Home della «Questione sionista»
Mentre valgono le considerazioni generali già fatte per le precedenti fonti documentarie, e cioè: 1°) «Oriente Moderno»; 2°) «Le peuple juif»; 3°) «Jüdische Rundschau»; 4°) Le temps; 5°) «L’Osservatore Romano»; 6°) «La Documentation Catholique»; 7°) «La Rassegna Italiana»; 8°) «La Correspondance d’Orient»;9°) «Le Matin»; 10°) «Le Figaro»; 11°) «Journal des débats politiques et litéraires»; 12°) «Journal de Genève»; 13°) «Gazetta de Lausanne»; 14°) «Le Nouveau Quotidien»; 15°) «La Vita Italiana»; 16°) «La Stampa» e ora: 17°) «Il Resto del Carlino» pare qui opportuno rilevare ogni volta la casualità e imparzialità con la quale le diverse fonti si aggiungono le une alle altre, animati da una pretesa di completezza, che sappiamo difficile da raggiungere. A causa di problematiche tecniche complesse da spiegare per “Le Matin” dobbiamo seguire un criterio diacronico anziché quello sincronico finora seguito. Per assicurare una successione cronologica dei testi seguiremo una diversa numerazione basata data del giorno e del mese di ogni singolo anno. Ciò consentirà inserzioni successive senza dover rifare la numerazione. Il nuovo simbolo di freccia: ⇒ immetterà nella modalità di editing orizzontale, a libro, dove sarà sviluppato il commento e l’apparato critico ed avendone il tempo anche la traduzione italiana, per chi non fosse in grado di leggere agevolmente il testo originale.
“Il Resto del Carlino”, che esce a Bologna e nel 1915 è al suo XXXI anno di vita, si trova digitalizzato e disponibile in rete per gli anni 1915-1919. Ogni archivio digitale ha suoi propri metodi, l’uno diverso dall’altro, più o meno comodo dal punto di vista dell’utente. È giocoforza adeguarsi di volta in volta al criterio di digitalizzazione scelto dall’editore originario. Le annate 1915-1919 sono nondimeno particolarmente rilevanti per la formazione della “questione sionista” nello scenario della prima guerra mondiale e non più in congressi o nelle elaborazioni astratte dei suoi ideologi. Assumeremo qui come anno di partenza il 1915 e faremo uno spoglio oculare delle annate disponibili, in successione. Non possiamo escludere che qualche di rilievo possa sfuggire alla nostra vista, ma appena ce ne saremo accorti o ci verrà segnalato, non saranno certo difficoltà ad includerlo nella serie dei documenti finora raccolti. Valgono anche in questo caso i criteri generali enunciati per le serie precedenti.
1920 ↔ 1922
Il Resto del Carlino: 1915 - 1916 -1917 - 1918 - 1919.
Sommario: 1) 8 aprile: In Siria si teme uno sbarco degli anglo-francesi? 2) 19 aprile: Il trattamento in Palestina agli israeliti di cittadinanza straniera. –
Cronaca generale a fonti documentarie unificate degli anni: 1882 - 1883 - 1884 - 1885 - 1886 - 1887 - 1888 - 1889 - 1890 - 1891 - 1892 - 1893 - 1994 - 1895 - 1896 - 1897 - 1898 - 1899 - 1900 - 1901 - 1902 - 1903 - 1904 - 1905 - 1906 - 1907 - 1908 - 1909 - 1910 - 1911 - 1912 - 1913 - 1914 - 1915 - 1916 - 1917 - 1918 - 1919 - 1920 1921 1922 - 1923 - 1924 - 1925 - 1926 - 1927 - 1928 - 1929 - 1930 - 1931 - 1932 - 1933 - 1934 - 1935 - 1936 - 1937 - 1938 - 1939 - 1940 - 1941 - 1942 - 1943 - 1944 - 1945 - 1946 - 1947 - 1948 - 1949 - 1950 - 1951 - 1952 - 1953 - 1954 - 1955 - 1956 - 1957 - 1958 - 1959 - 1960 - 1961 - 1962 - 1963 - 1964 - 1965 - 1966 - 1967 - 1968 - 1969 - 1970 - 1971 - 1972 - 1973 - 1974 - 1975 - 1976 - 1977 - 1978 - 1979 - 1980 - 1981 - 1982 - 1983 - 1984 - 1985 - 1986 - 1987 - 1988 - 1989 - 1990 - 1991 - 1992 - 1993 - 1994 - 1995 - 1996 - 1997 - 1998 - 1999 - 2000 - 2001 - 2002 - 2003 - 2004 - 2005 - 2006 - 2007 - 2008 - 2009 - 2010 - 2011
In Siria si teme uno sbarco degli anglo-francesi?
