B.S. 193: Viet Nam ↔ 195: Zambia
• Confini: a N con l’Arabia Saudita e a E con l’Oman; si affaccia a S al Golfo di Aden e a W al Mar Rosso.
Sommario: Parte Prima: Strutture. 1. Attualità geopolitica. - 2. I
principali parametri. -
3. Note storiche. - 4. Popolazione. - 5. Ordinamento dello Stato e
forme di governo. - 6. Partiti e movimenti politici. - 7. Religione. -
8. Divisione amministrativa. – 9. Diritto. – 10. Costituzione vigente. -
11. Giustizia. – 12. Sanità. - 13. Difesa. - 14. Economia. - 15.
Agricoltura. - 16.
Allevamento e pesca. - 17. Industria. - 18. Risorse minerarie. - 19.
Commercio. - 20. Turismo. - 21. Strade e comunicazioni. - 22. Lingua. -
23. Letteratura. - 24. Arte. - 25. Filosofia. - 26.
Istruzione. - 27. Geografia. Flora. Fauna. - 28. Cartografia. - 29.
Video You Tube. - 30. Guerre e conflitti. – Parte
Seconda: Eventi e dinamica politica. i. - Parte Terza: Letteratura. /// 1. Parametri principali. – 2. Note storiche. – 3. Economia. – 4. Popolazione. – 5. Difesa. – 6. Giustizia. – 7. “Analisi dell'intervento dell'Arabia Saudita nello Yemen”. –
B.S.T. Gmap.
1. Attualità geopolitica. – «I colloqui di pace iniziati in Kuwait nell’aprile 2016 si sono
interrotti ad agosto con un nulla di fatto. Il conflitto prosegue e il
paese è diviso: i ribelli sciiti Ḥūthi ne controllano la parte
orientale, compresa la capitale, mentre le milizie integraliste sunnite
occupano il territorio dell’Ḥaḍramawt, con l’eccezione della zona di
Al-Mukallā, che con il resto del paese è in mano alle forze lealiste
sostenute dalla coalizione a guida saudita. La guerra ha danneggiato le
infrastrutture di base e nel 2017 si è sviluppata una grave epidemia di
colera.» (DeA).
B.S.T. Gmap.
2. Parametri principali. – Secondo la costituzione del 1991, emendata nel 1994, il presidente che è anche capo dell’Esecutivo viene eletto a suffragio diretto con mandato di 7 anni. La Camera dei rappresentanti è formata da 301 membri eletti per 6 anni. Il Consiglio della Shura comprende 111 membri nominati dal Presidente.
i. “Il genocidio dello Yemen: dopo le bombe, la fame, la sete e il colera”. - È un articolo di Pierre Balanian, tradotto e pubblicato oggi 23 XI 2017 su “ Bocche Scucite”. Qui viene riassunto e ridotto. «La coalizione guidata da Riyadh blocca l’arrivo di carburante necessario per far funzionare i pozzi. Oltre un milione di persone senza acqua a Taiz, Saada, Hodeida, Sana’a e Al Bayda. Secondo l’Unicef, 1,7 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta”; 150mila bambini rischiano di morire di stenti nelle prossime settimane. Il silenzio e l’incuria della comunità internazionale. La minaccia di colpire le navi-cargo del greggio. Ieri l’Arabia saudita ha permesso la riapertura dell’aeroporto di Sana’a e del porto di Hudayda, ma solo per gli aiuti umanitari. Una misura insufficiente».
ii. “9 menzogne sulla guerra allo Yemen”. – Anche questo articolo, alquanto raro nel web italiano, esce in traduzione italiana nel sito Aurora, dal quale lo riportiamo in forma ridotta. L'autore è randi Nord ed il suo articolo usciva il 6 settembre 2017 in Geopolitics Alert. «Circa due anni e mezzo fa, l’Arabia Saudita iniziava a bombardare e occupare lo Yemen per sostenere il governo fantoccio di Abdrabuh Mansur Hadi. Gli attacchi aerei sauditi colpiscono deliberatamente case. Decine di migliaia sono i morti. Milioni a rischio di carestia. L’assedio ha scatenato un’epidemia di colera senza precedenti. E il popolo non può nemmeno fuggire perché l’aeroporto è chiuso per volere dell’Arabia Saudita. I media aziendali non seguono lo Yemen. Non solo evitano informazioni cruciali, ma mentono apertamente per rafforzare la narrazione imperialista. Geopolitics Alert tenterà di sfatare molti miti e spiegare la verità. 1. La guerra nello Yemen non è una guerra civile. - La guerra civile indicherebbe che gli yemeniti combattono altri yemeniti, ma ciò è di per sé sbagliato. La resistenza dello Yemen attualmente combatte mercenari sostenuti dai sauditi, tra cui molti soldati sudanesi e degli Emirati Arabi Uniti, nonché della compagnia privata Blackwater. Non può esserci una guerra civile perché Arabia Saudita ed alleati sono una forza d’invasione che occupa lo Yemen inviandovi combattenti stranieri. 2. …o una guerra per procura. - La resistenza dello Yemen non riceve aiuto estero e non combatte per alcuna potenza straniera: semplicemente vuole guidare lo Yemen senza interferenze straniere. 