giugno 28, 2010

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Tratte da “Oriente Moderno” cronache dell’anno 1921. § 23a: Il Sionismo e l’opinione pubblica inglese.

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La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.


§ 23a

c. 23a §§ 22a24a

Il Sionismo e l’opinione pubblica inglese

da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 4,
15 settembre 1921, p. 221-222

Il Sionismo e l’opinione pubblica inglese. – Il settimanale inglese Palestine è organo del British Palestine Committee. Il suo programma che mira «a risuscitare le antiche glorie della Nazione ebraica nella libertà di un nuovo “Dominion” inglese in Palestina» (si cfr. Oriente Moderno, fasc. 2°, p. 93, col. I) spiega il seguente articolo, con cui il periodico esamina le cause del malcontento che si è manifestato nei circoli sionisti specialmente dopo il discorso tenuto a Gerusalemme da Sir Herbert Samuel il 3 giugno scorso (Oriente Moderno, fasc. 2°, p. 90 sgg.) e cerca dimostrarne la infondatezza, pur non mancando di biasimare la politica inglese in qualche punto di secondaria importanza.

I Sionisti, dice Palestine, temono in primo luogo che il Governo inglese non mantenga intiera fede ai suoi impegni; in secondo luogo che un cambiamento di Governo possa portare un radicale cambiamento nella politica inglese, a detrimento della causa sionista. Per il primo punto, afferma Palestine, non vi è alcun timore; per il secondo esso esamina le possibilità, a cui può dar luogo l’ attuale situazione dei partiti in Inghilterra.

Eccettuati i Laburisti, tutti gli altri partiti contengono elementi che non approvano le responsabilità assunte in Palestina dall’Inghilterra. Nella Coalizione vi sono gli oppositori per ragioni economiche, i quali vorrebbero che si abbandonasse la Palestina, e sono contrari all’impegno preso con gli Ebrei, non per anti-semitismo, ma perchè temono che, essendo gli Ebrei in minoranza, il mantenere l’impegno possa aumentare le spese per l’esercizio del Mandato in Palestina. Vi sono altri, come Lord Derby del partito Conservatore, che non approvano il Mandato e la promessa latta agli Ebrei, perchè credono che essi possano produrre difficoltà nelle relazioni con la Francia. Vi sono infine pochissimi Liberali, contrari agli impegni presi in Palestina, poichè vi vedono i caratteri di una avventura imperialistica.

Ma ognuna di queste opposizioni rappresenta una minoranza nel relativo partito. Gli oppositori della Coalizione sono a loro volta divisi in due campi, né è concepibile che possano formare un Governo; e cosi la parte dei Conservatori che si aggruppa intorno a Lord Derby. E se anche i puri Conservatori potessero vincere l’attuale Coalizione, essi dovrebbero formarne un’altra, che necessariamente conterrebbe alcuni membri della Coalizione attuale, come il gruppo di Lord Cecil favorevolissimo alla causa giudaica, o parti di altri gruppi, che protesterebbero con ogni energia contro qualsiasi ritrattazione delle promesse fatte dall’Inghilterra.

Egualmente la situazione sarebbe sicura se ritornasse al potere il partito laburista, o se i Liberali indipendenti formassero un Governo in collaborazione con i Laburisti o con i Conservatori. Se i Sionisti considerano la forza della loro posizione, anche in caso di un cambiamento di Governo vedranno che a loro conviene sapere attendere, saper trarre profitto dalle buone occasioni (che è il segreto del successo in politica), e seguire, in una parola, una politica opportunista.

Vi sono pero alcuni fatti che giustificano il disagio dell’opinione pubblica ebraica.

Anzitutto il ritardo nella ratifica del Mandato, da parte della Lega delle Nazioni. Esso pero è dovuto principalmente al desiderio di convincere gli Stati Uniti che il Mandato non rappresenta una mascherata annessione imperialistica, ma una solenne garanzia per scopi già approvati dalla Lega delle Nazioni. Il ritardo è veramente increscioso, poichè lo sviluppo della Palestina è strettamente connesso con l’affluenza del capitale ebraico, che non potrà avvenire prima che il Mandato entri in vigore. Ma gli Ebrei hanno atteso quasi duemila anni e possono attendere ancora.

Altra causa di disagio è l’interpretazione che alcuni hanno dato al discorso di Sir Herbert Samuel. Ma il fatto che Samuel è un così convinto Sionista dovrebbe indurre a una migliore interpretazione delle sue parole, come fu data in Palestine (Oriente Moderno, fasc. 2°, p. 93, col. 1).

Il vero pericolo è costituito dalla opinione, che ha guadagnato molto terreno, che, cioè, fra i funzionari del Governo di Palestina ve ne siano alcuni, che non hanno alcuna simpatia per la politica favorevole al Sionismo. Samuel, anche con le migliori intenzioni possibili, deve valersi di questi funzionari, e se vi è realmente, in alcuni di essi, tale sentimento antisionista, possono da ciò derivare gravi inconvenienti. D’altra parte non occorre dimenticare che tanto gli Ebrei, quanto il Governo inglese hanno tutto l’interesse perchè la questione Araba sia risolta nel modo più regolare e pacifico; se vi fossero gravi disordini e conflitti non mancherebbe in Inghilterra una violenta reazione contro l’azione del Governo, che sarebbe certamente definita uno «strozzamento» della Palestina.

Certo il Governo è stato debole, specialmente in occasione della temporanea sospensione dell’immigrazione, dopo i disordini di Giaffa; e una politica più ferma e meno equivoca verso gli Arabi, sarebbe stata assai più opportuna.

Infine il Governo inglese commette un gravissimo errore, adoperando criteri estremamente rigorosi nella censura della stampa. (Palestine 9-6-21).

M. G.
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WEBGRAFIA. – Sulla comunità ebraica di Manchster si trovano notizie ed illustrazioni fotografiche al seguente link: Manchester and Zionism, con sottotitolo “The Community, the University and the State of Israel”. In questa pagina di Israel Shamir, titolata «Il Principe Azzurro», si ricostruiscono i rapporti fra impero britannico e sionismo alla luce della più recente documentazione, presentata in un libro di Tom Segev. In pratica, la ragione per cui la Gran Bretagna cedette al sionismo fu il “pregiudizio” dell’esistenza di un potere ebraico in grado di produrre eventi come l’intervento degli USA nella guerra mondiale.

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