B. S. 130: Nuova Zelanda ↔ 133: Paesi Bassi
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• L’Oman è membro di CCG, Lega Araba, OCI, ONU, WTO.
• Sultanato. Protettorato britannico dal 1891 retto dal sec. XVIII dalla dinastia Āl-Bū-Sa‘īd, è indipendente dal 1971. È una monarchia assoluta; il sultano controlla lo stato avvalendosi del Consiglio dell’Oman, composto dal Consiglio consultivo (85 membri eletti con mandato di 4 anni) e dal Consiglio di stato (fino a 85 membri di nomina reale), che può proporre e approvare modifiche alla legislazione, ma è sottomesso al potere del sultano; non sono ammessi i partiti politici
• Etnie: così ripartite nel 2000 Arabi (55,3%), Indo-Pakistani (31,7%), Persiani (2,8%), Zanzibari (2,5%), altri (7,7%).
• Lingue: arabo (ufficiale), inglese.
• Religioni: nel 2005 Musulmani ibadhi (75%), sunniti (8%), sciiti (6%), induisti (5%), cristiani (5%), altri (1%).
• Links ufficiali, istituzionali, utili:
B. T. G. Vers. 1.1 /21.11.2017
Sommario: Parte Prima: 1. Attualità geopolitica. - 2. I principali parametri. -
3. Note storiche. - 4. Popolazione. - 5. Ordinamento dello Stato e
forma di governo. - 6. Religione. - 7. Economia. - 8. Agricoltura. - 9.
Allevamento e pesca. - 10. Industria. - 11. Risorse minerarie. - 12.
Commercio. - 13. Turismo. - 14. Strade e comunicazioni. - 15. Difesa. -
16. Lingua. - 17. Letteratura. - 18. Arte. - 19. Filosofia. - 20.
Istruzione. - 21. Giustizia. - 22. Sanità. - 23. Geografia. - 24. Cartografia. - 25.
Divisione amministrativa. - 26. Ordinamento politico e partiti politici.
- 27. Carte costituzionali e leggi fondamentali. - 28. Diritto. – Parte
Seconda: i. /// 1. Parametri principali. – 2. Note storiche. – 3. Economia. – 4. Popolazione. – 5. Giustizia. – 6. Difesa. –
1. Attualità geopolitica. – a) «Roma, 29 Novembre 2016, Nena News - A volte per cercare di capire i mutamenti di un’area in continuo movimento come il Medio Oriente è necessario osservare i Paesi che, apparentemente periferici, riescono ad assumere un ruolo integrante nelle più vaste dinamiche geopolitiche. E’ questo il caso dell’Oman. Il sultanato della Penisola Arabica, dopo l’inizio della guerra in Yemen, ha, infatti, assunto una posizione di mediazione nella questione e si è posto come attore con comportamenti difformi rispetto alle scelte dei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG). L’allontanamento dell’Oman dalla sfera di influenza saudita ha, però, un’ampiezza ben più vasta di quella strettamente relativa al conflitto yemenita e ripercuote i suoi effetti sia in ambito politico sia in ambito economico.
A riprova di questo allontanamento, il vertice che si terrà in Bahrain il mese prossimo per il rafforzamento dei legami tra gli stati che compongono il CCG con la prevista creazione di una Unione del Golfo non vedrà la presenza delle autorità dell’Oman. Secondo quanto affermato a tal proposito da Ganem Al Bu Ainain, Ministro degli affari parlamentari bahrainita, l’Unione del Golfo sarà molto più avanzata rispetto al Consiglio di cooperazione. In questo senso, i Paesi che aderiranno all’Unione attraverso misure politiche ed economiche avranno un livello di integrazione più avanzato di quelli che si limiteranno a rimanere nel Consiglio di Cooperazione. La contrarietà al progetto dell’Oman non nasce oggi e già nel 2013 Yusuf bin Alawi, Ministro degli Esteri omanita, aveva preso posizione contro l’Unione. La proposta saudita di rafforzamento dei legami tra i Paesi del Golfo è stata, infatti, a lungo considerata esclusivamente tesa a marginalizzare l’influenza iraniana sulla sponda occidentale del Golfo Persico. In quest’ottica, la scelta dell’Oman di non aderire ha fatto si che alcuni analisti tratteggiassero l’atteggiamento del sultanato come un tentativo di porsi al di sopra delle parti, ostentando una totale neutralità: alcuni di essi, al tempo, parlavano in tal senso dell’Oman come la Svizzera del Golfo. Ad oggi, però, la situazione sembra essere mutata. L’Oman ha preso le distanze dall’intervento militare in Yemen guidato dall’Arabia Saudita e, secondo alcuni rapporti, la dirigenza di stanza a Muscat si sarebbe parzialmente discostata dalla precedente politica diplomatica, prendendo parte attiva, anche se non ufficialmente, al fianco delle milizie Houthi. All’Oman viene, infatti, imputato un ruolo di tramite tra l’Iran e le milizie ribelli yemenite. La situazione è, però, delicata. La capacità di porsi come mediatore tra le diverse forze in campo nel panorama yemenita ha avuto un risvolto positivo per tutte le parti coinvolte ed una rottura con l’Oman inciderebbe necessariamente anche sui colloqui di pace yemeniti. A metà novembre, infatti, il Segretario di Stato americano John Kerry si è recato proprio in Oman per incontrare il Sultano Qaboos Bin Said per discutere della necessità di trovare una soluzione politica duratura per lo Yemen e per ringraziare la diplomazia omanita per la mediazione in campo yemenita che ha portato nelle scorse settimane al rilascio di cittadini americani detenuti in Yemen come Wallead Yusuf Pitts Luqman, trasportato a Muscat da ribelli Sanaa su un aereo militare dell’Oman il 7 novembre. Da un lato, dunque, i legami tra Muscat e Teheran vengono considerati fondamentali per mantenere un fragile equilibrio nel contesto yemenita. Dall’altro, l’atteggiamento dell’Oman rende palese la debolezza intrinseca della politica dell’Arabia Saudita che, qualora non riuscisse a stringere a sé le forze del Golfo, si troverebbe privata del suo ruolo di leader regionale e ancor più isolata. La particolare dinamica d’area sembra, in questo senso, riflesso diretto delle linee di tendenza generali che vedono un rinnovato attivismo e riconoscimento del ruolo iraniano ed un progressivo arretramento delle forze saudite in tutti i contesti bellici della regione.
