luglio 09, 2010

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Cronache dell’anno 1921. § 2a: L’immigrazione ebraica prima e dopo la Grande Guerra.

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Cap. 2 di «Le peuple juif» a. XV
Dizionario critico del sionismo
Sommario. - Lettura in modalità verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale di “Le peuple juif”, diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica oppure in modalità orizzontale (), a libro, di ogni singolo paragrafo (§) delle «Cronache» assemblate per anno e rinumerate cronologicamente, dove è pure sviluppato un nostro commento critico con webgrafia, note e ogni utile ed interessante integrazione.

§ 2a.

L’immigrazione ebraica prima e dopo la Grande Guerra


da: Le peuple juif,
Anno XV, Nr. 1,
7 gennaio 1921, p. 5.

All’inizio del 1921 l’Organizzazione sionista incita alla «ricostruzione della patria ebraica». Sempre le “peuple juif” ci fa sapere come nel 1914 gli ebrei che entravano nella Palestina ancora ottomana ricevevano un “biglietto rosso” che non consentiva un soggiorno superiore ai tre mesi. La situazione risulta radicamente cambiata nel 1920, sotto la dominazione inglese. L’immigrazione diventa ora illimitata e massiccia con lo scopo di trasformare l’infima minoranza ebraica, precedente l’avventura sionista, in una schiacciante maggioranza, che nel 1948 – al termine della seconda guerra mondiale – vedrà l’espulsione del 50 % della popolazione palestinese originaria. L’ebreo israeliano Ilan Pappe ha parlato fondatamente di “pulizia etnica”, le cui origini però si trovano già nella concezione stessa del sionismo.

«Un alto commissario ebreo governa il paese e comunica con l’Organizzazione sionista per l’invio dei lavoratori ebrei». Il regime di impegno per l’organizzazione sionista è nel 1821 “infinitamente più grande” che nel 1914. Si può ben dire che il disegno sionista acquista concretezza e realizzabilità solo come conseguenza della prima guerra mondiale e della vittoria delle potenze alleate sugli Imperi centrali. È interessante notare in questo articolo l’uso dell’espressione “le feu sacré de notre race”, cioè l’autodefinizione dell’ebraismo sionista in termini chiaramente razziali, per non dire razzisti.

Riguardo l’Appello del Fondo la redazione della rivista richiama espressamente l’importanza dei nomi dei firmatari: Weizmann, Sokolow, Chairman, presidenti dell’Organizzazione, cui si aggiungono i nomi di sionisti ben noti: Jabotinsky, Naïditch, Zlatopolsky, Joseph Cowenm Feiwel, uniti ai nomi di “ebrei eminenti” di recente approdati al movimento e dei quali le competenze finanziarie ed economiche sono indiscutibili. Tra questi Alfred Mond, membro del governo britannico. Quest’ultimo in procinto di un viaggio in Palestina insieme con Weiman così definisce lo scopo del viaggio: «In quanto presidente del nuovo Consiglio economico, che conta fra i suoi membri gli ebrei più ricchi d’Inghilterra voglio vedere il paese dal punto di vista degli affari: Devono essere fatti certi lavori. Le comunicazioni, i porti, l’irrigazione, lo sviluppo dell’energia elettrica sono di un interesse vitale per la Palestina. La penuria di alloggi è pure assai grande. Ma prima di mettere a punto un piano razionale di immigrazione, dobbiamo avere molti fondi ed è a questo scopo che noi abbiamo l’appello degli ultimi giorni. Ho bisogno di una disponibilità di 5.000.000 L. Penso che il paese può contenere da 3 a 4 milioni di abitanti in luogo degli attuali 600.000. Vado lì per farmi un’opinione personale. Amerei veder una fine alle storie d’ostilità giudeo-araba. I due popoli non sono nemici, nessuno più degli arabi trarranno vantaggio più degli arabi stessi dal ripopolamento della Palestina. Ciò che prevedo di più è il grande valore che la Palestina futura avrà per l’Inghilterra».

Nella stessa pagina di “Le peuple juif” si dà notizia di un attivismo organizzativo in Belgio, dove si trova Weizmann, nella stessa Francia, con delegati giunti dalla Polonia, dalla Romania, dall’Inghilterra e da altri paesi. Jabotinsky parla in Berlino a favore del Keren Hayessod. Temkine parte il 10 gennaio per la Bessarabia, mentre Eder punta sulla Russia dei Soviet. La cronaca del tempo segnala qualche tragico infortunio nell’impresa sionista: «Le banquier Samuel Barbasch, sioniste bien connu d’Odessa, ancien directeur du Jewish Colonial Trust, a été fusillé par le bolschevistes pour avoir dissimulé un stock de vin palestinien». Ma la notizia più succulenta è la seguente: «Sir Herbert Samuel a câble de Palestina à L’Organisation sionsite en lui demandant l’envoi immédiat d’un millier de travailleurs que necessitent les travaux publics en cours».

WEBGRAFIA. – Considerazioni storico-critiche sulla prima immigrazione ebraica, antecedente la prima guerra mondiale, si trovano in questo articolo di Bellucci.

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