giugno 29, 2010

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Da “Oriente Moderno” del 1921. § 24: L’allocuzione papale e il Patriarca cattolico di Gerusalemme.

§ 24a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.

§ 24a

c. 24a §§ 23a25a

L’allocuzione papale e il Patriarca cattolico di Gerusalemme

da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 4,
15 settembre 1921, p. 222

L’allocuzione papale e il Patriarca cattolico di Gerusalemme. - II Patriarca di Gerusalemme Mons. Barlassina [1] ha pubblicato in occasione della festa del Papa una lettera pastorale, il cui argomento è il dovere di obbedienza e di affetto che i fedeli hanno verso il Capo della Chiesa, ma il cui scopo fu di render pubblica l’allocuzione del Papa nel Concistoro del 13 giugno, a proposito delle attuali condizioni della Palestina.

Prima della lettera pastorale, la pubblicazione integrale della parola pontificia era stata proibita, mentre si permetteva agli organi sionisti di pubblicarne dei sunti alterati e di travisarne la portata e il significato. Perciò il Patriarca ha inserito integralmente nella sua Pastorale la protesta fatta da Benedetto XV nell’allocuzione Concistoriale e l’ha fatta seguire da queste parole:

«Mentre tutte le persone oneste, scevre da passioni politiche o da interessi privati, riconoscono la paterna bontà del Papa verso questa povera popolazione della Palestina, bontà premurosa dei suoi orfani, dei suoi poveri, non meno che dei suoi sacri diritti, alcuni insensati si son permessi, di qualificare l’opera sapiente del Romano Pontefice in modo ignominioso e indegno. Noi, da figli devoti del Vicario di Gesù Cristo, non mancheremo di protestare energicamente là dove la nostra voce è sentita, fidenti che la Nazione lnglese, colle sue tradizioni di liberalità e di giustizia, non permetterà che gli interessi religiosi e civili di un intero popolo siano manomessi dagli intrighi di pochi. E tanto più è acuto il nostro dolore, inquantochè troppo chiara è la differenza di trattamento fatta in danno dei Cattolici. Con criteri arbitrari e inqualificabili la censura esercitò le sue pressioni interdicendoci la pubblicazione della parola pura e genuina del Papa, presentata senza alcun commento, nonché la stampa di notizie sullo stesso soggetto, le quali per altro erano già state letteralmente pubblicate dai giornali locali; mentre poi si autorizzavano organi sionisti a lanciare al pubblico contro il Pontefice frasi ingiuriose, atte a sminuirne l’autorità, e grossolanamente calunniose. Denunziando tali fatti penosi, Noi non esageriamo nè cadiamo in errore, perché ne possediamo i documenti autentici.

«Ora, se pubblico fu l’insulto, pubblico il male, pubblica anche sia la nostra protesta. E voi, o cattolici, la farete, ma in quel modo che è degno della sublimità della Fede che professate; voi protesterete rafforzando ognor più il vostro amor figliale, verso il Papa, protesterete con una obbedienza assoluta alla Sua veneranda autorità, protesterete pregando più fervidamente che mai per la Sua Augusta Persona».

Secondo il Corriere d’Italia di Roma, del 10 agosto, i fatti ai quali allude il Patriarca sono i seguenti:

• Nei periodici cattolici è stato proibito persino il titolo: «Il Papa e la Palestina», mentre questo è stato permesso sul giornale ebraico Ha-ares, («La Terra») di Gerusalemme nel numero del 20 giugno. E a quel titolo seguiva un articolo nel quale il significato della parola del Papa era radicalmente svisato. Lo stesso giornale, una settimana dopo, smentiva le parole del Papa sullo stato morale attuale della Palestina.

• Un altro giornale ebraico, il Pinhas di Giaffa, il 30 giugno scriveva: «La parola giustizia è diventata oggi di uso continuo nella bocca dei Papi che se ne servono per nascondere la vergogna delle loro azioni e in modo capace di ingannare i popoli… I santi del Signore predicano nelle chiese criticando un movimento nazionale, invitando all’uccisione e al saccheggio e complottando col diavolo e col Papa».

• Monsignor Barlassina dichiara formalmente che neanche un solo prete cattolico si è permesso di predicare la violenza né in chiesa nè altrove.

• È da notarsi, aggiunge il Corriere d’Italia, che l’articolo del Pinhas è stato pubblicato mentre a Giaffa impera tutta la legge marziale, quindi con la piena consapevolezza e connivenza delle autorità inglesi.

Torna al Sommario.

WEBGRAFIA. – In un contesto riguardante «Il santuario di Nostra Signora Regina della Palestina», webarticolo di Vittorino Profera, si ricavano notizie sulla figura e sull’opera di mons. Luigi Barlassina.

