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Mentre valgono le considerazioni generali già fatte per le precedenti fonti documentarie, e cioè: Vedi Elenco Numerico, pare
qui opportuno rilevare ogni volta la casualità e imparzialità con
la quale le diverse fonti si aggiungono le une alle altre, animati da
una pretesa di completezza, che sappiamo difficile da raggiungere. Il quotidiano “La
Stampa”, fondato nel 1867, rende disponibile il suo archivio storico
dal 1867 al 2006. Valgono i criteri generali enunciati in precedenza e
adattati ogni volta alla specificità della nuova fonte. Assumendo
come anno di partenza il 1921 seguiamo un metodo sincronico,
raccordandolo con quello diacronico basato su alcuni anni di
riferimento.
1941
1940 ↔ 1942
1940 ↔ 1942
Anno inizio spoglio: 1921. |
Sommario: 1. Dinamitardi all’opera in Palestina. –
Indice Analitico: a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z. – Eventi del 1941. – Altre fonti giornalistiche, periodiche o archivistiche del 1941.
Indice Analitico: a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z. – Eventi del 1941. – Altre fonti giornalistiche, periodiche o archivistiche del 1941.
Dinamitardi all’opera in Palestina
Stampa Sera,
mercoledì, p. 3
10 settembre 1941
10 settembre 1941
Titoli: Il mondo arabo in fermento - Dinamitardi all’opera in Palestina - Manifestazioni anti-inglesi in Egitto. Il tradimento contro l’Iran e la rappresaglia contro il Gran Muftì hanno svelato i piani di Londra a favore dei giudei - Spietata repressione britannica.
(Servizio speciale di Stampa Sera) Ankara, mercoledì sera. –
Tutti gli odii, tutti i rancori maturati da anni ed anni, in quel crogiolo di razze che è questo tormentato Medio Oriente, pare si siano data parola per scatenarsi in una sola volta ora che la ventata di guerra sta squassando popoli e paesi. Così il conflitto iraniano si sta trasformando in un nuovo episodio della lotta fra arabi ed ebrei; lotta nella quale questi ultimi si fanno appoggiare dalle truppe mercenarie che Londra ha radunato e dalle orde sovietiche calate dal nord.
Attorno a questo tema principale di contrasto si rinfocolano altre passioni che soltanto temporaneamente erano state sopite. Gli inglesi, ormai giocano per così dire allo scoperto. Profittano dell’occasione per trasformare la campagna di guerra in una cruenta e spietata reazione anti-araba. Di qui i nuovi disordini in Palestina che vengono segnalati come rivestenti una certa gravità.
Gesta audaci
I capi nazionalisti che già avevano avuto rinomanza in altre memorabili lotte sono stati fatti sparire; quelli che non sono stati inviati al plotone di esecuzione si trovano deportati in terre lontane. Ciò non ostante, la ribellione continua. Giovani di fegato organizzano imboscate ed agguati, questo anche quando sono sicuri di dover pagare con la vita il gesto ardimentoso. Cosi è capitato a Betlemme, così a Naplusa, dove ordigni esplosivi sono stati collocati qua e là, tanto da danneggiare impianti e servizi dell’esercito britannico. A rinfocolare l’odio degli arabi verso gli inglesi è poi giunta e s’è diffusa immediatamente fra le masse, la notizia riguardante il Gran Mufti di Gerusalemme che Londra vuol farsi consegnare come «preda bellica» dal tradito Governo iraniano. La figura del Gran Muftì, resa presso che leggendaria per la lunga e dura lotta sostenuta in favore dell’indipendenza delle sue genti, rappresenta per tutti gli arabi, e per i palestinesi in specie, una sorta di bandiera cui s’è giurato fede. Non v’era alcuno, in Palestina, che non sperasse, presto o tardi, di poter rivedere il Muftì tornare liberato fra gli arabi fatti liberi. Il tranello teso dai britannici contro di lui è quindi ritenuto un insulto sanguinoso e tale da suscitare aperta ribellione.
[…]
(Servizio speciale di Stampa Sera) Ankara, mercoledì sera. –
Tutti gli odii, tutti i rancori maturati da anni ed anni, in quel crogiolo di razze che è questo tormentato Medio Oriente, pare si siano data parola per scatenarsi in una sola volta ora che la ventata di guerra sta squassando popoli e paesi. Così il conflitto iraniano si sta trasformando in un nuovo episodio della lotta fra arabi ed ebrei; lotta nella quale questi ultimi si fanno appoggiare dalle truppe mercenarie che Londra ha radunato e dalle orde sovietiche calate dal nord.
Attorno a questo tema principale di contrasto si rinfocolano altre passioni che soltanto temporaneamente erano state sopite. Gli inglesi, ormai giocano per così dire allo scoperto. Profittano dell’occasione per trasformare la campagna di guerra in una cruenta e spietata reazione anti-araba. Di qui i nuovi disordini in Palestina che vengono segnalati come rivestenti una certa gravità.
Gesta audaci
I capi nazionalisti che già avevano avuto rinomanza in altre memorabili lotte sono stati fatti sparire; quelli che non sono stati inviati al plotone di esecuzione si trovano deportati in terre lontane. Ciò non ostante, la ribellione continua. Giovani di fegato organizzano imboscate ed agguati, questo anche quando sono sicuri di dover pagare con la vita il gesto ardimentoso. Cosi è capitato a Betlemme, così a Naplusa, dove ordigni esplosivi sono stati collocati qua e là, tanto da danneggiare impianti e servizi dell’esercito britannico. A rinfocolare l’odio degli arabi verso gli inglesi è poi giunta e s’è diffusa immediatamente fra le masse, la notizia riguardante il Gran Mufti di Gerusalemme che Londra vuol farsi consegnare come «preda bellica» dal tradito Governo iraniano. La figura del Gran Muftì, resa presso che leggendaria per la lunga e dura lotta sostenuta in favore dell’indipendenza delle sue genti, rappresenta per tutti gli arabi, e per i palestinesi in specie, una sorta di bandiera cui s’è giurato fede. Non v’era alcuno, in Palestina, che non sperasse, presto o tardi, di poter rivedere il Muftì tornare liberato fra gli arabi fatti liberi. Il tranello teso dai britannici contro di lui è quindi ritenuto un insulto sanguinoso e tale da suscitare aperta ribellione.
[…]
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