B. T. S. Gmap. - Bandiera.
2. Parametri principali. – È una monarchia assoluta. Il sovrano detiene tutti i poteri avvalendosi di un Consiglio consultivo di 84 membri scelti tra i candidati proposti da assemblee locali a suffragio limitato e da un Consiglio di Stato composto da 71 membri di nomina reale. Non sono ammessi i partiti politici.
3. Note storiche. – Protettorato britannico dal 1891 retto dal XVIII secolo dalla dinastia Al-Busaid, tuttora regnante, è indipendente dal 1971.
3. Economia. – Sono fondamentali le risorse petrolifere e il gas naturale. Altri prodotti minerari sono la cromite, il rame, l’oro e l’argento. Rilevante la pesca.
4. Popolazione. – Gruppi etnici sono Arabi per il 74,4%, indiani per il 13%, pakistani per il 7,4%, agiziani per l’1,6%, altri 3,6%. La lingua ufficiale è l’arabo. Si parla inglese. I musulmani (ibadhi) sono il 73,6%, musulmani sunniti il 14,1%, gli induisti 7,4%, i cristiani 3,7%, altri 1,2%.
5. Giustizia. – Da regime monarchico assoluto.
6. Difesa. – Dati non disponibili.
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7. Breve storia del Gulf Cooperation Council (GCC). – Ne fa parte anche l’Oman, che insieme agli altri cinque paesi chiese alla NATO di imporre un no fly zone sulla Libia, altro produttore di petrolio. Si tratta di un sistema di accaparramento del petrolio mediorientale da parte dei Rockfeller e Rotschild che temono nazionalizzazioni come quelle in Iran e in Libia. La scambio è petrolio con il potere concesso ai signori del Golfo sulla pelle dei loro cittadini. Le democrazie occidentali non hanno scrupoli di sorta, quando si tratta non già degli interessi e del benessere dei loro cittadini, ma semplicemente di consorterie familiare di potere come quelle menzionate dei Rockfeller e dei Rotschild. L’articolo di cui al link descrive più minutamente queste relazioni. «Quello che è successo in Libia è un’operazione segreta classica, evocata dall’intelligence occidentale e finanziata dal GCC, che tenta di arraffare i giacimenti petroliferi appartenenti al popolo della Libia e di consegnarli ai trilionari Rotschild/Rockfeller» (ivi).
• Confini: a SW con lo Yemen, a W con l’Arabia Saudita, a NW con gli Emirati Arabi Uniti; si affaccia a NE al Golfo di Oman, a E al Mare Arabico e a S all’Oceano Indiano.
• L’Oman ha una superficie di kmq 309.500 e una popolazione di 2.340.815 abitanti censiti nel 2003 e di 2.845.400 stimati nel 2009 con una densità di 9 ab./kmq. La capitale Mascate = Masqat conta 30.251 abitanti nel 2008 che erano 785.515 con l’agglomerato urbano nel 2007.
• Fanno parte dell’Oman le isole Kuria Muria (78 kmq), dal 1967, e le due exclave di Madha, circondata dal territorio degli Emirati Arabi Uniti, e della penisola di Musandam.
• Fanno parte dell’Oman le isole Kuria Muria (78 kmq), dal 1967, e le due exclave di Madha, circondata dal territorio degli Emirati Arabi Uniti, e della penisola di Musandam.