NOTE

[1] Su mons. Barlassina riportiamo questa nota: «Tra i Patriarchi che si succedettero alla guida di questa rinata Chiesa latina, fu mons. Luigi Barlassina (1920-1947) che avvertì l’importanza di Deir Rafat come luogo di culto, dove far erigere un santuario dedicato alla Vergine Maria: Fu lui che, il 15 luglio 1920, in occasione del solenne ingresso nella basilica cattedrale del Santo Sepolcro e della conseguente consacrazione della diocesi a Maria, per la prima volta la invocò col titolo di «Regina di Palestina», titolo che venne approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti tredici anni dopo, nel 1933. La consacrazione della diocesi alla Regina di Palestina assumeva per mons. Barlassina un preciso significato: porre sotto la sua protezione tutta la vasta opera di rinnovamento, spirituale e materiale, che intendeva realizzare in seno ad essa in un particolare momento storico, caratterizzato da gravi difficoltà a motivo del primo conflitto mondiale, da poco terminato. Egli aveva visto la Palestina teatro di contesa tra l’Impero Ottomano e le potenze dell’Intesa, a cominciare dall’Inghilterra, con il successivo passaggio dalla secolare dominazione ottomana al Mandato inglese (1920-1948)» (Fonte).
Torna al testo.

giugno 28, 2010

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Tratte da “Oriente Moderno” cronache dell’anno 1921. § 23a: Il Sionismo e l’opinione pubblica inglese.

§ 23a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.


§ 23a

c. 23a §§ 22a24a

Il Sionismo e l’opinione pubblica inglese

da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 4,
15 settembre 1921, p. 221-222

Il Sionismo e l’opinione pubblica inglese. – Il settimanale inglese Palestine è organo del British Palestine Committee. Il suo programma che mira «a risuscitare le antiche glorie della Nazione ebraica nella libertà di un nuovo “Dominion” inglese in Palestina» (si cfr. Oriente Moderno, fasc. 2°, p. 93, col. I) spiega il seguente articolo, con cui il periodico esamina le cause del malcontento che si è manifestato nei circoli sionisti specialmente dopo il discorso tenuto a Gerusalemme da Sir Herbert Samuel il 3 giugno scorso (Oriente Moderno, fasc. 2°, p. 90 sgg.) e cerca dimostrarne la infondatezza, pur non mancando di biasimare la politica inglese in qualche punto di secondaria importanza.

I Sionisti, dice Palestine, temono in primo luogo che il Governo inglese non mantenga intiera fede ai suoi impegni; in secondo luogo che un cambiamento di Governo possa portare un radicale cambiamento nella politica inglese, a detrimento della causa sionista. Per il primo punto, afferma Palestine, non vi è alcun timore; per il secondo esso esamina le possibilità, a cui può dar luogo l’ attuale situazione dei partiti in Inghilterra.

Eccettuati i Laburisti, tutti gli altri partiti contengono elementi che non approvano le responsabilità assunte in Palestina dall’Inghilterra. Nella Coalizione vi sono gli oppositori per ragioni economiche, i quali vorrebbero che si abbandonasse la Palestina, e sono contrari all’impegno preso con gli Ebrei, non per anti-semitismo, ma perchè temono che, essendo gli Ebrei in minoranza, il mantenere l’impegno possa aumentare le spese per l’esercizio del Mandato in Palestina. Vi sono altri, come Lord Derby del partito Conservatore, che non approvano il Mandato e la promessa latta agli Ebrei, perchè credono che essi possano produrre difficoltà nelle relazioni con la Francia. Vi sono infine pochissimi Liberali, contrari agli impegni presi in Palestina, poichè vi vedono i caratteri di una avventura imperialistica.

Ma ognuna di queste opposizioni rappresenta una minoranza nel relativo partito. Gli oppositori della Coalizione sono a loro volta divisi in due campi, né è concepibile che possano formare un Governo; e cosi la parte dei Conservatori che si aggruppa intorno a Lord Derby. E se anche i puri Conservatori potessero vincere l’attuale Coalizione, essi dovrebbero formarne un’altra, che necessariamente conterrebbe alcuni membri della Coalizione attuale, come il gruppo di Lord Cecil favorevolissimo alla causa giudaica, o parti di altri gruppi, che protesterebbero con ogni energia contro qualsiasi ritrattazione delle promesse fatte dall’Inghilterra.

Egualmente la situazione sarebbe sicura se ritornasse al potere il partito laburista, o se i Liberali indipendenti formassero un Governo in collaborazione con i Laburisti o con i Conservatori. Se i Sionisti considerano la forza della loro posizione, anche in caso di un cambiamento di Governo vedranno che a loro conviene sapere attendere, saper trarre profitto dalle buone occasioni (che è il segreto del successo in politica), e seguire, in una parola, una politica opportunista.

Vi sono pero alcuni fatti che giustificano il disagio dell’opinione pubblica ebraica.

Anzitutto il ritardo nella ratifica del Mandato, da parte della Lega delle Nazioni. Esso pero è dovuto principalmente al desiderio di convincere gli Stati Uniti che il Mandato non rappresenta una mascherata annessione imperialistica, ma una solenne garanzia per scopi già approvati dalla Lega delle Nazioni. Il ritardo è veramente increscioso, poichè lo sviluppo della Palestina è strettamente connesso con l’affluenza del capitale ebraico, che non potrà avvenire prima che il Mandato entri in vigore. Ma gli Ebrei hanno atteso quasi duemila anni e possono attendere ancora.

