gennaio 04, 2013

La questione sionista ed il Vicino Oriente. – Documentazione tratta dal quotidiano torinese “La Stampa”: Cronache dell’anno 1931.

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Mentre valgono le considerazioni generali già fatte per le precedenti fonti documentarie, e cioè: Vedi Elenco Numerico, pare qui opportuno rilevare ogni volta la casualità e imparzialità con la quale le diverse fonti si aggiungono le une alle altre, animati da una pretesa di completezza, che sappiamo difficile da raggiungere. Il quotidiano “La Stampa”, fondato nel 1867, rende disponibile il suo archivio storico dal 1867 al 2006. Valgono i criteri generali enunciati in precedenza e adattati ogni volta alla specificità della nuova fonte. Assumendo come anno di partenza il 1921 seguiamo un metodo sincronico, raccordandolo con quello diacronico basato su alcuni anni di riferimento.

LA QUESTIONE SIONISTA
E IL VICINO ORIENTE
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tratta dall’archivio storico de “La Stampa


1931
1930   ↔ 1932
Anno inizio spoglio: 1921.
La Stampa: 1882 - 1883 - 1884 - 1885 - 1886 - 1887 - 1888- 1889 - 1890 - 1891- 1892 - 1893 - 1894 - 1895 - 1896 - 1897 - 1898 - 1899 - 1900 - 1901 - 1902 - 1903 - 1904 - 1905 - 1906 - 1907 - 1908 - 1909 - 1910 - 1911 - 1912 - 1913 - 1914 - 1915 - 1916 -1917 - 1918 - 1919 - 1920 - 1921 - 1922 - 1923 - 1924 - 1925 - 1926 - 1927 - 1928 - 1929 - 1930 - 1931 - 1932 - 1933 - 1934 - 1935 - 1936 - 1937 - 1938 - 1939 - 1940 - 1941 - 1942 - 1943 - 1944 - 1945 - 1946 - 1947 - 1948 - 1949 - 1950 - 1951 - 1952 - 1953 - 1954 - 1955 - 1956 - 1957 - 1958 - 1959 - 1960 - 1961 - 1962 - 1963 - 1964 - 1965 - 1966 - 1967 - 1968 - 1969 - 1970 - 1971 - 1972 - 1973 - 1974 - 1975 - 1976 - 1977 - 1978 - 1979 - 1980 - 1981 - 1982 - 1983 - 1984 - 1985 - 1986 - 1987 - 1988 - 1989 - 1990 - 1991 - 1992 - 1993 - 1994 - 1995 - 1996 - 1997 - 1998 - 1999 - 2000 - 2001 - 2002 - 2003 - 2004 - 2005 - 2006.

Sommario: 1. L’espansione ebraica in Asia Minore. –

Indice Analitico: a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z. –  Eventi del 1931. – Altre fonti giornalistiche, periodiche o archivistiche del 1931.




Cap. 1

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L’espansione ebraica in Asia Minore

La Stampa,
Anno LXV, n. 183

lunedì, p.1-2
3 agosto 1931

LUGANO, agosto. – In seno al Sionismo sono sorti già da anni diversi partiti: quello dei Misrachi (ortodossi che fanno parte della opposizione e rimproverano al Sionismo di trascurare il culto della religione): il partito del sionisti generali ossia del Centro, (ha la maggioranza relativa); il partito dei lavoratori (cioè de| sindacalisti che numericamente vengono al secondo rango) ed il partito dei riformisti (la sua denominazione ufficiale è «revisionisti» e sono i sionisti intransigenti). Vi sono ancora alcuni gruppi minori. Nel recente Congresso è sorta una coalizione fra il Centro ed il partito dei lavoratori che domina in pieno l’attività del Congresso.
Per seguire e comprendere bene le lotte interne fra questi partiti, che alle volte assumono carattere aspro e magari violento, bisogna avere una mentalità ebrea e conoscere a fondo l’intima natura dei loro contrasti che di frequente, agli estranei sembrano incomprensibili. Già il loro linguaggio ha caratteristiche speciali, per il frequentissimo impiego di espressioni ebree il cui senso può essere compreso soltanto attraverso una pratica piuttosto lunga. Gli ebrei, quando si tratta di questioni interne sono molto chiusi, ed in genere non sono comunicativi e torna difficilissimo ottenere delle interviste dalle loro personalità in vista. Abbiamo seguito dal principio alla fine i tre Congressi dal 1927, 1930 e 1931 e ci siamo convinti che le questioni interne del Sionismo, anche le più importanti, interessano solo indirettamente gli estranei.
I rapporti col Governo britannico

Invece la politica estera del Sionismo assume una importanza sempre crescente. Il suo scopo finale è di creare una Sede Nazionale del popolo ebreo in Palestina che ne diventi la Patria ed il centro culturale e religioso. I riformisti vanno più in là e aspirano alla ricostruzione del Regno d’Israele. Anche nella sua formola più semplice e mite questo programma solleva questioni delicatissime.

