Homepage - Wikileaks, spento ma in alternativa qui.
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Mentre ancora sono mentalmente impegnato a capire cosa sia Wikileaks e la natura delle informazioni messe in rete da questa organizzazione che pare essere libertaria, già si assiste a tentativi di spegnarla. Solo per pochi minuti ieri sera, partendo dal sito di OsservatorioIraq mi ero collegato all’indirizzo che compare in alto a sinistra accanto a “Homepage” e già mi ero fatto mentalmente un piano di lavoro per attingere direttamente alla fonte, senza la mediazione dei media tradizionali, ma ecco che già questa mattina l’indirizzo non risponde. Non ho avuto difficoltà ad immaginare che quella fonte sia stata “spenta” attraverso meccanismi che mi sono tecnicamente oscuri. Andando sulla rete ho avuto conferma che si è trattato di un fatto intenzionale. Se la diffusione delle notizie di cui tutti parlano, non è una manovra, un “complotto” delle stesse agenzie governative che ci menano per il naso quando e come vogliono, hanno però certamente i poteri e i mezzi per spegnere e boicottare i siti loro sgraditi. Racconto un aneddoto proveniente da persona di me meglio informata sulla materia, un ingegnere informatico. Mi diceva che in questo campo se qualcuno diventa particolarmente bravo e abile, viene subito costretto a lavorare per i servizi segreti. Se si rifiuta… lo ammazzano! Magari, mascherando l’assassinio di stato con un incidente automobilistico, un suicidio, sporcizie sessuali. La faccenda Wikileaks acquista ora per noi un ulteriore risvolto: quello della libertà di pensiero e di informazione, anche se da un’angolatura diversa a quella riguardante la repressione del pensiero storico revisionista.
Sommario: 1. Trasferimento del sito in Svizzera. – 2. Fasi alterne della guerra informatica. – 3. Le cinque testate di carta. – 4. Le porte che si chiudono in faccia. – 5. La qualità dell’informazione. – 6. Un profilo dell’accusatrice di Assange, una “femminista radicale”. – 7. Wikileaks: le principali tappe. – 8. Un nuovo tipo di giornalismo? – 9. La voce di Chomsky. – 10. La difesa da parte di Lula e Putin. –
1. Trasferimento del sito in Svizzera. – Andando al link – il primo che ho trovato – si apprende che è stato “spento” l’indirizzo al quale fino a ieri si poteva accedere. Non ho competenze tecniche per scendere nei dettagli, ma capisco cosa significa un “oscuramento” di una fonte di notizie. In pratica non è cosa diversa dalla chiusura di un giornale su carta stampata o di una emittente televisiva. Per internet, tuttavia, sembrerebbe, ciò che si chiude in una parte del mondo, lo si può riaprire in un’altra. Può essere istruttivo seguire questa storia e vedere come andrà a finire. Al tempo stesso si potrà capire meglio cosa sia Wikileaks, quale il suo progetto e soprattutto la sua onestà, essendo stato espresso il sospetto – sempre sulla rete – che dietro Julian Assange vi sia Qualcuno che abbia in fondo oscuri e reconditi disegni: il “complotto” o come lo si vuol chiamare riaffiora sempre. Si può esprimere il concetto in altri termini: la persona candida, semplice e d onesta crede normalmente a ciò che le si dice, ma vi è gente che fa uso consapevole della menzogna per fini di manipolazione e di potere. Ognuno di noi cerca di difendersi come può. Essere ingenui non è un titolo di merito, ormai.
