Home della «Questione sionista»
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1917 ↔ 1919
Raccolta miscellanea per singoli anni: 1882 1883 - 1884 - 1885 - 1886 - 1887 - 1888 - 1889 - 1890 - 1891 - 1892 - 1893 - 1894 - 1895 - 18996 - 1897 - 1898 - 1899 - 1900 - 1901 - 1902 - 1903 - 1904 - 1905 - 1906 - 1907 - 1908 - 1909 - 1910 - 1911 - 1912 - 1913 - 1914 - 1915 - 1916 - 1917 - 1918 - 1919 - 1920 - 1921 - 1922 - 1923 - 1924 - 1925 - 1926 - 1927 - 1928 - 1929 - 1930 - 1931 - 1932 - 1933 - 1934 - 1935 -1936 - 1937 - 1938 - 1939 - 1940.
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Serie Periodici 1918 = a: Osservatore Romano; b; c; d; e; e; g; h; i; j; k; l; m; n; o; p; q; r; s; t; u; v; w; x; y; z: Miscellanea.
Cap 1z
Top supra ↑ 15-10-1918 ↓ infra → § 1z
Il sionismo e l’Intesa
da: Rassegna Italiana,
Anno I Serie I Fasc. VI
15 ottobre 1918, p. 568-72
Anno I Serie I Fasc. VI
15 ottobre 1918, p. 568-72
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Il testo della dichiarazione Balfour, contenuto in una lettera a Lord Rothschild, dice: «Il Governo di Sua Maestà vede con molto favore la istituzione in Palestina di una home nazionale per il popolo ebreo, e farà i maggiori sforzi per facilitare il raggiungimento di questo scopo, restando bene inteso che nulla sarà fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi di comunità non ebraiche esistenti in Palestina, o i diritti o lo stato politico goduti dagli Ebrei in qualsiasi altro paese».
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Il passo che hanno fatto Inghilterra, Francia e Italia, riconoscendo il diritto degli Ebrei a ricostituirsi in nazione, ha sollevato in molti scetticismo o diffidenze; diffidenze soprattutto, per le preoccupazioni di vedere gli Ebrei sparsi fra le varie nazioni europee polarizzarsi intorno alla nuova Patria, e distaccarsi dalle patrie di adozione, o intensificare, con l’autorità del nuovo Stato cui potranno appoggiarsi, la lotta che da anni sostengono, per esempio in Polonia, contro le correnti nazionali.
Ma siffatte preoccupazioni non sembrano veramente fondate. Negli Stati occidentali d’Europa, in Inghilterra e in Francia, che sono terre di libertà, in Italia soprattutto, dove gli Ebrei godono non solo giuridicamente, ma anche moralmente, di una piena parificazione con gli altri cittadini, e assurgono ai più alti gradi dell’esercito e della pubblica amministrazione, e non sono soggetto di alcuna avversione antisemita sicchè le loro famiglie non si trovano per recenti immigrazioni, ma per ereditaria cittadinanza, nessun Ebreo penserà ad allontanarsi per ricongiungersi al nuovo Stato di Sion. In Inghilterra, infatti, in Francia e in Italia, gli Ebrei rappresentano una sparuta minoranza, intellettualmente eletta, ed economicamente, in media, benestante, che non sente alcun impulso a cambiare ambiente, e che può seguire e aiutare il movimento sionista con quella medesima simpatia, con cui, dagli Stati Uniti, Italiani, Czechi, Serbi e Russi aiutano le rispettive patrie di origine senza perciò cessare di restar buoni cittadini americani.
Il movimento sionista invece è forte nell’Oriente Europeo, dove ha un sostrato economico e ha carattere proletario, in Russia, in Rumenia, in Galizia, in Polonia, dove gli Ebrei sono in condizioni morali e giuridiche di grande inferiorità, e costituiscono una forte percentuale della popolazione, e intervengono nelle lotte politiche, che si svolgono fra le diverse nazionalità di cui si compone l’Austria o la Russia, con programma e con atteggiamento di una nazionalità a sè. In questi paesi, la costituzione di uno Stato ebraico in Palestina, invece di fomentare maggiormente tali competizioni nazionali fra Ebrei e non Ebrei, dovrebbe, sperabilmente, attutirle, giacchè offfre alle minoranze israelitiche oppresse ed economicamente misere la possibilità di emigrare per rientrare da padrone sul sacro suolo dei Profeti.
E neppure è giustificato lo scetticismo con cui molti considerano la mossa dell’Intesa verso il Sionismo.
Anzitutto, dato il carattere democratico sempre più accentuato che la guerra ha er le potenze dell’Intesa, dati i principî di libertà e di nazionalità, al trionfo dei quali gli eserciti alleati si sono votati, dato il concetto ormai unanimamente adottato dal nostro gruppo di belligeranti che questa guerra debba condurre alla migliore sistemazione possibile di tutti i popoli del mondo, così da evitare per lungo volger d’anni cause e moventi di nuovi conflitti, è naturale che anche il problema nazionale ebraico sia stato preso in considerazione, e abbia trovato il suo posto nel programma di guerra dell’intesa.
«La distruzione della Giudea avvenuta diciannove secoli or sono», ha detto pochi giorni addietro il ministro Balfour, salutando l’American Zionist Medical Unit, che Nahum Sokolof gli presentò prima che partisse per la Palestina, «è uno dei grandi mali che le Potenze alleate tentano di riparare. Quella distruzione fu una tragedia nazionale. Privò gli Ebrei della possibilità di cui godono le altre nazioni, cioè di svolgere il loro genio nazionale e il loro specifico spirito in tuta l’estensione di cui sono capaci. Gli Ebrei occupano una posizione unica fra le nazioni contemporanee, poiché mancano di quell’elemento della nazionalità che pare essere indispensabile ad una completa vita nazionale. L’attuale momento storico è testimonio dell’ingresso sulla scena del mondo di grandi e importanti fattori nazionali, e io sono sicuro che, fra questi, l’idea sionistica, che tanto ha già fatto in Palestina, compirà una parte nobile e benefica».
(segue)
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