febbraio 12, 2011

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Documentazion tratta dal quotidiano torinese “La Stampa”: b) Cronache dell’anno 1920.

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Mentre valgono le considerazioni generali già fatte per le precedenti fonti documentarie, e cioè: Vedi Elenco Numerico, pare qui opportuno rilevare ogni volta la casualità e imparzialità con la quale le diverse fonti si aggiungono le une alle altre, animati da una pretesa di completezza, che sappiamo difficile da raggiungere. “La Stampa”, fondato nel 1867, rende disponibile il suo archivio storico dal 1867 al 2006. Valgono i criteri generali enunciati in precedenza e adattati ogni volta alla specificità della nuova fonte. Assumendo come anno di partenza il 1921 seguiamo un metodo sincronico, raccordandolo con quello diacronico basato su alcuni anni di riferimento.

LA QUESTIONE SIONISTA
E IL VICINO ORIENTE
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tratta dall’archivio storico de “La Stampa


1921
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Sommario: Sommario: 1) 25.4.1920: A San Remo il mandato per la Palestina all’Inghilterra ed il “National home” ebraico. –





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Ultime battute alla Conferenza di San Remo

La Stampa,
Anno LIV, Nr. 90, p. 1
Domenica, 25 aprile 1920


La questione adriatica nelle ultime battute della Conferenza di San Remo.
Il progetto wilsoniano accettato dall’Italia? [Dal nostro inviato speciale)

San Remo, 24, notte. - Il comunicato ufficiale della Conferenza di oggi dice: «Questa mattina il Consiglio non si è riunito. Alle ore 16 ha avuto luogo una seduta alla villa Devachan. Parteciparono alla riunione Nitti, Scialoja, Lloyd George, Lord Curzon, Millerand, Berthelot e Matsui. Anche il signor Johnson ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, che ha ricevuto dal suo Governo l’ordine di partecipare alle sedute quale osservatore, è intervenuto alla riunione. Si è continuato a discutere le clausole territoriali del trattato di pace con la Turchia riguardante l’Armenia. Sono poi state esaminate le questioni del mandato sulla Palestina, dell’organizzazione in detto paese di un National-Home per il popolo israelita e quelle riguardanti le comunità religiose».

Il mandato per la Palestina all’Inghilterra

Stamane, dunque, niente seduta. In luogo di questa si sono avute riunioni private di capi di Governo, di diplomatici, di alte autorità militari: riunioni che forse hanno avuto maggiore importanza nonché di una, di molte sedute conferenziali messe insieme, ma sulle quali, dato il loro carattere riservatissimo, è assolutamente impossibile dire qualche cosa di concreto e di sicuro. Quanto alla questione dei confini dell'Armenia, diciamo subito che la Conferenza, dopo lungo dibattito, l’ha lasciata al punto in cui si trovava. Si è notata però la tendenza a restringere il futuro stato di Armenia entro confini minori di quelli che erano stati prima accennati. Il Consiglio Supremo, ad esempio, ha mostrato di volersi accostare al punto di vista del presidente Wilson per cui la città e la regione di Erzerum andrebbero attribuite alla Turchia invece che all’Armenia. Ma non è stata presa alcuna decisione in merito. Il Consiglio Supremo è quindi passato ad esaminare la questione della Palestina. Il mandato per questa regione come era in progetto sin dalle riunioni di Londra, è stato dato all’Inghilterra.

La natura del mandato è poco nota. Si sa soltanto che l’Inghilterra dovrà presentare, entro un termine fisso di tempo, un progetto di costituzione dello Stato di Palestina, progetto che dovrà ottenere l’approvazione dell'Alto Consesso della Società delle Nazioni. Si è avuta una vivace discussione per la determinazione dei confini della Palestina, precisamente dei confini tra la Palestina e la Siria. Esiste a questo proposito una disparità di vedute tra Inghilterra e Francia, in quanto che quest’ultima vorrebbe che le alte valli del Giordano e del Littani fossero incluse nei confini della Siria, di cui essa ha il protettorato, mentre l’Inghilterra vorrebbe che tutto il corso dei due fiumi sin dalle sorgenti e più in sù dalle creste di displuvio restasse alla Palestina.

Altro argomento, riferentesi sempre alla Palestina, trattato oggi dal Consiglio Supremo, è stato quello del «Nattonal home» sionistico, ossia della costituzione di una patria o, diciamo meglio, di un centro territoriale sionista. Si è constatato che tutte le grandi potenze sono concordi nel riconoscere la legittimità del desiderio espresso dal popolo ebraico sparso in tutto il mondo di avere questo suo focolare nazionale a cui riferirsi e ricollegarsi ed il «national home» sionistico è stato in via di massima approvato.
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