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2. Fasi alterne della guerra informatica. – Nuove notizie attingiamo dal link del titolo. Ne riportiamo quelle per noi più significative. Lo spegnimento è avvenuto negli USA, ma è durato solo poche ore, essendosi il sito spostato e riacceso altrove. La motivazione non mi riesce chiara, ma poco mi importa: conta ora il fatto in sé. Esce fuori il nome del senatore statunitense Joe Lieberman, che si sta dando molto da fare non si capisce se a titolo personale o come titolare di uno specifico Ufficio governativo. Mi correggo: è “Presidente della Commissione Usa sulla sicurezza nazionale”, aggiungendo però che ormai il nome “sicurezza” serve a coprire le peggiore nefandezze che nulla hanno a che fare con la “nostra” di sicurezza: si tratta soltanto della “loro” sicurezza, intesa e concepita contro di “noi”. Secondo le compagnie che hanno staccato la spina a Wikileaks, questo non avrebbe «rispettato i termini del contratto circa l’uso “responsabile” dello strumento offertogli», dove il “responsabile” non può che farci sorridere, essendo chiaramente opinabile e quanto mai arbitrario.
3. Le cinque testate di carta. – Leggo che per diffondere questa nuova tranche di notizie riservate proveniente dalle ambasciate Usa sparse nel mondo gli strateghi di Wikileaks si servono di una diffusione diluita e filtrata nel tempo da parte di cinque testate giornalistiche. Nell’ordine: 1) New York Times; 2) Guardian; 3) El País; 4) Le Monde; 5) Der Spiegel. Hanno pagato per avere il materiale. Ma ricordando casi precedenti non ritengo che di queste testate vi sia molto da fidarsi. Si sa che il profitto commerciale è il profitto, ma basta pagare di più o usare mezzi persuasivivi per piegare anche queste fonti, di fronte alle quale è bene mantenersi circospetti. Altra cosa se il materiale di Wikileaks è alla fonte autentico, non filtrato, non manipolato, non destinato a disegni che possono esserci estranei. Non possiamo però sospettare degli ideatori finché non ne abbiamo un fondato motivo. Delle cinque testate notiamo che due sono in lingua inglese: una in America e l’altra in Gran Bretagna; seguono poi la lingua francese (Le Monde), spagnola (El País), tedesca (Der Spiegel). La lingua italiana forse non è neppure entrata in trattativa. E chi avrebbe dovuto essere? Poiché l’interprete può essere a sua volta interpretato, cercheremo di leggere in modo critico la selezione e la redazione che ognuno delle cinque testate darà degli oltre 250.000 cablogrammi. E da qui trarremo occasione per interessarci anche della precedente messe di notizie riguardanti l’Iraq, ma diffuse in modo diverso e forse per questo sfuggite all’attenzione dei più, dell’utente finale, quale mi considero. In fondo, sempre che i dati siano autentici oltre che rilevanti, e non vi sia frode, è davvero una rara occasione quella di poter accedere direttamente a fonti archivistiche per le quali di solito occorre attendere parecchi decenni.
4. Le porte che si chiudono in faccia. – Qualcosa di istruttivo lo ricaviamo dal modo in cui i governi reagiscono. Hanno fondamentalmente paura della... «Verità». La «sicurezza» dei cittadini qui non c’entra nulla. C’entrano invece i loro intrallazzi, le loro porcherie, i loro arcana sempre in barba ai cittadini. Ricordate i trattati “segreti” del passato? Sono forse cessati? Ma neppure per sogno! Ed i “colpi di stato”, gli omicidi di stato, gli attentati, i depistaggi... I governi normalmento “mentono” ed i cittadini sono poco più che capi di bestiame sui quali esercitare il proprio potere ed ai quali far credere quello che meglio conviene... agli stessi governanti, ai poteri forti, alle lobbies. Forse era questo il messaggio che Julian Assange voleva lanciare al mondo e che il mondo dovrebbe saper raccogliere in un’epoca in cui i mezzi tecnici sono diversi da quelli del passato e l’informazione può una risorsa condivisa. Non sono un tecnico, ma qui l’elemento debole mi sembrano siano i server e le società di provider. Mi auguro che la tecnologia faccia un passo ulteriore, trasformando ogni singolo computer in un server e in un provider, eliminando gli intermediari, che possono essere ricattati e controllati. La mia immaginazione ha in non pochi casi precorso le invenzioni tecniche. Mi auguro che sia ancora una volta così.