Altra causa di disagio è l’interpretazione che alcuni hanno dato al discorso di Sir Herbert Samuel. Ma il fatto che Samuel è un così convinto Sionista dovrebbe indurre a una migliore interpretazione delle sue parole, come fu data in Palestine (Oriente Moderno, fasc. 2°, p. 93, col. 1).

Il vero pericolo è costituito dalla opinione, che ha guadagnato molto terreno, che, cioè, fra i funzionari del Governo di Palestina ve ne siano alcuni, che non hanno alcuna simpatia per la politica favorevole al Sionismo. Samuel, anche con le migliori intenzioni possibili, deve valersi di questi funzionari, e se vi è realmente, in alcuni di essi, tale sentimento antisionista, possono da ciò derivare gravi inconvenienti. D’altra parte non occorre dimenticare che tanto gli Ebrei, quanto il Governo inglese hanno tutto l’interesse perchè la questione Araba sia risolta nel modo più regolare e pacifico; se vi fossero gravi disordini e conflitti non mancherebbe in Inghilterra una violenta reazione contro l’azione del Governo, che sarebbe certamente definita uno «strozzamento» della Palestina.

Certo il Governo è stato debole, specialmente in occasione della temporanea sospensione dell’immigrazione, dopo i disordini di Giaffa; e una politica più ferma e meno equivoca verso gli Arabi, sarebbe stata assai più opportuna.

Infine il Governo inglese commette un gravissimo errore, adoperando criteri estremamente rigorosi nella censura della stampa. (Palestine 9-6-21).

M. G.
Torna al Sommario.

WEBGRAFIA. – Sulla comunità ebraica di Manchster si trovano notizie ed illustrazioni fotografiche al seguente link: Manchester and Zionism, con sottotitolo “The Community, the University and the State of Israel”. In questa pagina di Israel Shamir, titolata «Il Principe Azzurro», si ricostruiscono i rapporti fra impero britannico e sionismo alla luce della più recente documentazione, presentata in un libro di Tom Segev. In pratica, la ragione per cui la Gran Bretagna cedette al sionismo fu il “pregiudizio” dell’esistenza di un potere ebraico in grado di produrre eventi come l’intervento degli USA nella guerra mondiale.

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Tratte da “Oriente Moderno” cronache dell’anno 1921. § 22a: «Confini assurdi».

§ 22a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.

§ 22a

c. 22a §§ 21a23a

«Confini assurdi»
da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 4,
15 settembre 1921, p. 217-218

«Confini assurdi». – Il prof. Alois Musil dell’Università di Praga, che dimorò a lungo fra i Beduini dell’Arabia Petrea e pubblicò su quest’ultima regione una splendida opera (Arabal Petraea, Wien 1907-08, 3 voll.), stampa nella Prager Presse del 4 settembre un articolo sugli assurdi confini (Widersinnige Grenze) stabiliti nel trattato di Sèvres senza tener conto delle condizioni locali…

«…La Transgiordania, almeno le antiche regioni Ammon e Moab, appartiene alh Palestina; Gerusalemme si provvede di viveri da queste fertili terre. Nondimeno esse ora sono separate dalla Palestina, e il fiume Giordano costituisce il confine. Ad ovest del Giordano comandano gl’Inglesi, sostenuti dai Sionisti; ad est del fiume spadroneggia l’Emiro ’Abdallah. La Palestina non aveva mai veduto ancora limiti cosi assurdi. Anche i Romani avevano diviso la Palestina dalla “Provincia Arabia”, ma tanto in Palestina quanto in Arabia era la sovranità romana. Oggi i fedeli dell’Emiro ’Abdallah intraprendono scorrerie contro la Palestina propriamente detta, turbano e saccheggiano le colonie ebraiche e poi scompaiono con il bottino nella Transgiordania araba indipendente.

L’Emiro Mahmud al-Faur, già grande partigiano dell’espulso Re Faisal [ora Re della Mesopotamia] ed attualmente devoto amico del generale Gouraud, protesta contro il confine da tiralinee fra la Palestina e la Siria a nord del lago di Genezaret. La sua tribù suole accampare d’autunno e d’inverno nei campi del Giordano, di primavera e d’estate sull’altopiano al-Giaulan. Tuttavia i diplomatici hanno assegnato i campi del Giordano alla Palestina, il territorio al-Giaulan alla Siria. L’Emiro Mahmud domanda che anche i campi del Giordano vengano alla Siria, perché egli non riconoscerà mai la sovranità dei Sionisti, ed è disposto a difendere, con tutta la sua tribù, il suo territorio contro i Sionisti fino all’ultima goccia di sangue. Le sue genti attaccano i pacifici coloni ebraici a nord del lago di Genezaret, mettono in salvo il loro bottino nella Siria francese, ed i coloni, qualora vogliano riavere i bovini e le pecore a loro rubati, devono trattare per ciò con i Govemi di Parigi e di Londra mediante i loro rappresentanti all’estero».

Torna al Sommario.