Il Resto del Carlino,
Anno XXXI, Nr. 98, p. 5
Giovedi, 8 aprile 1915
CAIRO. 3 aprile (rtelegrafato da Brindisi 7, ore 14.30). – Secondo il giornale Mokattan le autorità ottomane militari della Siria si proporrebbero di espellere tutti i sudditi delle potenze alleate fino ad oggi lasciati tranquilli o tollerati in qualsiasi parte dell’impero ottomano.
I profughi affermano che regna la tranquillità in tutta la Siria ma che le autorità non nascondono la loro preoccupazione per un prossimo sbarco franco-inglese sulle coste siriache, non avendo da opporre forze rilevanti poiché il grosso dell’esercito si trova troppo inoltrato nella penisola del Sinai per potervi fare assegnamento al momento della minaccia. Vi sono poche migliaia di uomini dispersi qua e là senza eccessivo criterio strategico. È atteso intanto in questi giorni l’inizio delle operazioni del grosso dell’esercito turco operante nel Sinai contro il canale di Suez.
I profughi affermano che regna la tranquillità in tutta la Siria ma che le autorità non nascondono la loro preoccupazione per un prossimo sbarco franco-inglese sulle coste siriache, non avendo da opporre forze rilevanti poiché il grosso dell’esercito si trova troppo inoltrato nella penisola del Sinai per potervi fare assegnamento al momento della minaccia. Vi sono poche migliaia di uomini dispersi qua e là senza eccessivo criterio strategico. È atteso intanto in questi giorni l’inizio delle operazioni del grosso dell’esercito turco operante nel Sinai contro il canale di Suez.
Il trattamento in Palestina
agli israeliti di cittadinanza straniere
agli israeliti di cittadinanza straniere
Il Resto del Carlino,
Anno XXXI, Nr. 109, p. 5
Lunedi, 19 aprile 1915
Per telefono al Resto del Carlino. Roma, 18, sera. – L’Ambasciata imperiale ottomana comunica.
Informazioni tendenziose sono state pubblicate da certi giornali di paesi nemici relativamente alla penosa situazione che sarebbe stata creata in Palestina agli israeliti di cittadinanza straniera.
La seguente esposizione, che pone questa questione sotto la sua vera luce, dimostrerà a qual punto tali pubblicazioni sono in contraddizione con la realtà dei fatti.
Una ventina di anni fa il Governo imperiale si vide obbligato ad adottare alcune misure restrittive contro il movimento di emigrazione degli ebrei verso la Palestina che tendeva allora a prendere grandi proporzioni. Era impossibile al Governo imperiale di restare indifferente di fronte a questo movimento i cui inconvenienti politici, sociali ed anche sanitari non hanno bisogno di essere illustrati.
È così che, pur lasciando completamente liberi questi israeliti di visitare i luoghi santi, fu loro vietato di soggiornarvi più di tre mesi e di emigrarvi sia individualmente sia in massa.
Queste misure di una evidente moderazione non potrebbero in nessuna maniera essere paragonate a quelle che colpiscono gli ebrei ad esempio in Russia e in Romania.
Essi infatti si limitavano ad interdire lo accesso nell’Impero a stranieri che volevano stabilirvisi in colonie compatte, ciò che è un incontestabile diritto di ogni Stato sovrano.
È noto che le leggi russe, oltre a privare gli israeliti di diversi diritti politici e civili, giungono persino a interdire loro il soggiorno in alcune parti dell’Impero.
Quando furono aperte le ostilità tra lo Impero ottomano e le Potenze a cui i suddetti israeliti appartengono, il Governo imperiale era in diritto di procedere alla espulsione di quelli che erano riusciti a fissarsi in Palestina; esso ha tuttavia preferito di sottoporli a un trattamento differente di quello applicato agli altri ebrei soggetti alle potenze nemiche. Lungi dal ricorrere a loro riguardo ad una misura rigorosa che, se fosse presa, obbligherebbe questi israeliti alla dispersione e li rovinerebbe, esso ha voluto anzi accordar loro facilitazioni eccezionali per l’acquisto della nazionalita ottomana.