5. La qualità dell’informazione. – Se uno accede ad una fonte di informazione, non gli si può chiedere di fare una cernita di ciò che è serio e rilevante da ciò che non lo è. Io ti metto a disposizione, con mio rischio e pericolo, una massa ingentissima di dati: oltre 250.00 cablogrammi. Vale a dire tutte le comunicazione che dalle ambasciate americane venivano mandate al Dipartimento di Stato. Sarà poi compito sua saper estrarre, dividere il grano dal loglio. Non sono totalmente d’accordo nel tentativo di svalutare Julian Assanger, facendolo passare per un buffone, un goliarda. Lo stesso Veneziani alla fine ammette: «Naturalmente non escludo affatto che ci siano fascicoli seri, e perfino minacciosi, oltre la giostra per idioti globali che è stata pubblicata ieri. Allora lasciamo da parte la buffonata e pensiamo alle cose serie». Ed è appunto di questo si tratta.
6. Un profilo dell’accusatrice di Assange, una “femminista radicale”. – Andando al link del blog di Saigon si può leggere un interessante profilo dell’accusatrice di Assange, tal Anna Ardin, che lo avrebbe lo avrebbe accusato per stupro. In effetti, la storia appare quanto mai inverosimile e non era capitato finora di leggere come e perché sarebbe stato commesso un simile stupro. I dettagli potrebbero essere piccanti se non fossero banali di fronte alla risonanza mondiale di un caso in cui il fondatore di WikiLeaks ha motivo per temere della sua vita. Il mando di cattura per stupro potrebbe infatti essere un pretesto per poi, una volta catturato, sopprimere Assange, magari mascherando l’assassinio con il classico suicidio o incidente o resistenza armata. Vedremo come andrà a finire questa storia. Intanto è utile sapere qualcosa sull’accusatrice.
7. Wikileaks: le principali tappe. – «Le tappe principali di Wikileaks, il sito specializzato nella rivelazione dei documenti segreti:
- Dicembre 2006: creazione di Wikileaks, un sito criptato che permette agli utenti di denunciare i regimi autoritari, pubblicando documenti compromettenti, senza essere identificati.
- Nel gennaio 2007, il sito afferma di aver già ricevuto oltre un milione di articoli.
- Novembre 2009: Wikileaks pubblica centinaia di migliaia di mini-messaggi, inviati negli Stati Uniti il giorno degli attentati dell'11 settembre.
- 5 Aprile 2010: Il video di un errore dei militari Usa a Baghdad costato la vita anche a due dipendenti iracheni è pubblicato sul sito web e su Youtube.
- 25 luglio: distribuzione di circa 77.000 documenti riservati sulla guerra in Afghanistan.
- 22 agosto: Julian Assange, l'australiano di 39 anni, fondatore del sito, dopo l'accusa di stupro in Svezia, denuncia un complotto.
- 22 ottobre: Wikileaks pubblica circa 400 000 documenti scritti negli anni 2004-2009, che raccontano le torture in Iraq.
- 18 novembre: La giustizia svedese lancia un mandato di arresto internazionale contro Julian Assange, sotto inchiesta per "stupro e violenza sessuale."
- 28 novembre: vengono pubblicati alcuni degli oltre 250.000 documenti dei diplomatici americani.
- 6 dicembre: Wikileaks pubblica un elenco segreto di siti industriali e di infrastrutture critiche in tutto il mondo, che gli Stati Uniti vogliono proteggere da attacchi terroristici. (Fonte Afp)» (Fonte).