WEBGRAFIA. – Un esilarante testo (e anche qui) di sedicenti “Liberali per Israele” blatera di “diritto internazionale” che in nessun caso può essere invocato per la costruzione dello stato di Israele, da Balfour in poi. Si tratta di un classico processo di immigrazione violenta con spoliazione delle popolazione indigene. Ciò non ha nulla a che fare con nessuna idea di “libertà”, se non quella dello stato di natura dove prevale la legge del più forte, e soprattutto con nessuna idea di diritto interno o internazionale, che è incompatibile con il concetto di libertà nel senso indicato. In realtà, fin dalla sua fondazione, già durante il Mandato inglese, il sionismo si è servito di una lobbismo capillare e di una propaganda ancora più capillare. Non si può comprendere la storia della Palestina dal 1992 ad oggi, se non si hanno sempre presente questi due fattori: lobbismo e propaganda.


COMMENTO E NOTE

Tra le vergogne della storia sono da annoverare i patti segreti fra Francia ed Inghilterra per la spartizione delle spoglie dell’Impero ottomano. Questi patti segreti venivano stipulato mentre si facevano promesse di tutt’altro segno alle popolazioni che erano state incitate alla ribellione contro il Turco per poi ritrovarsi sotto il giogo di un ben più dispotico padrone, il cui lascito di sangue continua a scorrere abbondante fino ai nostri giorni. Ciò che che qui interessa rilevare è come la Lobby sionista fosse in qualche modo partecipe a questi che non esitiamo a chiamare misfatti delle grandi potenze coloniali, che oggi fortunatamente non esistono più e sopravvive solo la cattiva fama che hanno lasciato e che soprattutto non può fondare nessun diritto, nessuna pretesa e nessun principio di diritto internazionale, ambito dal quale oggi sia gli Usa sia Israele hanno proclamato un loro principio di autoesenzione tutto le volte che torna loro utile allo stesso modo in cui invocano il diritto internazionale che sembra loro comodo. È tuttavia interessante la pagina qui riprodotta dal fascicolo del 7 gennaio 1920 di “Le peuple juive”, organo della Federazione sionista di Francia. È qui dato per scontato che il bottino inglese sia automaticamente loro e che gli inglesi non siano stati altro che loro esecutori in tutta la faccenda.


La questione sionista ed il Vicino Oriente – Da “Oriente Moderno” cronache dell’anno 1921. § 21a: «Occorre constatare il fallimento del sionismo».

§ 21a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.


§ 21a

c. 21a
← §§ 20a 22a

«Occorre constatare il fallimento del sionismo»

da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 4,
15 settembre 1921, p. 212

La politica dell’Inghilterra e della Francia nei paesi di maggioranza musulmana. - Il Dr. George Samné, il noto autore dell’importante volume La Syrie recentemente pubblicato, espone nella Correspoudance d’Orient la sua opinione sul complicato problema orientale, in un articolo che egli intitola L'Orient terre d’Islam. (…)

OCCORRE CONSTATARE IL FALLIMENTO DEL SIONISMO

Churchill, in un suo recente discorso alla Camera dei Comuni (Oriente Modermo, fasc. 2°, pag. 84) ha citato tre cifre sufficienti a dimostrare la vanità dell’impresa sionista: «Vi sono in Palestina 500.000 musullllani, 65.000 cristiani e 65.000 ebrei). A questi ultimi, che rappresentano meno di un decimo della popolazione, l’Inghilterra pretende di dare il potere!

È naturale che l’elemento più numeroso insorga contro una tale pretensione.

Cristiani e Musulmani si sono uniti ufficialmente contro Inglesi e Sionisti.

Gli Avvenimenti di Giaffa bastano a mostrare lo stato in cui si trova il paese, ove l’agitazione è aumentata dalla speciale qualità degli immigranti. Costoro, venuti dalle regioni più inquiete dell’Europa Oriente e del Levante, imbevuti di idee bolsceviche, costituiscono un elemento assai pericoloso per la tranquillità della Palestina. Perfino un proclama degli Ebrei di Costantinopoli rinnega questi correligionari.

Che cosa è in realtà il Sionismo? Una mascherata impresa coloniale britannica. Solo il rispetto alla maggioranza potrà formare in Palestina una situazione stabile e normale.

Torna al Sommario.

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Da “Oriente Moderno” cronache dell’anno 1921. § 20a: La situazione in Palestina al 1° settembre 1921.

§ 20a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.

§ 20a

c. 20a §§ 19a 21a

La situazione in Palestina al 1° settembre 1921

da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 4,
15 settembre 1921, p. 212

Palestina. - La situazione della Palestina è sempre oscura, a causa del movimento antisionista. Il 1° settembre si inizia a Carlsbad il congresso sionista internazionale, cui si annette grande importanza.

In agosto la Congregazione della propaganda e quella degli affari ecclesiastici straordinari si sono riuniti per esaminare il problema dei Luoghi Santi ed in particolar modo del Cenacolo di Gerusalemme. Secondo notizie diffuse negli ambienti cattolici, su relazione dei Cardinali Vico e Scapinelli si sarebbe deciso di appoggiare con ogni energia le rivendicazioni dei Latini contro gli Ortodossi e gli Ebrei.

Il Patriarca di Gerusalemme mons. Barlassina ha fondato l’«Opera per la preservazione della fede in Palestina, innestandola nell’ordine del Santo Sepolcro e allo scopo di combattere le infiltrazioni non cattoliche in Palestina.