3. …un conflitto sunnita-sciita. - 4. L’Arabia Saudita ha sempre desiderato il controllo politico ed economico dello Yemen. - Uno sguardo al secolo scorso dice tutto ciò che si deve sapere delle intenzioni saudite nello Yemen. Durante la rivoluzione dello Yemen del 1962, l’Arabia Saudita sostenne i realisti che combattevano per mantenere l’imamato. Sapevano che uno Yemen indipendente sarebbe divenuto un Paese forte, al confine sud, e che sarebbe diventato un concorrente. Anche a quei tempi, l’imamato sciita era preferibile a una repubblica dal punto di vista saudita. Lo Yemen è ancora l’unica repubblica della penisola arabica e lo è ancora: l’Arabia Saudita non può sopportare una repubblica pluralista, economicamente vitale e indipendente nella penisola arabica. 5. Gli “Huthi” (Ansarullah) non sono una milizia iraniana. Tutte le affermazioni sull'”influenza iraniana” portano a vicoli ciechi. 6. al-Qaida è un alleato degli USA nello Yemen. - Al-Qaida è un alleato e pedina di Arabia Saudita e Stati Uniti. Questo fino a quando non diventa troppo forte, quando gli Stati Uniti entrano in azione compiendo certe operazioni speciali confuse e di alto profilo. Qualsiasi attacco ad al-Qaida dagli Stati Uniti avviene per fare pressione su Ansarullah, non per spazzare via il gruppo, proprio come usano lo SIIL in Siria e Iraq. 7. Ansarullah ed alleati combattono contro SIIL e al-Qaida. - L’unica forza che combatte al-Qaida e SIIL nello Yemen è Ansarullah insieme agli alleati. Sono l’unico vero nemico di tali gruppi terroristici nel Paese. Come movimento rivoluzionario, ha un ruolo importante nel mantenere le comunità al riparo da violenze e forze reazionarie intolleranti come al-Qaida. Ansarullah ed alleati sono le uniche entità nello Yemen che prendono provvedimenti sostanziali per sradicare i gruppi terroristici dal territorio. 8. Il blocco uccide più velocemente delle bombe. - Stime ufficiali registrano il bilancio delle vittime della guerra in Yemen a circa 12000. Le fonti locali riportano un numero molto più alto. 9. ONU e comunità internazionale non hanno fatto letteralmente nulla. -Dato che le potenze mondiali si alleano con l’Arabia Saudita e i loro amici nel Consiglio di cooperazione del Golfo, le grida di aiuto yemenite cadono nel vuoto. -I media occidentali nascondono i crimini di guerra e condannano “le violenze da tutte le parti”- Fino alla fine della guerra nello Yemen, i media occidentali continueranno ad agire ambiguamente.»
iii. La situazione militare nel dicembre del 2017. –
iv. Elementi per una ricostruzione dei fatti. - La fonte è di parte saudita e sionista, ma contiene elementi che aiutano a ricostruire le vicende di una guerra civile che dura ormai da parecchio.
v. “Yemen golpe fallito e reazione internazionale”. – In realtà, si trattava di un golpe.
vi. Chi era Ali Abdullah Saleh. – È questa una ricostruzione del personaggio che si trova nel blog Palaestina Felix, chq qui riportiamo integralmente: «Dopo Saddam Hussein, dopo Gheddafi, dopo Tareq Aziz e Rafsanjani, questo inizio di Ventunesimo Secolo si porta via un'altra icona del Medio Oriente del Ventesimo, assolutamente meno iconico e importante dei nomi menzionati qui sopra, eppure pur sempre rimasto "Padre-Padrone" dello Yemen (prima del Nord e quindi dal 1994, anche del Sud) per ben trentaquattro anni. Ali Abdullah Saleh nacque nel 1942 nel villaggio di Beit el-Ahmar, da una famiglia povera della non importante tribù degli Sanhan. Nel 1958, quindi a malapena sedicenne, decise di entrare nell'Esercito dell'allora Regno dello Yemen. Mentre Assad e Mubarak cercarono il loro 'riscatto sociale' tra le eliche, le carlinghe e i reattori delle rispettive aviazioni, Saleh perseguì il suo tra l'olio motore e i cingoli sferraglianti del corpo corazzato, frequentando nel 1960 l'Accademia Militare e diventando Tenente nel 1963. La Guerra Civile Yemenita lo vide schierarsi con gli ufficiali repubblicani, nei cui ranghi raggiunse il grado di Maggiore e quindi quello di Ufficiale di Stato Maggiore dopo un corso di perfezionamento in Irak (potenza che con Egitto e URSS aveva appoggiato i repubblicani, mentre UK, Giordania e Arabia Saudita si erano schierate coi monarchici). La dichiarazione della Repubblica Araba dello Yemen lo vide nominato dal Presidente Al-Ghashmi governatore militare di Taizz. L'assassinio di Al-Ghashmi nel 1978 lo proiettò per elezione da parte del Parlamento sulla poltrona più alta del paese, a cui si allacciò sicuramente per oltre tre decadi. Appoggiandosi alla sua tribù dei Samhan e a quella degli Hamdan (cui apparteneva il suo padrino politico Al-Ghashmi) e piazzando sistematicamente figli, figlie, cognati, generi e nipoti in ogni posizione di potere possibile, Saleh cementò la propria presa sul paese. Cancellando ogni traccia di 'nasserismo' nella Repubblica Araba dello Yemen (anche detta Yemen del Nord) si schierò fedelmente con Usa, Arabia Saudita e col loro manutengolo Saddam Hussein, che si era appena scatenato nell'aggressione all'Iran rivoluzionario