In quest’ordine di idee e considerando che molti di questi ebrei si affretterebbero ad acquistare la nazionalità di un paese che si mostra con loro pieno di sollecitudine, il Governo imperiale ha deciso di accordare eccezionalmente la nazionalità ottomana a tutti gli ebrei di nazionalità nemica domiciliati in Palestina o semplicemente ivi residenti, senza esigere che la condizione di cinque anni di soggiorno in territorio ottomano, specificata nello art. 3 della legge sulla nazionalità, sia adempiuta.
In virtù di questa decisione governativa, chiunque acquisti in queste condizioni la qualità di ottomano, impegnandosi per iscritto a non più invocare alcuna nazionalità straniera, è esentato dal servizio militare per la durata di un anno.
Gli israeliti stabiliti fuori dalla Palestina, e quelli che, pur dimorandovi, non hanno una nazionalità straniera riconosciuta, godranno delle stesse facilitazioni.
Da quanto precede è facile concludere che la stampa nemica è male ispirata nei suoi apprezzamenti arbitrari, avendo il Governo ottomano sempre dato molteplici prove della sua buona volontà verso gli israeliti.
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Periodici italiani dello stesso anno: Oriente Moderno - L’Osservatore Romano - Civiltà Cattolica - Rassegna Italiana - La Stampa - Navigazione: Indice delle Fonti e Repertori: Cronologia - Analitico.
Informazioni tendenziose sono state pubblicate da certi giornali di paesi nemici relativamente alla penosa situazione che sarebbe stata creata in Palestina agli israeliti di cittadinanza straniera.
La seguente esposizione, che pone questa questione sotto la sua vera luce, dimostrerà a qual punto tali pubblicazioni sono in contraddizione con la realtà dei fatti.
Una ventina di anni fa il Governo imperiale si vide obbligato ad adottare alcune misure restrittive contro il movimento di emigrazione degli ebrei verso la Palestina che tendeva allora a prendere grandi proporzioni. Era impossibile al Governo imperiale di restare indifferente di fronte a questo movimento i cui inconvenienti politici, sociali ed anche sanitari non hanno bisogno di essere illustrati.
È così che, pur lasciando completamente liberi questi israeliti di visitare i luoghi santi, fu loro vietato di soggiornarvi più di tre mesi e di emigrarvi sia individualmente sia in massa.
Queste misure di una evidente moderazione non potrebbero in nessuna maniera essere paragonate a quelle che colpiscono gli ebrei ad esempio in Russia e in Romania.
Essi infatti si limitavano ad interdire lo accesso nell’Impero a stranieri che volevano stabilirvisi in colonie compatte, ciò che è un incontestabile diritto di ogni Stato sovrano.
È noto che le leggi russe, oltre a privare gli israeliti di diversi diritti politici e civili, giungono persino a interdire loro il soggiorno in alcune parti dell’Impero.
Quando furono aperte le ostilità tra lo Impero ottomano e le Potenze a cui i suddetti israeliti appartengono, il Governo imperiale era in diritto di procedere alla espulsione di quelli che erano riusciti a fissarsi in Palestina; esso ha tuttavia preferito di sottoporli a un trattamento differente di quello applicato agli altri ebrei soggetti alle potenze nemiche. Lungi dal ricorrere a loro riguardo ad una misura rigorosa che, se fosse presa, obbligherebbe questi israeliti alla dispersione e li rovinerebbe, esso ha voluto anzi accordar loro facilitazioni eccezionali per l’acquisto della nazionalita ottomana.
In quest’ordine di idee e considerando che molti di questi ebrei si affretterebbero ad acquistare la nazionalità di un paese che si mostra con loro pieno di sollecitudine, il Governo imperiale ha deciso di accordare eccezionalmente la nazionalità ottomana a tutti gli ebrei di nazionalità nemica domiciliati in Palestina o semplicemente ivi residenti, senza esigere che la condizione di cinque anni di soggiorno in territorio ottomano, specificata nello art. 3 della legge sulla nazionalità, sia adempiuta.
In virtù di questa decisione governativa, chiunque acquisti in queste condizioni la qualità di ottomano, impegnandosi per iscritto a non più invocare alcuna nazionalità straniera, è esentato dal servizio militare per la durata di un anno.
Gli israeliti stabiliti fuori dalla Palestina, e quelli che, pur dimorandovi, non hanno una nazionalità straniera riconosciuta, godranno delle stesse facilitazioni.
Da quanto precede è facile concludere che la stampa nemica è male ispirata nei suoi apprezzamenti arbitrari, avendo il Governo ottomano sempre dato molteplici prove della sua buona volontà verso gli israeliti.
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