Non si può contestare agli Ebrei il diritto storico di avere una sede nazionale in Palestina. Essi costituiscono un popolo con caratteristiche nazionali proprie, con una cultura e una civilizzazione sviluppatissime e più volte millenarie, un popolo che per mezzo delle sue colonne ha contribuito al progresso di non pochi paesi. La trasformazione di questo bel sogno in realtà oltre a costituire un atto di giustizia, dal punto di vista del progresso dell’Asia Minore, sarebbe un bene. La realizzazione delle aspirazioni dei Sionisti, anche se limitata alla formula confermata ancora all’ultima seduta del recente Congresso, che è la formula ufficiale e quindi la sola attendibile, e la più mite e si urterà a una tenace opposizione degli Arabi, essa solleva inoltre altre questioni che interessano particolarmente l’Italia.

La politica estera del Sionismo si svolge su due poli — il Governo inglese e la Società delle Nazioni. L’organizzazione sionista ha presso quest’ultima un proprio fiduciario: ciò significa che essa fa un serio assegnamento sull’appoggio della S.d.N. e la Segreteria di quest’ultima si fa sempre rappresentare a tutti i Congressi da un «osservatore» che ne segue accuratamente i lavori. Di questa collaborazione fra il Sionismo e Ginevra appare ben poco: eppure essa sussiste e molto probabilmente è fattiva. Indubbiamente i sionisti sarebbero ben lieti se il mandato sulla Palestina avesse da passare dall’Inghilterra alla S.d.N.

 I rapporti col Governo inglese sono continuamente sottoposti ad alternative. Sotto il regime conservatore il Governo della Gran Bretagna seguiva una politica ondeggiante e accoglieva alternativamente le aspirazioni degli Ebrei e quelle degli Arabi; però allora la politica  inglese permetteva ai primi di dare un notevole incremento alla loro colonizzazione della Palestina, ed essa avrebbe assunto uno sviluppo maggiore, qualora 1’organizzazione sionista avesse avuto a sua disposizione i capitali necessari. Sotto il regime laborista la situazione è cambiata profondamente: il Gabinetto di MacDonald aveva mandalo in Palestina alti funzionari animati da sentimenti ostili agli Ebrei ed i progromi dell’agosto 1929 in cui perirono 160 israeliti e andarono distrutte proprietà di gran valore, furono in parte la conseguenza di questa avversione. Non meno avversi agli Ebrei furono gli esponenti delle due principali Commissioni d’inchiesta presiedute dagli on. Shaw e Simpson. In seguito alle loro relazioni, il Ministero inglese delle Colonie pubblicò lo «Statement Passfield», ossia il «libro bianco» del 1930, le cui conclusioni, se fossero state accolte, avrebbero ostacolata e resa quasi impossibile l’immigrazione ebrea in Palestina. Seguì la reazione da parte degli Ebrei e di quella parte dell’opinione pubblica inglese che appoggia le aspirazioni dei sionisti. Qualche influenza fu pure esercitata anche dalla Commissione per i Mandati della Società delle Nazioni. Avvennero delle trattative clip durarono circa quattro mesi e che condussero alla emanazione di una lettera del febbraio 1931 del Primo Ministro MacDonald al presidente del sionismo, dott. Weizmann (il quale dopo la pubblicazione del «libro bianco» aveva rassegnato immediatamente le sue dimissioni). Quella lettera, costituente l’interpretazione legale del «libro bianco», ne annulla la maggior parte del contenuto. Restano però ancora in vigore alcuni dispositivi atti ad ostacolare considerevolmente la penetrazione sionista in Palestina. Attualmente la situazione degli Ebrei in Terra Santa è meno favorevole di quella che fosse sotto il regime conservatore.