Essa si propone :
  1. di restaurare e migliorare le scuole cattoliche per evitare una funesta concorrenza di non cattolici;
  2. di diffondere periodici e pubblicazioni di propaganda cattolica;
  3. di fondare sale per conferenze, riunioni e divertimenti.
Il Sommo Pontefice ha incoraggiato l’opera con una lettera del cardinale Gasparri a mons. Barlassina.
*

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Da “Oriente Moderno” cronache dell’anno 1921. § 19a: Associazione economica indigena in Palestina.

§ 19a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.


§ 19a

c. 19a §§ 18a 20a

Associazione economica indigena in Palestina

da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 3,
15 agosto 1921, p. 185

Associazione economica indigena in Palestina. - Il 30 aprile il Karmel comunicava la decisione di un gruppo di nazionalisti palestinesi di formare la Società di cui ora pubblica il programma. Essa prende provvisoriamente il nome di Associazione Economica Indigena (al-Gam'iyah al-iqilisadiyah al-ahliyah) e presenta un abbozzo di statuto; ambedue saranno discussi ed eventualmente modificati dai soci fondatori, prima di sollecitare la ratifica del Governo all’iniziativa.

La Società si propone di costituire sindacati di arti, mestieri e professioni, che funzionino da Società di mutuo soccorso, ed una Società generale direttiva (gam’iyah ’umummiyah ra’isiyah) in cui siano rappresentati tutti i sindacati. Scopo capitale della Società sarà l’assistenza degli agricoltori, che formano la maggioranza della popolazione e dai quali dipende la prosperità del paese. Si provvederà ad insegnare loro i sistemi moderni di coltivazione, e a fornir loro trattati elementari di agricoltura scientifica che prendano il posto dei libri di lettura usati nelle scuole primarie; si tenterà di migliorarne la posizione sociale, istruendoli nei loro diritti e doveri, e se ne assumerà la tutela.

L’Associazione intende poi incoraggiare l’industria, introdurre industrie nuove, promuovere il commercio. La Società avrà sede in una città da destinarsi e filiali in ogni località della Palestina e anche fuori, e terrà riunioni mensili ed un congresso annuo. I soci si dividono in ordinari e benemeriti; sono benemeriti quelli che danno alla sede centrale più di 5 lire egiziane annue, o che collaborano alle varie attività sociali con le loro conoscenze tecniche, o con speciali servizi. Le signore e signorine possono diventare socie anche benemerite. Sono ammessi tutti gli Arabi palestinesi, anche residenti fuori dalla Palestina, e tutti gli Arabi stabiliti in Palestina, che ne faranno domanda; essi dovranno giurare di mostrarsi fedeli alla Società e di appoggiarne il programma senza secondi fini.

Le filiali (che si costituiranno in qualunque centro conti 30 soci) daranno una parte delle loro entrate alla sede centrale, una parte ne devolveranno a beneficio dei soci poveri o malati, e un decimo ne terranno in riserva in qualche banca, finché la Società non abbia costituito una banca propria.

Presso la sede centrale vi sarà un’altra Commissione di 18 membri rappresentanti dei vari sindacati; essi potranno giudicare sulle questioni dei soci e degli indigeni che ricorressero al loro giudizio. (al-Karmel, 2-7-1921). - V.d.B.

*

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Tratte da “Oriente Moderno” cronache dell’anno 1921. § 18a: Armi alle colonie ebraiche.

§ 18a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.


Armi alle colonie ebraiche
da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 3,
15 agosto 1921, p. 160-161

a) Armi alle Colonie Ebraiche. - Il Karmel ha appreso dal Governatore del Distretto di Fenicia che il Governo militare ha concesso alle colonie ebraiche isolate un piccolo numero di fucili perché possano difendersi, in caso di assalto, fino all’arrivo di soccorsi. Queste armi saranno custodite in una stanza di cui terrà la chiave un funzionario governativo della colonia, o, in mancanza di funzionario, il capo della colonia. Questi sarà responsabile verso il governo, e non dovrà tirarle fuori che per ordine del Governatore del Distretto e in caso di necessità urgente. I fucili potranno venir distribuiti a persone che abbiano versato un deposito in danaro al Governo, impegnandosi a non far uso delle armi che per la difesa personale; se le adoperano per altro scopo perderanno il deposito e saranno passibili di punizioni legali. (al-Karmel, 6-7-1921).

È noto che la Palestina venne divisa, nel luglio 1920, in sette Distretti: Gerusalemme, Gaza, Bersabea, Samaria (capoluogo Nablus), Fenicia (cap. Caiffa) e Galilea (cap. Nazaret).

V. d. B.

Per protestare contro la consegna di armi agli Ebrei, il 6 luglio a Gaza ebbe luogo uno sciopero generale con chiusura di tutte le botteghe. Una commissione si è recata dal Governatore a domandare che fossero concesse armi a tutti o fossero tolte agli Ebrei. Alla dimostrazione partecipavano 100 bambini fra i 10 e i 13 anni. (al-Karmel, 13-7-1921).