di Khomeini. Questa vicinanza a Saddam Hussein causò qualche problema a Saleh nel 1990 quando almeno ufficialmente egli sostenne la mossa irakena contro il Kuwait, ma il crollo dell'URSS e il caos che ciò generò nel vicino Yemen del Sud (socialista e filosovietico) gli guadagnarono il rapido perdono di Usa e Riyadh: c'era da annettere e sbranare un paese intero, esattamente come dopo il crollo del Muro di Berlino venne annessa e sbranata la DDR! Quando divenne apparente che le 'trattative di riunificazione' dei due Yemen erano una farsa e che capitalisti e imperialisti pretendevano dallo Yemen Democratico una resa incondizionata e la più abietta sottomissione il Generale Ali Mohammed Assadi e il Segretario del Partito Socialista Ali Selim al-Beidh si ribellarono iniziando una guerra di liberazione contro il mortale 'abbraccio' di Saleh, ma, senza l'appoggio di una grande potenza, essa durò solo due mesi e si concluse con la loro sconfitta. Saleh era padrone di un paese molto vasto, ancorché povero, ma collocato strategicamente su uno dei nodali "punti di strozzatura" del commercio navale mondiale, le bocche di Bab el-Mandeb, fu quindi lestissimo ad aprire il paese alle forze americane, in particolare quelle navali, che erano ansiose di posizionarsi saldamente nell'area. Nel 2011 però, il partito Islah, foraggiato dal Qatar ed espressione del network della Fratellanza Musulmana, iniziò a fomentare manifestazioni contro di lui, che inizialmente vennero affrontate con un atteggiamento ondivago, la promessa di riforme e quella di non ricandidarsi alle presidenziali del 2013. Nessun 'trucco' della scatola delle 'rivoluzioni colorate' fu risparmiato: una nullità chiamata Tawakkul Karman venne "prontamente" insignita del Premio Nobel e iniziò una campagna mediatica pro-Fratelli Musulmani e anti-Saleh. In seguito, con un brusco voltafaccia, Saleh iniziò una repressione dei manifestanti dell'Islah, annunciando che nel 2013 si sarebbe ricandidato per succedere a sé stesso. A inizio giugno 2011 un'esplosione nel suo stesso palazzo (alcuni dicono dovuta a un ordigno, altri a una granata-razzo sparata attraverso una vetrata, lo ferì gravemente e Saleh dovette recarsi prima in Arabia Saudita e poi negli Usa a sottoporsi a numerosi interventi. Sembrava che "L'Impero" non avesse ancora deciso se guidare una transizione col vice di Saleh al comando (Abd Rabbo Mansour Hadi) o consegnare il paese alla Fratellanza Musulmana togliendolo dall'orbita saudita e infilandolo in quella qatariota, quando, incredibilmente, il movimento Houthi di Ansarullah approfittò del vuoto di potere per calare sulla capitale, dichiarare decadute le istituzioni precedenti e creare un Consiglio Rivoluzionario come erede della legittimità di Governo. La cosa singolare fu che, in questo, le organizzazioni e le unità dell'Esercito fedeli a Saleh (tra cui la Guardia Repubblicana) aiutarono gli Houthi, che avevano invece combattuto fino a poco prima. Saleh, evidentemente, non ci teneva a venire messo da parte e, rientrato a Sanaa, confermò la strana alleanza, facendo infuriare oltre ogni dire i suoi ex-padrini sauditi. Il Golpe Bianco del giovane Emiro Al-Thani contro suo padre tagliò le ali ai programmi espansionistici qatarioti, facendo 'sgonfiare' il fenomeno Islah...a quel punto i Sauditi insieme ad altri "nani" del GCC a primavera 2015 iniziarono dapprima a bombardare e quindi a invadere lo Yemen. Tuttavia la capitale Sanaa e la popolosa parte settentrionale del paese (la più fertile) rimasero sempre al di fuori del loro controllo: anzi, Houthi e forze pro-Saleh iniziarono raid e attacchi sempre più in profondità nelle province saudite di Najran e Asir e diedero il via a devastanti attacchi balistici contro obiettivi militari sauditi e alleati, arrivando persino a colpire Jeddah e Riyadh. Saleh infatti aveva ereditato quasi totalmente il programma missilistico di Saddam Hussein, in parte con la cooperazione finché il rais di Tikrit era rimasto al potere e in seguito ospitando molti tecnici e ingegneri irakeni fuggiaschi dalla loro patria invasa dopo il 2003. Tutto questo é andato avanti fino allo scorso week-end quando, cedendo alle lusinghe emiratine, Saleh si era fatto convincere a voltare le spalle ad Ansarullah e ad Abdelmalik Houthi e a cercare di imporre un colpo di mano a Sanaa coi suoi fedelissimi, per poi siglare un accordo con il governo-fantoccio di Hadi (ormai praticamente 'sequestrato' in Arabia Saudita) e consegnare il paese agli invasori. Ma l'ultimo coup de theatre di questo professionista del 'Gioco dei Troni' si é risolto in maniera tragica, con la sua morte mentre cercava di fuggire da Sanaa, rimasta in mano dei Comitati Popolari, a bordo di un fuoristrada blindato.»