8. Un nuovo tipo di giornalismo? – In effetti, non ne possiamo più della maggior parte della stampa e dei media televisivi, spesso complici del potere e meri organi di propaganda di governi e lobbies. S wikileaks non è in fondo altro che un sito web, allora forse è reale la “rivoluzione” apportata da internet. In un vecchio libro di futurologia leggevo di come un signore giapponese ben trent’anni fa aveva divinato un’epoca in cui ognuno seduto ad una scrivania poteva produrre quella conoscenza che altri, seduti in una diversa scrivania, erano pronti e desiderosi di ricevere. L’evento si è verificato, direi, ma manca ancora il pieno elemento della sicurezza. Spero che la tecnologia faccia il passo ulteriore in difesa non del potere, ma della gente comune, dei popoli. Se Wikileaks è davvero questo – ma non ne siamo ancora certi – non si può non stare dalla parte di Assange, anche se non manca chi lancia sospetti su di lui e su chi vi starebbe dietro. Di questa prospettiva di un nuovo tipo di giornalismo parla lo stesso Assange nel suo articolo prontamente tradotto in italiano e di cui al link.
9. La voce di Chomsky. – È importante la presa di posizione di Noam Chomsky: è difficile che si inganni un uomo della sua intelligenza. Ed è quanto mai opportuna questa sua uscita in difesa di Assange e della sua libertà di espressione in un momento in cui si teme l’ennessimo inganno, almeno da parte di alcuni o si tenta di ridimensionare e banalizzare il significato della sua impresa. Chomsky esprime anche preoccupazioni per la sicurezza personale del trentanovenne australiano.
10. La difesa da parte di Lula e Putin. – Pur mantenendo la dovuta cautela, mi sembra tuttavia che il quadro si stia semplificando. Cosa ha fatto Assange? In fondo, ha solo reso pubblici informazioni che i cittadini di tutto il mondo avrebbero bene il diritto di conoscere. La democrazia, se dobbiamo prendere per buono questo concetto quanto mai abusato, non dovrebbe essere retta dall’inganno e dalla manipolazione. Se attraverso la rete diventa possibile sbugiardare i governi, questo non è un male e non pare nocivo per la pace nel mondo. In altri termini, sta venendo fuori la grande ipocrisia che governa i media. A dirlo sono nientemento che Putin e Lula, i quali hanno certamente colpito nel segno.
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Mentre ancora sono mentalmente impegnato a capire cosa sia Wikileaks e la natura delle informazioni messe in rete da questa organizzazione che pare essere libertaria, già si assiste a tentativi di spegnarla. Solo per pochi minuti ieri sera, partendo dal sito di OsservatorioIraq mi ero collegato all’indirizzo che compare in alto a sinistra accanto a “Homepage” e già mi ero fatto mentalmente un piano di lavoro per attingere direttamente alla fonte, senza la mediazione dei media tradizionali, ma ecco che già questa mattina l’indirizzo non risponde. Non ho avuto difficoltà ad immaginare che quella fonte sia stata “spenta” attraverso meccanismi che mi sono tecnicamente oscuri. Andando sulla rete ho avuto conferma che si è trattato di un fatto intenzionale. Se la diffusione delle notizie di cui tutti parlano, non è una manovra, un “complotto” delle stesse agenzie governative che ci menano per il naso quando e come vogliono, hanno però certamente i poteri e i mezzi per spegnere e boicottare i siti loro sgraditi. Racconto un aneddoto proveniente da persona di me meglio informata sulla materia, un ingegnere informatico. Mi diceva che in questo campo se qualcuno diventa particolarmente bravo e abile, viene subito costretto a lavorare per i servizi segreti. Se si rifiuta… lo ammazzano! Magari, mascherando l’assassinio di stato con un incidente automobilistico, un suicidio, sporcizie sessuali. La faccenda Wikileaks acquista ora per noi un ulteriore risvolto: quello della libertà di pensiero e di informazione, anche se da un’angolatura diversa a quella riguardante la repressione del pensiero storico revisionista.
