§ 24a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.
L’allocuzione papale e il Patriarca cattolico di Gerusalemme
L’allocuzione papale e il Patriarca cattolico di Gerusalemme. - II Patriarca di Gerusalemme Mons. Barlassina [1] ha pubblicato in occasione della festa del Papa una lettera pastorale, il cui argomento è il dovere di obbedienza e di affetto che i fedeli hanno verso il Capo della Chiesa, ma il cui scopo fu di render pubblica l’allocuzione del Papa nel Concistoro del 13 giugno, a proposito delle attuali condizioni della Palestina.
Prima della lettera pastorale, la pubblicazione integrale della parola pontificia era stata proibita, mentre si permetteva agli organi sionisti di pubblicarne dei sunti alterati e di travisarne la portata e il significato. Perciò il Patriarca ha inserito integralmente nella sua Pastorale la protesta fatta da Benedetto XV nell’allocuzione Concistoriale e l’ha fatta seguire da queste parole:
«Mentre tutte le persone oneste, scevre da passioni politiche o da interessi privati, riconoscono la paterna bontà del Papa verso questa povera popolazione della Palestina, bontà premurosa dei suoi orfani, dei suoi poveri, non meno che dei suoi sacri diritti, alcuni insensati si son permessi, di qualificare l’opera sapiente del Romano Pontefice in modo ignominioso e indegno. Noi, da figli devoti del Vicario di Gesù Cristo, non mancheremo di protestare energicamente là dove la nostra voce è sentita, fidenti che la Nazione lnglese, colle sue tradizioni di liberalità e di giustizia, non permetterà che gli interessi religiosi e civili di un intero popolo siano manomessi dagli intrighi di pochi. E tanto più è acuto il nostro dolore, inquantochè troppo chiara è la differenza di trattamento fatta in danno dei Cattolici. Con criteri arbitrari e inqualificabili la censura esercitò le sue pressioni interdicendoci la pubblicazione della parola pura e genuina del Papa, presentata senza alcun commento, nonché la stampa di notizie sullo stesso soggetto, le quali per altro erano già state letteralmente pubblicate dai giornali locali; mentre poi si autorizzavano organi sionisti a lanciare al pubblico contro il Pontefice frasi ingiuriose, atte a sminuirne l’autorità, e grossolanamente calunniose. Denunziando tali fatti penosi, Noi non esageriamo nè cadiamo in errore, perché ne possediamo i documenti autentici.
«Ora, se pubblico fu l’insulto, pubblico il male, pubblica anche sia la nostra protesta. E voi, o cattolici, la farete, ma in quel modo che è degno della sublimità della Fede che professate; voi protesterete rafforzando ognor più il vostro amor figliale, verso il Papa, protesterete con una obbedienza assoluta alla Sua veneranda autorità, protesterete pregando più fervidamente che mai per la Sua Augusta Persona».
Secondo il Corriere d’Italia di Roma, del 10 agosto, i fatti ai quali allude il Patriarca sono i seguenti:
• Nei periodici cattolici è stato proibito persino il titolo: «Il Papa e la Palestina», mentre questo è stato permesso sul giornale ebraico Ha-ares, («La Terra») di Gerusalemme nel numero del 20 giugno. E a quel titolo seguiva un articolo nel quale il significato della parola del Papa era radicalmente svisato. Lo stesso giornale, una settimana dopo, smentiva le parole del Papa sullo stato morale attuale della Palestina.
• Un altro giornale ebraico, il Pinhas di Giaffa, il 30 giugno scriveva: «La parola giustizia è diventata oggi di uso continuo nella bocca dei Papi che se ne servono per nascondere la vergogna delle loro azioni e in modo capace di ingannare i popoli… I santi del Signore predicano nelle chiese criticando un movimento nazionale, invitando all’uccisione e al saccheggio e complottando col diavolo e col Papa».
• Monsignor Barlassina dichiara formalmente che neanche un solo prete cattolico si è permesso di predicare la violenza né in chiesa nè altrove.
• È da notarsi, aggiunge il Corriere d’Italia, che l’articolo del Pinhas è stato pubblicato mentre a Giaffa impera tutta la legge marziale, quindi con la piena consapevolezza e connivenza delle autorità inglesi.
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WEBGRAFIA. – In un contesto riguardante «Il santuario di Nostra Signora Regina della Palestina», webarticolo di Vittorino Profera, si ricavano notizie sulla figura e sull’opera di mons. Luigi Barlassina.
NOTE
[1] Su mons. Barlassina riportiamo questa nota: «Tra i Patriarchi che si succedettero alla guida di questa rinata Chiesa latina, fu mons. Luigi Barlassina (1920-1947) che avvertì l’importanza di Deir Rafat come luogo di culto, dove far erigere un santuario dedicato alla Vergine Maria: Fu lui che, il 15 luglio 1920, in occasione del solenne ingresso nella basilica cattedrale del Santo Sepolcro e della conseguente consacrazione della diocesi a Maria, per la prima volta la invocò col titolo di «Regina di Palestina», titolo che venne approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti tredici anni dopo, nel 1933. La consacrazione della diocesi alla Regina di Palestina assumeva per mons. Barlassina un preciso significato: porre sotto la sua protezione tutta la vasta opera di rinnovamento, spirituale e materiale, che intendeva realizzare in seno ad essa in un particolare momento storico, caratterizzato da gravi difficoltà a motivo del primo conflitto mondiale, da poco terminato. Egli aveva visto la Palestina teatro di contesa tra l’Impero Ottomano e le potenze dell’Intesa, a cominciare dall’Inghilterra, con il successivo passaggio dalla secolare dominazione ottomana al Mandato inglese (1920-1948)» (Fonte). Torna al testo.