 L’eclissi di Weizmann

Fin qui l’organizzazione sionista aveva tenuto verso il Governo inglese un atteggiamento, in complesso, deferente. Nei Congressi sionisti non mancavano le proteste e le lamentele per il modo con cui il Governo inglese eserciva il mandato sulla Palestina, però alla fine si aveva una dichiarazione ufficiale atta a soddisfare il Governo di Londra.

L’ultimo Congresso era chiamato a pronunciarsi sulla questione se il Sionismo possa mantenere inalterata la sua condotta verso l’Inghilterra, oppure se non sia il caso di passare ad una politica di opposizione. Dopo interminabili discussioni, a volte animatissime, si finì col votare un ordine del giorno che in sostanza mantiene inalterata la politica estera dell’organizzazione sionista. Però, il Presidente dr. Weizmann, considerato come l’esponente e l’autore principale della politica anglofila, seguita fin qui non fu più confermato in carica, ma venne sostituito dal dr. Nahum Sokolow, l’oratore lirico del Sionismo e amico personale del dr. Weizmann, del quale condivide pienamente le opinioni e le vedute politiche. Il dr. Weizmann, nelle sedute successive fu fatto segno a calorose ovazioni e a grandi manifestazioni di simpatia da parte della quasi totalità dei sionisti. E allora perché non fu rieletto? La non rielezione costituisce una protesta contro l’Inghilterra e specialmente contro il Governo laborista perché nel dr. Weizmann non confermato si volle colpire più che il capo del Sionismo il grande amico e sostenitore dell’Inghilterra.

L’immigrazione ebrea in Palestina sarà dunque proseguita, non ostante l’aumento degli ostacoli suscitati dalla politica adottata dal Governo laborista. Molto si è parlato e si parla tutt’ora della colonizzazione agricola della Palestina per opera dell’organizzazione sionista. Prevaleva in Europa la convinzione che gli Ebrei non avessero i requisiti voluti per realizzare con successo la colonizzazione agricola. Le esperienze fatte fin qui hanno smentito hanno smentito questo preconcetto: gli Ebrei hanno creato in Terra Santa parecchie colonie agricole veramente importanti e prospere e che hanno prospettive assai rassicuranti per il loro avvenire.

La colonizzazione industriale

Invece poco si parla della colonizzazione industriale e dell’artigianato ebreo, mentre essa acquista una importanza sempre crescente e presto potrà superare quella della colonizzazione agricola, se pure non l’ha già superata. Attualmente, si 170.000 Ebrei residenti in Palestina almeno 30.000 vivono direttamente e altri 10.000 indirettamente dell’industria. Nello spazio di pochi anni sono sorte numerose piccole e medie fabbriche di articoli assai variati e dalla piccola si sta passando alla grande industria. L’impianto di una centrale elettrica è quasi interamente terminato: esso è quasi ritardato dalla dalla rottura di una diga del bacino di accumulamento; questo impianto favorirà il sorgere di altre modeste industrie. Sono pressoché terminati i lavori per l’estrazione della potassa dal Mar Morto.

Qui tocchiamo un punto che interessa particolarmente l’Italia e la sua esportazione in Asia Minore.

Gli Arabi avevano boicottato e per lungo tempo gli articoli fabbricati dagli industriali ebrei in Palestina; eppure quelle fabbriche, sorte da qualche anno soltanto, hanno potuto sostenere benissimo quella lotta, perché poterono smerciare i loro prodotti in Siria ed in altri paesi limitrofi. La nascente industria ebrea in Palestina possiede già una forza considerevole di espansione, forza che sarebbe ancor maggiore se la attività industriale non fosse intralciata continuamente, oltre che dall’alto costo delle vita e quindi dai salari elevati, dai continui conflitti del lavoro, da scioperi e serrate. Da qualche tempo il costo della vita ribassa ed anche i salari diminuiscono. Vi sono degli industriali che, esasperati dei continui scioperi, hanno trasferito le loro officine in Siria. Si constata così l’inizio di una espansione industriale ebrea nell’Asia Minore. Data la straordinaria tenacia innata degli Ebrei e la loro competenza in affari, è da prevedere che questa espansione industriale avrà il suo corso. Sarà consigliabile di seguire attentamente questa attività industriale incipiente, non già per cercare di intralciarla, che sarebbe ingiusto e vano, ma per saper adattare l’esportazione italiana ed i nostri interessi nazionali alle nuove condizioni.

EMILIO COLOMBI


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