V. d. B.

b) Transgiordania. - Il corrispondente del Karmel in Transgiordania riferisce che l’Emiro ’Abdallah è giunto il 18 giugno a Irbid, proveniente da ’Amman, dopo aver visitato Gerash, Suf, e al-Hisn , e passato un giorno in ognuna. A Irbid gli è stato offerto un banchetto, con numerosi discorsi in favore dell’indipendenza [siriana]. Alla fine del banchetto il segretario amministrativo Rashid Pascià Tali’ rispose in nome dell’Emiro, impedito di parlare dall’emozione. Egli disse che S. A. non desiderava tenere un discorso, ma preferiva che le sue azioni precedessero le parole; «giorno verrà in cui vedrete questo e saranno realizzate le speranze di libertà e indipendenza della Siria». (al-Karmel, 2-7-1921).

V. d. B.

c) Torbidi in Transgiordania. - La Syrie, quotidiano francese di Beirut, riceve dalla Transgiordania diverse cattive notizie, che commenta con acidità.

Nel territorio di Aglun, sarebbe vivo malcontento fra le truppe incaricate del mantenimento dell’ordine, per le misure severissime prese dall’Emiro Abdallah per far osservare rigorosamente il digiuno del Ramadan: i contravventori musulmani, ufficiali compresi, venivano puniti con 17 sferzate. Il malcontento fra i militari è accresciuto specialmente dal fatto che non viene pagato il soldo agli ufficiali. Avvengono molte diserzioni. Il Governo di Amman non riesce a reprimere il brigantaggio dei beduini nella regione el-Belqa, ove 200 famiglie di Circassi hanno domandato alle autorità inglesi di venir rimpatriate. Verranno rimandate gratuitamente nel Caucaso, via Costantinopoli.

Intanto il Governo Palestinese, che dà continue prove di simpatia alla Transgiordania, ha recentemente promesso all’Emiro Abdallah 500 gendarmi palestinesi, che saranno mantenuti a spese dell’Inghilterra. (La Syrie, 6-7-1921). - V.d.B.

*

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Tratte da “Oriente Moderno” cronache dell’anno 1921. § 17a: Istituzioni rappresentative in Palestina.

§ 17a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.

§ 17a

c. 17a §§ 16a 18a

Istituzioni rappresentative in Palestina

da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 3,
15 agosto 1921, p. 159

a) Istituzioni rappresentative in Palestina. - I membri della Delegazione palestinese hanno visitato l’Alto Commissario, il quale ha detto loro di aver ricevuto un ordine da Londra sulla necessità di un progetto di legge (la’ ihah qanuniyyah) per un Governo rappresentativo in Palestina, a garanzia della promessa Balfour.

Il Karmel trova che questo provvedimento rappresenta un passo innanzi, ma insiste sull’opportunità del viaggio della Delegazione in Europa. (al Karmel, arabo di Caiffa, 29-6-1921)

V. d. B.

b) Il “Congresso Arabo-Palestinese Musulmano-Cristiano”. - Nella seduta del 29 maggio 1921, a Gerusalemme, esso rielesse a suo Presidente Musa Kazim Pascià al-Huseini ed elesseArif Pascià ad-Dugiani Vice Presidente. (al-Karmel, 1-6- 1921).
V. d. B.

La Commissione esecutiva del IV Congresso Arabo-Palestinese si è riunita a Giaffa ai primi di luglio, ed ha tenuto 5 sedute private e tre insieme alla Delegazione, sotto la presidenza di ’Arif Pascià ad-Dugiani, discutendo molte questioni importanti. Si è deciso che la sede della Presidenza sarà a Gerusalemme. Vennero esaminati il discorso Samuel del 3 giugno [cfr. Oriente Moderno, fasc. 2°, p. 90], le dichiarazioni di Churchill al Parlamento inglese [cfr. id., pag. 82], la legge per impedire i delitti e la nuova legge di polizia; e decise di presentare proteste e relazioni scritte al Governo.

I membri della Delegazione stabilirono le attribuzioni di ciascuna delle due Commissioni dopo la partenza della Delegazione; e decisero che la Commissione non entrasse in trattative col Governo per elaborare uno statuto o per altre questioni importanti, prima che la Delegazione non avesse discusso l’argomento e non si fosse formata un’opinione per riferirne al Congresso Arabo-Palestinese in un’adunanza generale.

La Commissione discusse poi dell’organizzazione di una banca e della pubblicazione di un giornale che fosse l’organo del Congresso, di cui si riparlerà nella prossima riunione, quando verranno presentati i preventivi. I lavori si chiusero al 4 luglio. (al-Karmel, 13-7-1921).

V. d. B.

c) La Delegazione Palestinese per l’Europa. - Ecco i nomi dei delegati scelti dal 4° Congresso Palestinese: Musa Kazim Pascià al-Huseini, [2] Aiwad Sa’ad, [3] al-Hagg Taufiq Hammad, [4] Ruhi ’Abd al-Hadi, [5] Mu’in al-Madi, [6] Amin al-Tamimi, [7] Shibli al-Giamal, [8] Ibrahim ash-Shammas.

Il Karmel non è contento e dice che non è stato tenuto conto, nella scelta, di elementi importanti, come la preparazione politica, economica e giuridica dei candidati e la conoscenza delle lingue e dei costumi d’Europa. Consiglia di limitare la delegazione al primo, secondo, quarto e penultimo degli 8 membri scelti, aggiungendovi as-Sayyid Wadi’ al-Bustani, che conosce a fondo la questione palestinese e parla bene l’inglese. I rimanenti, che sono distinti professionisti, serviranno meglio il paese restandovi. (al-Karmel, 11-6-1921).