Utile integrazione dalla stessa fonte: «A poca distanza dalla morte di Ali Abdullah Saleh, del quale abbiamo recentemente pubblicato un modesto sketch biografico ci raggiunge la notizia che anche suo nipote Tareq, ufficiale dell'Esercito e punto di riferimento dei seguaci del 'clan' Saleh, é morto per ferite riportate durante i combattimenti (ora cessati) a Sanaa. La morte di Tareq potrebbe dare un colpo decisivo alle speranze di coloro che volevano manipolare i Saleh e i loro seguaci per isolare gli Houthi di Ansarullah. Infatti uno dei motivi per cui Sanaa non é caduta in mano ai seguaci dell'Ex-presidente sta nel fatto che molte unità delle forze armate non hanno risposto all'appello lanciato da questi di rivolgersi contro i loro alleati dei Comitati Popolari. Evidentemente la solidarietà maturata in oltre due anni di guerra contro gli aggressori sauditi si é dimostrata più forte di altre considerazioni. Con il suo background militare, Tareq Saleh avrebbe forse potuto modificare questo stato di cose, ma la sua morte elimina una figura almeno potenzialmente carismatica. Diversi figli di Saleh sarebbero stati catturati dalle forze di Ansarullah, che li tengono in custodia. ».
vii. La posizione dell'Iran. –
viii. “La difesa missilistica statunitense non ferma gli scud yemeniti.” –
7. “Analisi dell'intervento dell'Arabia Saudita nello Yemen”: 14.11.2017 - Sintesi e riduzioneAurora: La guerra nello Yemen è poco coperta dai media mondiali, la cui attenzione è attirata dai combattimenti in Siria e Iraq. Tuttavia, l’aggressione scatenata dalla coalizione a guida saudita contro la repubblica è uno dei più grandi conflitti armati del nostro tempo e ha messo in pericolo la vita di milioni di cittadini della repubblica. L’intervento nello Yemen fu il risultato della rivolta degli huti che rovesciò il presidente pro-sauditi Hadi nel gennaio 2015 e concluse un’alleanza con i sostenitori dell’ex-presidente Salah, dalla cui parte c’era l’esercito dello Yemen. Hadi fu costretto a fuggire dal Paese. L’avvento al potere degli huti, che professavano l’islam sciita e stabilirono immediatamente relazioni amichevoli con l’Iran, destò l’allarme nella vicina Arabia Saudita. Riyadh non poté perdonare i vicini per il rovesciamento del fantoccio Hadi. All’inizio di febbraio iniziò il trasferimento di truppe al confine con lo Yemen. La situazione fu aggravata dal fatto che le province yemenite che confinavano con l’Arabia Saudita erano abitate da sciiti, che, influenzati dai correligionari yemeniti, erano pronti alla rivolta contro Riyadh. Hadi si appellò ai sauditi e parlando alla Lega araba chiese l’ingresso di truppe straniere nello Yemen al fine di riprendere il potere. Quindi, il presidente in fuga divenne essenzialmente un collaborazionista dei sauditi.
dell'articolo, tradotto in italiano sul sito
• Confini: a N con l’Arabia Saudita e a E con l’Oman; si affaccia a S al Golfo di Aden e a W al Mar Rosso.
• Lo Yemen ha una superficie di kmq 527.968 kmq e una popolazione di 19.685.161 abitanti censiti nel 2004 e di 23.580.200 stimati nel 2009 con una densità di 45 ab./kmq. La capitale San’a conta 2.068.014 abitanti nel 2008.
• Nel settore orientale si trova un vasto altopiano che a N è delimitato dal deserto del Rub’ al Khali. Nella parte occidentale si estende una stretta fascia costiera. Il clima è tropicaale. Il territorio comprende anche le isole Perim (13 kmq), Kamaran (57 lmq) e Socotra.
B.S.T. Gmap.
• Lo Yemen è membro di Lega Araba, OCI, ONU, osservatore OAS, WTO.
