gennaio 03, 2011

La questione sionista ed il Vicino Oriente. – Documentazione tratta da “L’Osservatore Romano”: b) Cronache dell’anno 1935.

Sinottica di «Geopolitica»
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Mentre valgono le considerazioni generali già fatte per le precedenti fonti documentarie, e cioè: 1°) «Oriente Moderno»; 2°) «Le peuple juif»; 3°) «Jüdische Rundschau»; 4°) Le temps, pare qui opportuno rilevare ogni volta la casualità e imparzialità con la quale le diverse fonti si aggiungono le une alle altre, animati da una pretesa di completezza, che sappiamo difficile da raggiungere.

Fin dal sorgere della questione sionista l’«Osservatore Romano» segue con la sensibilità che le è propria i fatti nel loro divenire giorno dopo giorno, aiutandoci a capire oggi i veri nodi di una problematica, sempre più nascosta dietro l’ideologia e la propaganda. Se l’interesse religioso per i Luoghi Santi è quello prevalente nelle considerazioni della Santa Sede ed ispira la sua diplomazia e la sua geopolitica, non per questo manca la percezione di una grande ingiustizia consumata sulla pelle della popolazione indigena. Nell’accingerci allo spoglio di annate polverose di storia in Biblioteche non sempre agevoli e attrezzate, siamo certi di trovare materiale prezioso che ci aiuterà a capire meglio il nostro presente.

LA QUESTIONE SIONISTA
E IL VICINO ORIENTE
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tratta dal quotidiano “L’Osservatore Romano”

1921 ↔ 1936

L’Osservatore Romano:
1882 - 1883 - 1884 - 1885 - 1886 - 1887 - 1888 - 1889 - 1890 - 1891 - 1892 - 1893 - 1894 - 1895 - 18996 - 1897 - 1898 - 1899 - 1900 - 1901 - 1902 - 1903 - 1904 - 1905 - 1906 - 1907 - 1908 - 1909 - 1910 - 1911 - 1912 - 1913 - 1914 - 1915 - 1916 - 1917 - 1918 - 1919 - 1920 - 1921 - 1922 - 1923 - 1924 - 1925 - 1926 - 1927 - 1928 - 1929 - 1930 - 1931 - 1932 - 1933 - 1934 - 1935 - 1936 - 1937 - 1938 - 1939 - 1940.

Anno inizio spoglio: 1921.
Top Cap. 1b2b → § 1b

Proteste sionistiche

da: L’Osservatore Romano,
Anno LXXV, Nr. 11, p. 3
13 gennaio 1935, Domenica

VARSAVIA, 12. – Una viva discussione si è avuta al congresso internazionale del sionismo a Cracovia. Vari oratori hanno rimproverato alla Potenza mandataria sulla Palestina il suo atteggiamento nei confronti dell’immigrazione ebrea. Hanno dichiarato che il problema israelita è diventato un problema internazionale e hanno proposto di istituire tribunali che servirebbero come organi consultivi per il comitato esecutivo ebraico.


Top 1b Cap. 2b ↓ 3b → § 12

Lettere di Terrasanta:
Metamorfosi di nomi - Radio trasmittente - Capitali ebrei.

da: L’Osservatore Romano,
Anno LXXV, Nr. 33, p. 1
8 febbraio 1935, Venerdi

GERUSALEMME, 3 (Fidelis). – Ogni tanto la Gazetta Ufficiale del Governo palestinese pubblica un elenco di nuovi cognomi registrati all’anagrafe dello Stato. Ma non si tratta, come potrebbe sembrare a prima vista, di un semplice catalogo di persone che abbiano assunto di recente la cittadinanza di Terrasanta; si tratta, invece, di questo, che centinaia di famiglie cambiano ogni anno il nome che recavano sul passaporto quando, in questo primo periodo del dopoguerra, son venute a stabilirsi in maniera definitiva in Palestina, e se ne regalano uno nuovo, scelte da esse liberamente e poi convalidato con atto ufficiale da parte del Governo.

Davanti a una notizia di cronaca di questo genere, qualche europeo, sar istintivamente portato a pensare che Terrasanta sia diventata il rifugio di gente dalla fedina penale poco pulita, la quale non si faccia pregare due volte per approfittare della cuccagna di poter rifarsi, dalla sera alla mattina, un certificato di buona condotta, chiedendo un nuovo nome di famiglia.

In realtà le motivazioni di questo snobismo sono ben altre. Non si tratta affatto di procurarsi un alibi penale nè di far ricorso a un camaleontismo verbale da passaporto. Coloro che domandano una metamorfosi del loro vecchio cognome sono pienamente in regola col codice. Sono persone per bene sotto ogni rapporto. Solo vorrebbero dimenticare le sofferenze dei ghetti della diaspora d’Europa e, rientrati ormai per sempre nella patria dei loro avi, vorrebbero rinunciare anche ai loro nomi posticci, presi a prestito durante l’esilio in terre straniere, che per essi conservano ancora un certo sapore pagano, e sostituirli con uno nuovo, estratto, preferibilmente, da una radice semitica, il quale segni la loro redenzione politica e l’inizio di un’èra senza più leggi di eccezione da parte dello Stato a loro danno.

Chi scorre la lista dei trecento cognomi ebraizzati in questi ultimi giorni vedrà che la maggior parte di essi sono stati tolti di peso dalla Bibbia oppure sono stati sottoposti a un semplice cambiamento di desinenza, omettendo, per effetto di una specie di declinazione abbreviatrice, le finali in «mann», «berg», «sky» e «off», suffissi che richiamano troppo apertamente i giorni amari trascorsi in Germania, in Polonia e in Russia.

Con questo facile ringiovanimento dei cognomi, centinaia di famiglie ebraiche inaugurano in Palestina le loro nuove genealogie.

* * *

Tra poco anche Terrasanta avrà la sua brava stazione radio per un servizio regolare di emissione. Il Governo ha già nominato a tale scopo un piccolo comitato di esperti con l’incarico di fare tutti i preparativi necessari per la realizzazione della felice iniziativa. Ma, mentre il progetto è ancora sulla carta e non sembra certo alla vigilia della sua pratica attuazione, la stampa di Gerusalemme, tanto per non smentire le sue vecchie tradizioni di campanilismi ad oltranza, ha già iniziato le sue critiche di parte circa il funzionamento di questo futuro posto di radiodiffusione.

Così, mentre i giornali arabi si mettono in allarme davanti all’eventualità che il nuovo mezzo di propaganda venga sfruttato dal Governo e dagli Ebrei ai fini di una politica che essi chiamano fuor dai denti anglo-sionista, i quotidiani israeliti, invece, si preoccupano fin d’ora nel senso che la progettata stazione emittente possa essere abbassata all’ufficio di semplice bollettino notiziario per i Paesi di campagna, riducendola a far da pedagogo agli analfabeti beduini, senza curarsi di valorizzare lo sforzo continuo delle loro colonie nella trasformazione del paese verso un avvenire di progresso e di prosperità.
(segue)

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