V. d. B.

d) La partenza della Delegazione palestinese, che doveva avvenire il 1° luglio, è stata rimandata al 20. Il Karmel deplora il ritardo, che le impedirà di giungere a Londra prima della chiusura della Camera. (al-Karmel, 9-7-1921).

Secondo il Palestine (16-7-1921), uno dei segretari della Delegazione sarebbe una signora inglese. Si tratta di Miss Newton, che scrive al Karmel (29-6) per chiarire come essa non appartenga ufficialmente alla Delegazione. Essa, che si troverà in Inghilterra contemporaneamente a questa, si propone di aiutarla per amicizia personale verso i suoi componenti e verso gli Arabi di Palestina.

La Delegazione non può partire per mancanza di fondi (Karmel, 13-7).

La Delegazione Palestinese è partita il 22 luglio dall’Egitto. (Near East, 28-7).
V. d. B.

e) L’Alto Commissario e la Delegazione. – Il Karmel pubblica una relazione del colloquio avvenuto tra l’Alto Commissario Sir Herbert Samuel, il Presidente della Delegazione palestinese e alcuni membri di essa, alla presenza del Segretario civile e del Governatore di Gerusalemme.

Il Commissario annuncia alla Delegazione che il Governo britannico la autorizza a prender disposizioni per eleggere un’Assemblea consultiva, secondo quanto egli stesso aveva già dichiarato, affìnché gli indigeni sappiano che essi possono avere rappresentanti elettivi e che il Governo si conforma ai principii che ha già proclamato.

Egli spiega che il Governo, secondo quanto ebbe a dire Mr. Churchill , non intende recedere dalla
Dichiarazione Balfour incorporata al Trattato di Sèvres e a quello di S. Remo e che non è possibile proibire l’immigrazione ebraica, richiamando il suo discorso del 3 giugno (Cfr. Oriente Moderno, fasc. 2°, p. 90 segg.). Egli dice che se la Delegazione rimane in patria potrà collaborare alla compilazione dello Statuto che sarà presentato al Governo britannico, e dimostra che essa non ha veste ufficiale; verrà ricevuta amichevolmente dal Ministero delle Colonie e consultata su alcune questioni.

I membri della Delegazione richiesero spiegazioni circa le attribuzioni dell’Assemblea, e l’Alto Commissario ripetè le sue antiche dichiarazioni: l’Inghilterra desidera che il paese torni gradatamente all’autonomia, e aggiunse che sarebbe prematuro definire l’essenza di questo nuovo organo e delle sue attribuzioni, perché è un argomento che richiede esame accurato.

As-Sayyid Mu’in al-Madi domanda se l’Assemblea verrà eletta dall’intera nazione e se sarà in sua facoltà legiferare e prendere misure.

Il Commissario risponde che in linea generale ha già chiarito la fisionomia della rappresentanza, ma che non può dire sul momento quali saranno i poteri dell'Assemblea. Egli dichiara, in risposta a una domanda, che il viaggio della Delegazione in Europa non sarà in alcun modo ostacolato dopo che essa gli avrà spiegato esaurientemente la situazione.

Quindi al-Hagg Taufiq Hammad tornò alla questione della rappresentatività della Delegazione. II Commissario rispose che, perchè una delegazione abbia carattere ufficiale, bisogna che rappresenti un qualche governo, e Taufiq rispose che essa rappresenta gli indigeni della Palestina; «se voi ritenete che noi possediamo questi attributi, saremo soddisfatti del vostro riconoscimento».

II Commissario dice di credere che il Governo di Londra conosca la formazione del Congresso Palestinese, ma non è possibile che la Delegazione abbia veste di rappresentanza ufficiale senza elezioni generali, come quelle che vuole promuovere l’Alto Commissario. Egli approva il desiderio di Kazim Pascià di riavvicinamento col Governo e di mutua comprensione, ma osserva che il Governo dà grande importanza alla dichiarazione Balfour, e che finchè (i Palestinesi) la combattono è difficile il riavvicinamento e la collaborazione.

Egli ripete che lo Statuto dovrà essere basato sulle dichiarazioni Balfour, che nella sua seconda parte garantisce i diritti degl’indigeni. Il colloquio si chiude con la richiesta dei passaporti, che il Commissario promette di rilasciare dietro regolare richiesta.

Il Karmel commenta questa relazione osservando che la nuova assemblea avrà carattere semplicemente consultivo, come l’attuale Consiglio dei Dieci; l’unica differenza sarà che l’Assemblea dev’essere elettiva, mentre i membri del Consiglio sono nominati dal Commissario, differenza troppo piccola per cambiare la situazione. (al-Karmel, 13-7-1921).

Il Consiglio dei Dieci venne costituito da Samuel nello scorso settembre, subito dopo il suo arrivo in Palestina. Esso comprende sette fra Cristiani e musulmani, e tre Ebrei.