• Repubblica. Lo Yemen è nato dalla fusione, il 22-V-1990, dello Yemen del Nord (repubblica dal 26-XI-1962, a seguito del colpo di stato che rovesciò la monarchia zaidita) e dello Yemen del Sud (già protettorato britannico, indipendente dal 20-XI-1967). Secondo la Costituzione del 1991, emendata nel 1994, il Presidente, che è anche capo dell’esecutivo, viene eletto a suffragio diretto con mandato di 7 anni; la Camera dei Rappresentanti è formata da 301 membri eletti con mandato di 6 anni, il Consiglio della Shura comprende 111 membri nominati dal Presidente. A causa del conflitto le elezioni legislative sono state posposte indefinitamente.
• Etnie: così ripartite nel 2000 Yemeniti (93%), Somali (3%), neri (1%), asiatici (1%), altri (2%).
• Lingue: arabo (ufficiale).
• Religioni: nel 2010 Musulmani sunniti (65%), musulmani sciiti (35%).
• Links ufficiali, istituzionali, utili:
B.T. Gmap.Vers.1.3/5.12.17
• Nel settore orientale si trova un vasto altopiano che a N è delimitato dal deserto del Rub’ al Khali. Nella parte occidentale si estende una stretta fascia costiera. Il clima è tropicaale. Il territorio comprende anche le isole Perim (13 kmq), Kamaran (57 lmq) e Socotra.
B.S.T. Gmap.
Yemen. |
• Repubblica. Lo Yemen è nato dalla fusione, il 22-V-1990, dello Yemen del Nord (repubblica dal 26-XI-1962, a seguito del colpo di stato che rovesciò la monarchia zaidita) e dello Yemen del Sud (già protettorato britannico, indipendente dal 20-XI-1967). Secondo la Costituzione del 1991, emendata nel 1994, il Presidente, che è anche capo dell’esecutivo, viene eletto a suffragio diretto con mandato di 7 anni; la Camera dei Rappresentanti è formata da 301 membri eletti con mandato di 6 anni, il Consiglio della Shura comprende 111 membri nominati dal Presidente. A causa del conflitto le elezioni legislative sono state posposte indefinitamente.
• Etnie: così ripartite nel 2000 Yemeniti (93%), Somali (3%), neri (1%), asiatici (1%), altri (2%).
• Lingue: arabo (ufficiale).
• Religioni: nel 2010 Musulmani sunniti (65%), musulmani sciiti (35%).
Treccani. |
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B.T. Gmap.Vers.1.3/5.12.17
Viaggiatori.net Wikipedia.it/img |
B.S.T. Gmap.
Wiki: en/img - de/img - fr/img - es/img |
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Wiki: Simpli English. |
3. Note storiche. – La Repubblica dello Yemen è nata dalla fusione il 22 maggio 1990 dello Yemen del Nord e dello Yemen del Sud.
3. Economia. – La crescita econonica si è fortemente ridotta nel quadro della crisi mondiale, anche se si mantengono buoni i ricavi delle esportazioni di petrolo. Il turismo è penalizzato dalla situazione politica. Nella zona costiera, calda e umida, si coltivano soprattutto tabacco, cotone, palme da dattero e banani. Sull’altopiano crescono cereali, patate, vite, ortaggi, alberi da frutto. Sulle pendici montane prevalgono il caffè e il qat, le cui foglie sono utilizzate dalla popolazione locale come blando stupefacente. Molto importante l’allevamento, soprattutto ovino. Si estrae il petrolio e il gas naturale.
4. Popolazione. – La maggior parte della popolazione si trova nei centri rurali dell’altopiano. I gruppi etnici sono formati per il 93% da yemeniti e per il 3% da somali, per l’1% da asiatici, per l’1% da neri. La religione è costituita per il 99,9 per cento da musulmani.
5. Difesa. – Le spese militari assorbono una quota consistente del PIL. Il servizio militare è volontario con una ferma di 2 anni. Il personale militare conta 66.700 uomini nel 2008.
6. Giustizia. – Il sistema giudiziario si basa sulla legge coranica (Sharia). La pena di morte è in vigore.
3. Economia. – La crescita econonica si è fortemente ridotta nel quadro della crisi mondiale, anche se si mantengono buoni i ricavi delle esportazioni di petrolo. Il turismo è penalizzato dalla situazione politica. Nella zona costiera, calda e umida, si coltivano soprattutto tabacco, cotone, palme da dattero e banani. Sull’altopiano crescono cereali, patate, vite, ortaggi, alberi da frutto. Sulle pendici montane prevalgono il caffè e il qat, le cui foglie sono utilizzate dalla popolazione locale come blando stupefacente. Molto importante l’allevamento, soprattutto ovino. Si estrae il petrolio e il gas naturale.
4. Popolazione. – La maggior parte della popolazione si trova nei centri rurali dell’altopiano. I gruppi etnici sono formati per il 93% da yemeniti e per il 3% da somali, per l’1% da asiatici, per l’1% da neri. La religione è costituita per il 99,9 per cento da musulmani.
5. Difesa. – Le spese militari assorbono una quota consistente del PIL. Il servizio militare è volontario con una ferma di 2 anni. Il personale militare conta 66.700 uomini nel 2008.
