Pertanto, rinnovando ancora una volta il Nostro vivissimo appello a tutti i Capi di governo di buona volontà, chiediamo che, per loro consiglio e impulso, i popoli depongano a vicenda, per il bene comune, le reciproche avversioni e risolvano, discutendo con spirito di giustizia e di carità, le controversie che sono ancora pendenti fra loro. E in tal modo venga finalmente assicurata alla travagliata Europa la pace da tanto tempo sospirata.

Tuttavia, pur in mezzo a tante preoccupazioni, il Signore Gesù ha voluto benevolmente riservare alla sua Sposa, la Chiesa, e al suo Vicario in terra qualche motivo di consolazione e di conforto. Voi lo avete veduto: appena finito l’immane conflitto, quasi tutte le Nazioni civili che non mantenevano rapporti diplomatici con Noi si affrettarono, di loro spontanea volontà, a esporCi il desiderio di averne, ben persuase che ne avrebbero ricavato molteplici vantaggi. Noi pertanto, fedeli alle tradizioni di questa Sede Apostolica e conformandoCi alla dottrina cattolica che propugna l’armonia dei due poteri per il bene comune dello Stato e della Chiesa, accogliemmo ben volentieri tali desideri, senza però compromettere alcuno di quei princìpi che sono per Noi inviolabili. La stessa Francia, che da ben sedici anni si era ufficialmente staccata dall’amplesso della Madre, ha voluto riprendere presso il Vicario di Gesù Cristo quel posto che già occupava da secoli; e il suo ritorno ha recato a Noi e a tutti i buoni tanta soddisfazione, quanta amarezza aveva procurato il suo allontanamento. Così quello che, data la perversità dei tempi, pareva poc’anzi difficilissimo ad avverarsi, ora, grazie alla Divina Provvidenza, è un fatto compiuto; cioè — qualora una triste condizione di cose non ostacoli la necessaria libertà e indipendenza del Romano Pontefice — quasi tutti gli Stati civili del mondo potranno avere rapporti diplomatici con questa Sede Apostolica; e Noi innalziamo a Dio fervidi voti affinché questa mutua cooperazione sia di fatto, come dovrebbe essere di diritto, sorgente di ogni salutare prosperità per la Chiesa e per i singoli Stati.

b) Commenti all'allocuzione papale (a p. 90 dello stesso fascicolo). – L’Israel, settimanale israelitico romano, commenta senza asprezza l’allocuzione papale. Troviamo infondata l’affermazione che agli Ebrei siano stati concessi privilegi e che essi si trovino in una posizione di preponderanza; nega ch’essi vogliano soppiantare i Cristiani e gli Arabi: nulla, nel mandato e negli ordinamenti civili della Palestina, giustifica queste accuse. Gli Ebrei sono rispettosi dei diritti cristiani e musulmani e non vedono ostacoli a un’intesa.

«L’allocuzione papale, nella sua sostanza, potrebbe essere sottoscritta anche da noi ..... Ciò che ci divide è questo: che, pur riconoscendo tutti i diritti degli altri abitanti, noi non possiamo non considerare la Palestina come paese che deve e può senza alcun loro danno, ma anzi con loro vantaggio, divenire la sede nazionale ebraica». «Dal problema ebraico è bene eliminare le ombre che vi può gettare il confitto anglo-francese, e i sospetti che in alcuni ha suscitato la politica britannica».

Il Sionismo non è alleato dell’Inghilterra e non dovrebbe appoggiarsi su questo o quello Stato; esso deve appellarsi allaLega delle Nazioni, cui, secondo il Trattato di Sèvres e il mandato palestinese, spetta decidere l’ordinamento dei Luoghi Santi. «Giustamente dunque il Papa si rivolse alla Società delle Nazioni, dalla quale anche noi attenderemmo, se non fosse troppo ingenuo, un definitivo atto che chiudesse le nostre ansiose aspettative».

L’articolo termina deplorando che qualche giornale italiano [2] abbia commentato l’allocuzione in modo piuttosto ostile al Sionismo. (Israel, 23-6-1921).
V. d. B.

Il resto dell’allocuzione riguarda altra materia. È opportuno rilevare che (contrariamente ai commenti di parte della stampa) l’allusione alla profanazione di luoghi santi non si riferisce ai progetti edilizi per Gerusalemme, bensì alla società sionista del «Carmelo» sorta per trasformare in luogo di ritrovi mondani e di villeggiatura elegante il monte Carmelo (prospiciente il mare presso Caiffa), caro alla tradizione cristiana medioevale e luogo d’origine dell’ordine dei Carmelitani.

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* * *

WEBGRAFIA. – Sul settimanale, già sionista, Israel, di cui sopra, fondato nel 1915 e fusione di due precedenti periodici sionisti, abbiamo trovato questa scheda di fonte sionista. –

COMMENTO E NOTE CRITICHE
al § 10

Anche noi di questo Blog saremmo ingenui oltre che ignoranti se ci dimenticassimo che leggiamo i testi sopra riportati quasi 90 anni dopo. Quale sia stato il risultato dell’immigrazione ebraica, a tutto scapito dei palestinesi, lo vediamo ancora ai nostri giorni. Il sionismo e la Dichiarazione Balfour – cui si appellano i sionisti italiani del 1921 – vengono ancora prima della creazione della Società delle Nazioni, dove la Israel Lobby era fin da allora attiva – e da chissà quanto tempo prima – con una incredibile capacità di concertazione, di pressione, di corruzione, già rilevata nelle letteratura antisionista dell’epoca. Che il fine del sionismo fosse già allora non l’utile degli arabi palestinesi, ma la loro completa estromissione dalle loro terre è cosa che vedremo nei 90 anni successivi: era già incominciata fin dal primo insediamento sionista, che andò a turbare quell’armonia che era fino ad allora esistita fra i palestinesi, autoctoni da migliaia di anni ininterrotti, e le comunità ebraiche residenti. Fra queste quella dei Neturei Karta, il cui insediamente in Palestina risale agli inizi del XIX secoli. I Neturei Karta erano già dal 1881 ostili al sionismo, di cui avevano colto la natura.

NOTE

[1] Sul settimanale israelitico romano, Israel, scriveva in quegli anni Enzo Sereni, marito di quella Ada Sereni, il cui nome ci è ora nota dal libro di Erich Salerno, Mossad Base Italia, dove si apprende come la Sereni fu in Italia il principale riferimento del Mossad e della politica sionista. Se ci sarà possibile, faremo lo sfoglio delle annate di Israel di quegli anni e ne riporteremo copia. Il settimanale romane Israele, fondato nel 1915, nasceva dalla fusione di due precedenti testate: Il Corriere Israelitico di Trieste, fondato nel 1862 da Abraham Vita Morpurgo, e la Rivista Israelitica, fondata nel 1904 da Margulies.

[2] Non è dato sapere quale sia questo giornale, ma faremo delle ricerche ovvero invitiamo i Lettori a farle loro. Potrebbe essere interessante conoscere cosa ha detto esattamente il testo cui si allude. Sarebbe pessimo metodo lasciarsi fuorviare dal tono sbrigativo di un testo che ha già tutti i connotati di un sionismo che si verrà accentuando negli anni e che sarà forse la vera causa delle leggi razziali.

A. C.

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