V. d. B.

f) Congresso Giovanile. – Il Karmel pubblica un appello di Hasan Sidqi ad-Dugiani, direttore del giornale al-Quds ash-Sharif di Gerusalemme ai giovani palestinesi, invitandoli ad un Congresso giovanile che sarà inaugurato a Giaffa il 25 luglio. Questo congresso dovrebbe costituire una vasta associazione giovanile palestinese a complemento delle organizzazioni nazionaliste già esistenti, per continuare la propaganda antisionista ed appoggiare la Delegazione partita per l’Europa. Si sollecitano adesioni di società culturali e patriottiche, da inviarsi ai giornali di Giaffa, da inviarsi ai giornali di Caiffa ed al Mir’al asb-Sharq di Gerusalemme.

Il Karmel commenta questa lettera disapprovando l’iniziativa.

Trova che in Palestina si fa già abbastanza per la politica, e che viene trascurato l’urgente problema economico. I giovani non debbono certo disinteressarsi del paese, ma lo serviranno nel modo migliore consacrandosi allo studio. (al-Karmel, 22-6-1921).

Secondo ulteriori notizie il Congresso avrà luogo ai primi d’agosto. (al-Karmel, 13-7-1921). V.d.B.

* * *

La questione sionista e il Vicino Oriente – Tratte da “Oriente Moderno” cronache dell’anno 1921. § 16a: La situazione in Palestina al 1° agosto 1921.

§ 16a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.

§ 16a

c. 16a §§ § 15a 17a

La situazione in Palestina al 1° agosto 1921

da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 3,
15 agosto 1921, p. 94

Palestina. - La reazione degli elementi locali contro l’immigrazione sionista è continuata così intensa che sir H. Samuel ha fatto tornare ai punti di partenza (Alessandria e Trieste) i piccoli nuclei di immigrati ebrei, che si accingevano a stabilirsi nella terra promessa.

Intanto una Delegazione palestinese si è costituita per perorare la causa della Palestina contro la minaccia del sionismo. I suoi sei componenti, presieduti da Musa Kazim Pascià al-Huseini, sono tutti nativi di Palestina; quattro musulmani e due cristiani (cf. qui avanti, p. 159).

La Delegazione tratterà col Governo inglese per esporre il reale stato della Palestina, e nello stesso tempo farà opera di propaganda per illuminare l’opinione pubblica, nella quale confida di trovare appoggio perchè si sa che il popolo inglese è stanco delle pressioni ebraiche esercitate sulla sua politica.

II programma della Delegazione è il seguente. A nome di tutti i Palestinesi, tanto musulmani che cristiani, cattolici e ortodossi, essa chiede che la Palestina rimanga ancora il paese dei Palestinesi e che questi possano rimanere i custodi dei Luoghi Santi che non sono stati affidati soltanto a loro, ma a tutto il mondo tanto cristiano che musulmano. Essa chiede che i Palestinesi possano vivere una vita libera e indipendente e ripudia la dichiarazione di Balfour con la quale si crea in Palestina una National House per gli Ebrei.

lnfine la Delegazione domanda la creazione di un Governo nazionale responsabile dinanzi a un Parlamento eletto dal popolo, cioè dai Musulmani, Cristiani ed Ebrei che abitano la Palestina da prima della guerra.

Tale è il programma della Delegazione araba palestinese. Passando per Roma (25-28 luglio), a molti che li hanno avvicinati, i membri della medesima hanno concordemente dichiarato che il popolo di Palestina è entusiasta della protesta pronunziata dal Papa nell’allocuzione concistoriale del 13 giugno contro la politica sionista attuata in Terrasanta, e che riconoscono nella voce di Benedetto XV la sola che siasi levata con energia ed efficacia contro la politica giudaica, alla quale sono asserviti per tanta parte molti Governi civili.

* * *

La questione sionista ed il Vicino Oriente – Tratte da “Oriente Moderno” cronache del 1921. § 15a: Conferenza per l’emigrazione ebraica a Bruxelles.

§ 15a/1921 § Precedente/Successivo
La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.

§ 15a

c. 15a §§ 14a16a

Conferenza per l’emigrazione ebraica a Bruxelles

da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 2,
15 luglio 1921, p. 94


Conferenza per l'emigrazione ebraica a Bruxelles. – Date le vaste proporzioni prese ultimamente dall’emigrazione ebraica dall’Europa orientale, e la congestione di emigranti segnalata in Polonia, Rumenia, Bessarabia e dai principali porti europei, l’Associazione Colonizzatrice Ebraica convocò una conferenza dei principali comitati ebraici di emigrazione in tutta l’Europa, per studiare il problema e possibilmente trovar il modo di regolare e controllare l’emigrazione. La Conferenza si riunì a Bruxelles il 7 e l’8 giugno e venne nella decisione di coordinare l’opera delle varie società e comitati sotto la direzione della Associazione Colonizzatrice Ebraica. Venne riconosciuta la necessità di stabilire ispezioni sanitarie degli emigranti in partenza ed in arrivo ed in alcune stazioni di transito. Venne riconosciuto che i comitati dovevano occuparsi specialmente dei casi urgenti, senza prender misure atte a provocare immigrazioni superflue. (Manchester Guardian, 13-6-1921).

V. d. B.
Torna al Sommario.