6. Giustizia. – Il sistema giudiziario si basa sulla legge coranica (Sharia). La pena di morte è in vigore.
Parte Prima: Strutture. 1. Attualità geopolitica. - 2. I
principali parametri. -
3. Note storiche. - 4. Popolazione. - 5. Ordinamento dello Stato e
forme di governo. - 6. Partiti e movimenti politici. - 7. Religione. -
8. Divisione amministrativa. – 9. Diritto. – 10. Costituzione vigente. -
11. Giustizia. – 12. Sanità. - 13. Difesa. - 14. Economia. - 15.
Agricoltura. - 16.
Allevamento e pesca. - 17. Industria. - 18. Risorse minerarie. - 19.
Commercio. - 20. Turismo. - 21. Strade e comunicazioni. - 22. Lingua. -
23. Letteratura. - 24. Arte. - 25. Filosofia. - 26.
Istruzione. - 27. Geografia. Flora. Fauna. - 28. Cartografia. - 29.
Video You Tube. - 30. Guerre e conflitti. –
Parte
Seconda.
Eventi e dinamica politica.
ii. “9 menzogne sulla guerra allo Yemen”. – Anche questo articolo, alquanto raro nel web italiano, esce in traduzione italiana nel sito Aurora, dal quale lo riportiamo in forma ridotta. L'autore è randi Nord ed il suo articolo usciva il 6 settembre 2017 in Geopolitics Alert. «Circa due anni e mezzo fa, l’Arabia Saudita iniziava a bombardare e occupare lo Yemen per sostenere il governo fantoccio di Abdrabuh Mansur Hadi. Gli attacchi aerei sauditi colpiscono deliberatamente case. Decine di migliaia sono i morti. Milioni a rischio di carestia. L’assedio ha scatenato un’epidemia di colera senza precedenti. E il popolo non può nemmeno fuggire perché l’aeroporto è chiuso per volere dell’Arabia Saudita. I media aziendali non seguono lo Yemen. Non solo evitano informazioni cruciali, ma mentono apertamente per rafforzare la narrazione imperialista. Geopolitics Alert tenterà di sfatare molti miti e spiegare la verità. 1. La guerra nello Yemen non è una guerra civile. - La guerra civile indicherebbe che gli yemeniti combattono altri yemeniti, ma ciò è di per sé sbagliato. La resistenza dello Yemen attualmente combatte mercenari sostenuti dai sauditi, tra cui molti soldati sudanesi e degli Emirati Arabi Uniti, nonché della compagnia privata Blackwater. Non può esserci una guerra civile perché Arabia Saudita ed alleati sono una forza d’invasione che occupa lo Yemen inviandovi combattenti stranieri. 2. …o una guerra per procura. - La resistenza dello Yemen non riceve aiuto estero e non combatte per alcuna potenza straniera: semplicemente vuole guidare lo Yemen senza interferenze straniere. 3. …un conflitto sunnita-sciita. - 4. L’Arabia Saudita ha sempre desiderato il controllo politico ed economico dello Yemen. - Uno sguardo al secolo scorso dice tutto ciò che si deve sapere delle intenzioni saudite nello Yemen. Durante la rivoluzione dello Yemen del 1962, l’Arabia Saudita sostenne i realisti che combattevano per mantenere l’imamato. Sapevano che uno Yemen indipendente sarebbe divenuto un Paese forte, al confine sud, e che sarebbe diventato un concorrente. Anche a quei tempi, l’imamato sciita era preferibile a una repubblica dal punto di vista saudita. Lo Yemen è ancora l’unica repubblica della penisola arabica e lo è ancora: l’Arabia Saudita non può sopportare una repubblica pluralista, economicamente vitale e indipendente nella penisola arabica. 5. Gli “Huthi” (Ansarullah) non sono una milizia iraniana. Tutte le affermazioni sull'”influenza iraniana” portano a vicoli ciechi. 6. al-Qaida è un alleato degli USA nello Yemen. - Al-Qaida è un alleato e pedina di Arabia Saudita e Stati Uniti. Questo fino a quando non diventa troppo forte, quando gli Stati Uniti entrano in azione compiendo certe operazioni speciali confuse e di alto profilo. Qualsiasi attacco ad al-Qaida dagli Stati Uniti avviene per fare pressione su Ansarullah, non per spazzare via il gruppo, proprio come usano lo SIIL in Siria e Iraq. 7. Ansarullah ed alleati combattono contro SIIL e al-Qaida. - L’unica forza che combatte al-Qaida e SIIL nello Yemen è Ansarullah insieme agli alleati. Sono l’unico vero nemico di tali gruppi terroristici nel Paese. Come movimento rivoluzionario, ha un ruolo importante nel mantenere le comunità al riparo da violenze e forze reazionarie intolleranti come al-Qaida. Ansarullah ed alleati sono le uniche entità nello Yemen che prendono provvedimenti sostanziali per sradicare i gruppi terroristici dal territorio. 8. Il blocco uccide più velocemente delle bombe. - Stime ufficiali registrano il bilancio delle vittime della guerra in Yemen a circa 12000. Le fonti locali riportano un numero molto più alto. 9. ONU e comunità internazionale non hanno fatto letteralmente nulla. -Dato che le potenze mondiali si alleano con l’Arabia Saudita e i loro amici nel Consiglio di cooperazione del Golfo, le grida di aiuto yemenite cadono nel vuoto. -I media occidentali nascondono i crimini di guerra e condannano “le violenze da tutte le parti”- Fino alla fine della guerra nello Yemen, i media occidentali continueranno ad agire ambiguamente.»
