marzo 16, 2011

La questione sionista e il Vicino Oriente – Da “Oriente Moderno” a. 1921: § 63a: Commento arabo dello schema del Mandato sulla Palestina

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La lettura di «Oriente Moderno», anno 1921, secondo semestre, offre una sobria e rigorosa rassegna stampa delle notizie sulla Palestina, il Vicino Oriente e l’affermarsi del sionismo. È qui possibile una duplice modalità di lettura: in verticale (↑↓), a papiro, in un singolo post, di tutto e del solo testo originale dei fascicoli mensili, dove diviso per capitoli (cap., c.) e annate con qualche illustrazione grafica si affianca qui una diversa lettura in modalità orizzontale (← →), a libro, di ogni singolo paragrafo (§), dove è possibile un commento critico con webgrafia, note, iconografia e ogni utile integrazione. Il Lettore che desidera leggere i testi senza nessuna mediazione del Curatore può spostarsi sulla lettura verticale, a papiro, con un semplice clic sul numero del Cap., mentre chi vuole un’analisi e discussione dei testi ovvero avvalersi degli apparati forniti dal Curatore ovvero partecipare al Forum, può trovare maggiore interesse in un diverso editing dello stesso testo. Si spera che la segnaletica approntata e le numerose pagine di raccordo agevolino la navigazione in un ipertesto di dimensioni enciclopediche.

§ 63a

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Commento arabo allo schema
del Mandato sulla Palestina
da: Oriente Moderno,
Anno I, Nr. 7, p. 416-417
15 dicembre 1921.

Commento arabo allo schema del Mandato sulla Palestina. - Riassumiamo in breve le osservazioni che il giornale arabo musulmano al-Karmel di Caiffa ha posto ad alcuni articoli dello schema del Mandato sulla Palestina:

Art. 2. - Si deve dedurre da questo articolo che restrizioni economiche e politiche a danno degli abitanti delta Palestina, se giovano allo stabilimento della Sede nazionale ebraica, debbono ritenersi giustificate? L’articolo non fa poi neanche cenno dei diritti politici degli abitanti della Palestina.

Art. 4. - Per mutare le sorti della Palestina non basta un grande Impero, non i Sionisti, occorrono ancora le forze degli Ebrei. Questo dimostra che l’oppressore si sente sempre debole di fronte all’oppresso che è dalla parte del diritto. È necessario che gli abitanti della Palestina affermino i loro diritti e veglino sui loro interessi economici e sociali, e avranno così in mano la migliore arma pacifica contro gli avversari.

Art. 5. - È destinato a far sì che le terre rimangano sotto il controllo della Potenza mandataria e dei Sionisti e ad evitare che ingerenze straniere possano mettere ostacoli allo stabilimento della Sede nazionale, e che i prezzi delle terre salgano. Se sarà approvato dalla Lega delle Nazioni costituirà una chiara prova delle ingiustizie che si compiono nel secolo xx.

Art. 6. - L’esperienza passata insegna che cosa sia questo rispetto per i diritti delle popolazioni, e fa prevedere l’avvenire! Tutte le terre poi, qualunque sia la loro qualità, appartengono alla popolazione del paese, e il donarle a immigranti pregiudica appunto i diritti della popolazione stessa.

Art. 9. - Queste dichiarazioni di rispetto per le nostre leggi religiose non corrispondono alla realtà; quello che è stato fatto per i waqf di Deir er-Rum lo dimostra.

Art. 11. - Da esso si deduce che l’Amministrazione attribuirà le concessioni e i lavori pubblici agli Ebrei e ai loro immigrati.

Art. 14. - Vi sono molti luoghi venerati da varie Comunità, ma che sono sotto l’Amministrazione di una sola di esse; come si provvederà ad essi secondo la lettera di questo articolo? Quando, trascorso il periodo del Mandato, gli Ebrei saranno divenuti maggioranza e la Potenza mandataria dovrà consegnare ad essi il paese e gli abitanti, chi garantirà i diritti religiosi di questi?

Art. 15. - Sembra che chi ha redatto il Mandato abbia creduto che gli Arabi, avuta la libertà di coscienza, abbandonino tutti gli altri loro diritti, o che abbia pensato che gli Ebrei, divenuti maggioranza, non vogliano neanche più concederci questa libertà! Tutti questi articoli di materia religiosa hanno bisogno di essere chiariti. L’ultima condizione, che vieta l’espulsione dalla Palestina per soli motivi religiosi è veramente meravigliosa: come se mancasse al forte la possibilità di trovare mille pretesti per incolpare il debole!

Art. 17. - Non si comprende perché l’Amministrazione della Palestina debba avere forze per la difesa, e il Mandatario mantenere le sue truppe; con il concorso dell’Amministrazione suddetta, se non è allo scopo di costringere gli abitanti della Palestina ad accettare la dichiarazione Balfour. È giusto costringere una popolazione a concorrere per mantenere una forza, la quale deve costringerla a cedere la propria terra ad altri?

Art. 18. - Mostra che l’accordo doganale con la Francia per la Siria è concluso; e a quanto sappiamo questo accordo non mira agli interessi della popolazione, ma al vantaggio di altri; inoltre l’accordo è prematuro, perché il Mandato non è approvato ancora, e non è lecito all’Amministrazione di emanare nuove disposizioni.

Art. 21. - Ne risulta che il Mandato non è ancora in vigore, e che, fino a che esso non lo sia, non è lecito emanare nuove leggi; perché invece se ne sono emanate? Inoltre le spese per le antichità debbono essere fatte con grandi economie, perché il paese ha bisogni assai più urgenti, quali l’agricoltura, l’istruzione ecc.

Art. 22. - È una questione che ha già imbarazzato l’Inghilterra per parecchio tempo. La maggioranza degli Ebrei sa l’arabo; e quelli che non lo sanno conoscono, piuttosto che l’ebraico, lo yiddish (1). Gli Ebrei son troppo pochi e il paese troppo piccolo per avere tre lingue ufficiali; senza pensare alla grave spesa che occorrerà per le traduzioni, per gli interpreti ecc., mentre il paese ha tanto bisogno di opere pubbliche.

Art. 23. - Una festa per settimana, con tutte le altre solennità religiose o civili, sembrava finora sufficiente. Vi saranno invece tre feste alla settimana con evidente danno economico.

Art. 25. - Si riferisce alla Transgiordania ed è redatto assai abilmente; in quanto toglie alla regione il nome che le era stato concesso prima. L’articolo dimostra l’influenza del Sionismo sulla politica inglese; e certo esso non è d’accordo con le dichiarazioni fatte dall’Alto Commissario [Samuel] quando la Transgiordania fu staccata dalla Siria. La responsabilità di questo stato di cose rimonta agli Arabi solamente, perché essi non sono stati mai concordi; e il Sionismo può offrire a loro l’esempio dell’unità del popolo ebraico e della sua organizzazione, con cui esso è riuscito a far valere la sua volontà perfino nei paesi di altre popolazioni.

In fine il giornale rinnova le sue proteste contro questo progetto, contrario alla fama della giustizia inglese; ciò nell’interesse dell’Inghilterra e degli Arabi insieme; e si augura che il Governo inglese voglia bene chiarire il significato del Mandato, articolo per articolo. Gli Arabi non vogliono perdere la fiducia nella giustizia dell’Inghilterra, nè affievolire le speranze in essa riposte e la fiducia nella possibilità di un’azione giovevole ai reciproci interessi. (al-Karmel, arabo musulmano di Caiffa, 22 e 26 ottobre 1921).

(1) Ossia il gergo inglese degli Ebrei degli Stati Uniti.

M. G.

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