Sommario: 1. Trasferimento del sito in Svizzera. – 2. Fasi alterne della guerra informatica. – 3. Le cinque testate di carta. – 4. Le porte che si chiudono in faccia. – 5. La qualità dell’informazione. – 6. Un profilo dell’accusatrice di Assange, una “femminista radicale”. – 7. Wikileaks: le principali tappe. – 8. Un nuovo tipo di giornalismo? – 9. La voce di Chomsky. – 10. La difesa da parte di Lula e Putin. –
1. Trasferimento del sito in Svizzera. – Andando al link – il primo che ho trovato – si apprende che è stato “spento” l’indirizzo al quale fino a ieri si poteva accedere. Non ho competenze tecniche per scendere nei dettagli, ma capisco cosa significa un “oscuramento” di una fonte di notizie. In pratica non è cosa diversa dalla chiusura di un giornale su carta stampata o di una emittente televisiva. Per internet, tuttavia, sembrerebbe, ciò che si chiude in una parte del mondo, lo si può riaprire in un’altra. Può essere istruttivo seguire questa storia e vedere come andrà a finire. Al tempo stesso si potrà capire meglio cosa sia Wikileaks, quale il suo progetto e soprattutto la sua onestà, essendo stato espresso il sospetto – sempre sulla rete – che dietro Julian Assange vi sia Qualcuno che abbia in fondo oscuri e reconditi disegni: il “complotto” o come lo si vuol chiamare riaffiora sempre. Si può esprimere il concetto in altri termini: la persona candida, semplice e d onesta crede normalmente a ciò che le si dice, ma vi è gente che fa uso consapevole della menzogna per fini di manipolazione e di potere. Ognuno di noi cerca di difendersi come può. Essere ingenui non è un titolo di merito, ormai.
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2. Fasi alterne della guerra informatica. – Nuove notizie attingiamo dal link del titolo. Ne riportiamo quelle per noi più significative. Lo spegnimento è avvenuto negli USA, ma è durato solo poche ore, essendosi il sito spostato e riacceso altrove. La motivazione non mi riesce chiara, ma poco mi importa: conta ora il fatto in sé. Esce fuori il nome del senatore statunitense Joe Lieberman, che si sta dando molto da fare non si capisce se a titolo personale o come titolare di uno specifico Ufficio governativo. Mi correggo: è “Presidente della Commissione Usa sulla sicurezza nazionale”, aggiungendo però che ormai il nome “sicurezza” serve a coprire le peggiore nefandezze che nulla hanno a che fare con la “nostra” di sicurezza: si tratta soltanto della “loro” sicurezza, intesa e concepita contro di “noi”. Secondo le compagnie che hanno staccato la spina a Wikileaks, questo non avrebbe «rispettato i termini del contratto circa l’uso “responsabile” dello strumento offertogli», dove il “responsabile” non può che farci sorridere, essendo chiaramente opinabile e quanto mai arbitrario.
3. Le cinque testate di carta. – Leggo che per diffondere questa nuova tranche di notizie riservate proveniente dalle ambasciate Usa sparse nel mondo gli strateghi di Wikileaks si servono di una diffusione diluita e filtrata nel tempo da parte di cinque testate giornalistiche. Nell’ordine: 1) New York Times; 2) Guardian; 3) El País; 4) Le Monde; 5) Der Spiegel. Hanno pagato per avere il materiale. Ma ricordando casi precedenti non ritengo che di queste testate vi sia molto da fidarsi. Si sa che il profitto commerciale è il profitto, ma basta pagare di più o usare mezzi persuasivivi per piegare anche queste fonti, di fronte alle quale è bene mantenersi circospetti. Altra cosa se il materiale di Wikileaks è alla fonte autentico, non filtrato, non manipolato, non destinato a disegni che possono esserci estranei. Non possiamo però sospettare degli ideatori finché non ne abbiamo un fondato motivo. Delle cinque testate notiamo che due sono in lingua inglese: una in America e l’altra in Gran Bretagna; seguono poi la lingua francese (Le Monde), spagnola (El País), tedesca (Der Spiegel). La lingua italiana forse non è neppure entrata in trattativa. E chi avrebbe dovuto essere? Poiché l’interprete può essere a sua volta interpretato, cercheremo di leggere in modo critico la selezione e la redazione che ognuno delle cinque testate darà degli oltre 250.000 cablogrammi. E da qui trarremo occasione per interessarci anche della precedente messe di notizie riguardanti l’Iraq, ma diffuse in modo diverso e forse per questo sfuggite all’attenzione dei più, dell’utente finale, quale mi considero. In fondo, sempre che i dati siano autentici oltre che rilevanti, e non vi sia frode, è davvero una rara occasione quella di poter accedere direttamente a fonti archivistiche per le quali di solito occorre attendere parecchi decenni.