iii. La situazione militare nel dicembre del 2017. –
iv. Elementi per una ricostruzione dei fatti. - La fonte è di parte saudita e sionista, ma contiene elementi che aiutano a ricostruire le vicende di una guerra civile che dura ormai da parecchio.
v. “Yemen golpe fallito e reazione internazionale”. – In realtà, si trattava di un golpe.
vi. Chi era Ali Abdullah Saleh. – È questa una ricostruzione del personaggio che si trova nel blog Palaestina Felix, chq qui riportiamo integralmente: «Dopo Saddam Hussein, dopo Gheddafi, dopo Tareq Aziz e Rafsanjani, questo inizio di Ventunesimo Secolo si porta via un'altra icona del Medio Oriente del Ventesimo, assolutamente meno iconico e importante dei nomi menzionati qui sopra, eppure pur sempre rimasto "Padre-Padrone" dello Yemen (prima del Nord e quindi dal 1994, anche del Sud) per ben trentaquattro anni. Ali Abdullah Saleh nacque nel 1942 nel villaggio di Beit el-Ahmar, da una famiglia povera della non importante tribù degli Sanhan. Nel 1958, quindi a malapena sedicenne, decise di entrare nell'Esercito dell'allora Regno dello Yemen. Mentre Assad e Mubarak cercarono il loro 'riscatto sociale' tra le eliche, le carlinghe e i reattori delle rispettive aviazioni, Saleh perseguì il suo tra l'olio motore e i cingoli sferraglianti del corpo corazzato, frequentando nel 1960 l'Accademia Militare e diventando Tenente nel 1963. La Guerra Civile Yemenita lo vide schierarsi con gli ufficiali repubblicani, nei cui ranghi raggiunse il grado di Maggiore e quindi quello di Ufficiale di Stato Maggiore dopo un corso di perfezionamento in Irak (potenza che con Egitto e URSS aveva appoggiato i repubblicani, mentre UK, Giordania e Arabia Saudita si erano schierate coi monarchici). La dichiarazione della Repubblica Araba dello Yemen lo vide nominato dal Presidente Al-Ghashmi governatore militare di Taizz. L'assassinio di Al-Ghashmi nel 1978 lo proiettò per elezione da parte del Parlamento sulla poltrona più alta del paese, a cui si allacciò sicuramente per oltre tre decadi. Appoggiandosi alla sua tribù dei Samhan e a quella degli Hamdan (cui apparteneva il suo padrino politico Al-Ghashmi) e piazzando sistematicamente figli, figlie, cognati, generi e nipoti in ogni posizione di potere possibile, Saleh cementò la propria presa sul paese. Cancellando ogni traccia di 'nasserismo' nella Repubblica Araba dello Yemen (anche detta Yemen del Nord) si schierò fedelmente con Usa, Arabia Saudita e col loro manutengolo Saddam Hussein, che si era appena scatenato nell'aggressione all'Iran rivoluzionario di Khomeini. Questa vicinanza a Saddam Hussein causò qualche problema a Saleh nel 1990 quando almeno ufficialmente egli sostenne la mossa irakena contro il Kuwait, ma il crollo dell'URSS e il caos che ciò generò nel vicino Yemen del Sud (socialista e filosovietico) gli guadagnarono il rapido perdono di Usa e Riyadh: c'era da annettere e sbranare un paese intero, esattamente come dopo il crollo del Muro di Berlino venne annessa e sbranata la DDR! Quando divenne apparente che le 'trattative di riunificazione' dei due Yemen erano una farsa e che capitalisti e imperialisti pretendevano dallo Yemen Democratico una resa incondizionata e la più abietta sottomissione il Generale Ali Mohammed Assadi e il Segretario del Partito Socialista Ali Selim al-Beidh si ribellarono iniziando una guerra di liberazione contro il mortale 'abbraccio' di Saleh, ma, senza l'appoggio di una grande potenza, essa durò solo due mesi e si concluse con la loro sconfitta. Saleh era padrone di un paese molto vasto, ancorché povero, ma collocato strategicamente su uno dei nodali "punti di strozzatura" del commercio navale mondiale, le bocche di Bab el-Mandeb, fu quindi lestissimo ad aprire il paese alle forze americane, in particolare quelle navali, che erano ansiose di posizionarsi saldamente nell'area. Nel 2011 però, il partito Islah, foraggiato dal Qatar ed espressione del network della Fratellanza Musulmana, iniziò a fomentare manifestazioni contro di lui, che inizialmente vennero affrontate con un atteggiamento ondivago, la promessa di riforme e quella di non ricandidarsi alle presidenziali del 2013. Nessun 'trucco' della scatola delle 'rivoluzioni colorate' fu risparmiato: una nullità chiamata Tawakkul Karman venne "prontamente" insignita del Premio Nobel e iniziò una campagna mediatica pro-Fratelli Musulmani e anti-Saleh. In seguito, con un brusco voltafaccia, Saleh iniziò una repressione dei manifestanti dell'Islah, annunciando che nel 2013 si sarebbe ricandidato per succedere a sé stesso. A inizio giugno 2011 un'esplosione nel suo stesso palazzo (alcuni dicono dovuta a un ordigno, altri a una granata-razzo sparata attraverso una vetrata, lo ferì gravemente e Saleh dovette recarsi prima in Arabia Saudita e poi negli Usa a sottoporsi a numerosi interventi. Sembrava che "L'Impero" non avesse ancora deciso se guidare una transizione col vice di Saleh al comando (Abd Rabbo Mansour Hadi) o consegnare il paese alla Fratellanza Musulmana togliendolo dall'orbita saudita e infilandolo in quella qatariota, quando, incredibilmente, il movimento Houthi di Ansarullah approfittò del vuoto di potere per calare sulla capitale, dichiarare decadute le istituzioni precedenti e creare un Consiglio Rivoluzionario come erede della legittimità di Governo. La cosa singolare fu che, in questo, le organizzazioni e le unità dell'Esercito fedeli a Saleh (tra cui la Guardia Repubblicana) aiutarono gli Houthi, che avevano invece combattuto fino a poco prima. Saleh, evidentemente, non ci teneva a venire messo da parte e, rientrato a Sanaa, confermò la strana alleanza, facendo infuriare oltre ogni dire i suoi ex-padrini sauditi. Il Golpe Bianco del giovane Emiro Al-Thani contro suo padre tagliò le ali ai programmi espansionistici qatarioti, facendo 'sgonfiare' il fenomeno Islah...a quel punto i Sauditi insieme ad altri "nani" del GCC a primavera 2015 iniziarono dapprima a bombardare e quindi a invadere lo Yemen. Tuttavia la capitale Sanaa e la popolosa parte settentrionale del paese (la più fertile) rimasero sempre al di fuori del loro controllo: anzi, Houthi e forze pro-Saleh iniziarono raid e attacchi sempre più in profondità nelle province saudite di Najran e Asir e diedero il via a devastanti attacchi balistici contro obiettivi militari sauditi e alleati, arrivando persino a colpire Jeddah e Riyadh. Saleh infatti aveva ereditato quasi totalmente il programma missilistico di Saddam Hussein, in parte con la cooperazione finché il rais di Tikrit era rimasto al potere e in seguito ospitando molti tecnici e ingegneri irakeni fuggiaschi dalla loro patria invasa dopo il 2003. Tutto questo é andato avanti fino allo scorso week-end quando, cedendo alle lusinghe emiratine, Saleh si era fatto convincere a voltare le spalle ad Ansarullah e ad Abdelmalik Houthi e a cercare di imporre un colpo di mano a Sanaa coi suoi fedelissimi, per poi siglare un accordo con il governo-fantoccio di Hadi (ormai praticamente 'sequestrato' in Arabia Saudita) e consegnare il paese agli invasori. Ma l'ultimo coup de theatre di questo professionista del 'Gioco dei Troni' si é risolto in maniera tragica, con la sua morte mentre cercava di fuggire da Sanaa, rimasta in mano dei Comitati Popolari, a bordo di un fuoristrada blindato.»
Utile integrazione dalla stessa fonte: «A poca distanza dalla morte di Ali Abdullah Saleh, del quale abbiamo recentemente pubblicato un modesto sketch biografico ci raggiunge la notizia che anche suo nipote Tareq, ufficiale dell'Esercito e punto di riferimento dei seguaci del 'clan' Saleh, é morto per ferite riportate durante i combattimenti (ora cessati) a Sanaa. La morte di Tareq potrebbe dare un colpo decisivo alle speranze di coloro che volevano manipolare i Saleh e i loro seguaci per isolare gli Houthi di Ansarullah. Infatti uno dei motivi per cui Sanaa non é caduta in mano ai seguaci dell'Ex-presidente sta nel fatto che molte unità delle forze armate non hanno risposto all'appello lanciato da questi di rivolgersi contro i loro alleati dei Comitati Popolari. Evidentemente la solidarietà maturata in oltre due anni di guerra contro gli aggressori sauditi si é dimostrata più forte di altre considerazioni. Con il suo background militare, Tareq Saleh avrebbe forse potuto modificare questo stato di cose, ma la sua morte elimina una figura almeno potenzialmente carismatica. Diversi figli di Saleh sarebbero stati catturati dalle forze di Ansarullah, che li tengono in custodia. ».
vii. La posizione dell'Iran. –
viii. “La difesa missilistica statunitense non ferma gli scud yemeniti.” –
Parte Terza.
Letteratura
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