4. Le porte che si chiudono in faccia. – Qualcosa di istruttivo lo ricaviamo dal modo in cui i governi reagiscono. Hanno fondamentalmente paura della... «Verità». La «sicurezza» dei cittadini qui non c’entra nulla. C’entrano invece i loro intrallazzi, le loro porcherie, i loro arcana sempre in barba ai cittadini. Ricordate i trattati “segreti” del passato? Sono forse cessati? Ma neppure per sogno! Ed i “colpi di stato”, gli omicidi di stato, gli attentati, i depistaggi... I governi normalmento “mentono” ed i cittadini sono poco più che capi di bestiame sui quali esercitare il proprio potere ed ai quali far credere quello che meglio conviene... agli stessi governanti, ai poteri forti, alle lobbies. Forse era questo il messaggio che Julian Assange voleva lanciare al mondo e che il mondo dovrebbe saper raccogliere in un’epoca in cui i mezzi tecnici sono diversi da quelli del passato e l’informazione può una risorsa condivisa. Non sono un tecnico, ma qui l’elemento debole mi sembrano siano i server e le società di provider. Mi auguro che la tecnologia faccia un passo ulteriore, trasformando ogni singolo computer in un server e in un provider, eliminando gli intermediari, che possono essere ricattati e controllati. La mia immaginazione ha in non pochi casi precorso le invenzioni tecniche. Mi auguro che sia ancora una volta così.
5. La qualità dell’informazione. – Se uno accede ad una fonte di informazione, non gli si può chiedere di fare una cernita di ciò che è serio e rilevante da ciò che non lo è. Io ti metto a disposizione, con mio rischio e pericolo, una massa ingentissima di dati: oltre 250.00 cablogrammi. Vale a dire tutte le comunicazione che dalle ambasciate americane venivano mandate al Dipartimento di Stato. Sarà poi compito sua saper estrarre, dividere il grano dal loglio. Non sono totalmente d’accordo nel tentativo di svalutare Julian Assanger, facendolo passare per un buffone, un goliarda. Lo stesso Veneziani alla fine ammette: «Naturalmente non escludo affatto che ci siano fascicoli seri, e perfino minacciosi, oltre la giostra per idioti globali che è stata pubblicata ieri. Allora lasciamo da parte la buffonata e pensiamo alle cose serie». Ed è appunto di questo si tratta.
6. Un profilo dell’accusatrice di Assange, una “femminista radicale”. – Andando al link del blog di Saigon si può leggere un interessante profilo dell’accusatrice di Assange, tal Anna Ardin, che lo avrebbe lo avrebbe accusato per stupro. In effetti, la storia appare quanto mai inverosimile e non era capitato finora di leggere come e perché sarebbe stato commesso un simile stupro. I dettagli potrebbero essere piccanti se non fossero banali di fronte alla risonanza mondiale di un caso in cui il fondatore di WikiLeaks ha motivo per temere della sua vita. Il mando di cattura per stupro potrebbe infatti essere un pretesto per poi, una volta catturato, sopprimere Assange, magari mascherando l’assassinio con il classico suicidio o incidente o resistenza armata. Vedremo come andrà a finire questa storia. Intanto è utile sapere qualcosa sull’accusatrice.
7. Wikileaks: le principali tappe. – «Le tappe principali di Wikileaks, il sito specializzato nella rivelazione dei documenti segreti:
- Dicembre 2006: creazione di Wikileaks, un sito criptato che permette agli utenti di denunciare i regimi autoritari, pubblicando documenti compromettenti, senza essere identificati.
- Nel gennaio 2007, il sito afferma di aver già ricevuto oltre un milione di articoli.
- Novembre 2009: Wikileaks pubblica centinaia di migliaia di mini-messaggi, inviati negli Stati Uniti il giorno degli attentati dell'11 settembre.
- 5 Aprile 2010: Il video di un errore dei militari Usa a Baghdad costato la vita anche a due dipendenti iracheni è pubblicato sul sito web e su Youtube.
- 25 luglio: distribuzione di circa 77.000 documenti riservati sulla guerra in Afghanistan.
- 22 agosto: Julian Assange, l'australiano di 39 anni, fondatore del sito, dopo l'accusa di stupro in Svezia, denuncia un complotto.
- 22 ottobre: Wikileaks pubblica circa 400 000 documenti scritti negli anni 2004-2009, che raccontano le torture in Iraq.
- 18 novembre: La giustizia svedese lancia un mandato di arresto internazionale contro Julian Assange, sotto inchiesta per "stupro e violenza sessuale."
- 28 novembre: vengono pubblicati alcuni degli oltre 250.000 documenti dei diplomatici americani.
- 6 dicembre: Wikileaks pubblica un elenco segreto di siti industriali e di infrastrutture critiche in tutto il mondo, che gli Stati Uniti vogliono proteggere da attacchi terroristici. (Fonte Afp)» (Fonte).
8. Un nuovo tipo di giornalismo? – In effetti, non ne possiamo più della maggior parte della stampa e dei media televisivi, spesso complici del potere e meri organi di propaganda di governi e lobbies. S wikileaks non è in fondo altro che un sito web, allora forse è reale la “rivoluzione” apportata da internet. In un vecchio libro di futurologia leggevo di come un signore giapponese ben trent’anni fa aveva divinato un’epoca in cui ognuno seduto ad una scrivania poteva produrre quella conoscenza che altri, seduti in una diversa scrivania, erano pronti e desiderosi di ricevere. L’evento si è verificato, direi, ma manca ancora il pieno elemento della sicurezza. Spero che la tecnologia faccia il passo ulteriore in difesa non del potere, ma della gente comune, dei popoli. Se Wikileaks è davvero questo – ma non ne siamo ancora certi – non si può non stare dalla parte di Assange, anche se non manca chi lancia sospetti su di lui e su chi vi starebbe dietro. Di questa prospettiva di un nuovo tipo di giornalismo parla lo stesso Assange nel suo articolo prontamente tradotto in italiano e di cui al link.
9. La voce di Chomsky. – È importante la presa di posizione di Noam Chomsky: è difficile che si inganni un uomo della sua intelligenza. Ed è quanto mai opportuna questa sua uscita in difesa di Assange e della sua libertà di espressione in un momento in cui si teme l’ennessimo inganno, almeno da parte di alcuni o si tenta di ridimensionare e banalizzare il significato della sua impresa. Chomsky esprime anche preoccupazioni per la sicurezza personale del trentanovenne australiano.
10. La difesa da parte di Lula e Putin. – Pur mantenendo la dovuta cautela, mi sembra tuttavia che il quadro si stia semplificando. Cosa ha fatto Assange? In fondo, ha solo reso pubblici informazioni che i cittadini di tutto il mondo avrebbero bene il diritto di conoscere. La democrazia, se dobbiamo prendere per buono questo concetto quanto mai abusato, non dovrebbe essere retta dall’inganno e dalla manipolazione. Se attraverso la rete diventa possibile sbugiardare i governi, questo non è un male e non pare nocivo per la pace nel mondo. In altri termini, sta venendo fuori la grande ipocrisia che governa i media. A dirlo sono nientemento che Putin e Lula, i quali hanno certamente colpito nel segno.
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