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Oman. |
• Sultanato. Protettorato britannico dal 1891 retto dal sec. XVIII dalla dinastia Āl-Bū-Sa‘īd, è indipendente dal 1971. È una monarchia assoluta; il sultano controlla lo stato avvalendosi del Consiglio dell’Oman, composto dal Consiglio consultivo (85 membri eletti con mandato di 4 anni) e dal Consiglio di stato (fino a 85 membri di nomina reale), che può proporre e approvare modifiche alla legislazione, ma è sottomesso al potere del sultano; non sono ammessi i partiti politici
• Etnie: così ripartite nel 2000 Arabi (55,3%), Indo-Pakistani (31,7%), Persiani (2,8%), Zanzibari (2,5%), altri (7,7%).
• Lingue: arabo (ufficiale), inglese.
• Religioni: nel 2005 Musulmani ibadhi (75%), sunniti (8%), sciiti (6%), induisti (5%), cristiani (5%), altri (1%).
Treccani. |
– National Center for Statistics and Information: www.ncsi.gov.om
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A riprova di questo allontanamento, il vertice che si terrà in Bahrain il mese prossimo per il rafforzamento dei legami tra gli stati che compongono il CCG con la prevista creazione di una Unione del Golfo non vedrà la presenza delle autorità dell’Oman. Secondo quanto affermato a tal proposito da Ganem Al Bu Ainain, Ministro degli affari parlamentari bahrainita, l’Unione del Golfo sarà molto più avanzata rispetto al Consiglio di cooperazione. In questo senso, i Paesi che aderiranno all’Unione attraverso misure politiche ed economiche avranno un livello di integrazione più avanzato di quelli che si limiteranno a rimanere nel Consiglio di Cooperazione. La contrarietà al progetto dell’Oman non nasce oggi e già nel 2013 Yusuf bin Alawi, Ministro degli Esteri omanita, aveva preso posizione contro l’Unione. La proposta saudita di rafforzamento dei legami tra i Paesi del Golfo è stata, infatti, a lungo considerata esclusivamente tesa a marginalizzare l’influenza iraniana sulla sponda occidentale del Golfo Persico. In quest’ottica, la scelta dell’Oman di non aderire ha fatto si che alcuni analisti tratteggiassero l’atteggiamento del sultanato come un tentativo di porsi al di sopra delle parti, ostentando una totale neutralità: alcuni di essi, al tempo, parlavano in tal senso dell’Oman come la Svizzera del Golfo. Ad oggi, però, la situazione sembra essere mutata. L’Oman ha preso le distanze dall’intervento militare in Yemen guidato dall’Arabia Saudita e, secondo alcuni rapporti, la dirigenza di stanza a Muscat si sarebbe parzialmente discostata dalla precedente politica diplomatica, prendendo parte attiva, anche se non ufficialmente, al fianco delle milizie Houthi. All’Oman viene, infatti, imputato un ruolo di tramite tra l’Iran e le milizie ribelli yemenite. La situazione è, però, delicata. La capacità di porsi come mediatore tra le diverse forze in campo nel panorama yemenita ha avuto un risvolto positivo per tutte le parti coinvolte ed una rottura con l’Oman inciderebbe necessariamente anche sui colloqui di pace yemeniti. A metà novembre, infatti, il Segretario di Stato americano John Kerry si è recato proprio in Oman per incontrare il Sultano Qaboos Bin Said per discutere della necessità di trovare una soluzione politica duratura per lo Yemen e per ringraziare la diplomazia omanita per la mediazione in campo yemenita che ha portato nelle scorse settimane al rilascio di cittadini americani detenuti in Yemen come Wallead Yusuf Pitts Luqman, trasportato a Muscat da ribelli Sanaa su un aereo militare dell’Oman il 7 novembre. Da un lato, dunque, i legami tra Muscat e Teheran vengono considerati fondamentali per mantenere un fragile equilibrio nel contesto yemenita. Dall’altro, l’atteggiamento dell’Oman rende palese la debolezza intrinseca della politica dell’Arabia Saudita che, qualora non riuscisse a stringere a sé le forze del Golfo, si troverebbe privata del suo ruolo di leader regionale e ancor più isolata. La particolare dinamica d’area sembra, in questo senso, riflesso diretto delle linee di tendenza generali che vedono un rinnovato attivismo e riconoscimento del ruolo iraniano ed un progressivo arretramento delle forze saudite in tutti i contesti bellici della regione.
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3. Note storiche. – Protettorato britannico dal 1891 retto dal XVIII secolo dalla dinastia Al-Busaid, tuttora regnante, è indipendente dal 1971.
3. Economia. – Sono fondamentali le risorse petrolifere e il gas naturale. Altri prodotti minerari sono la cromite, il rame, l’oro e l’argento. Rilevante la pesca.
4. Popolazione. – Gruppi etnici sono Arabi per il 74,4%, indiani per il 13%, pakistani per il 7,4%, agiziani per l’1,6%, altri 3,6%. La lingua ufficiale è l’arabo. Si parla inglese. I musulmani (ibadhi) sono il 73,6%, musulmani sunniti il 14,1%, gli induisti 7,4%, i cristiani 3,7%, altri 1,2%.
5. Giustizia. – Da regime monarchico assoluto.
6. Difesa. – Dati non disponibili.
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7. Breve storia del Gulf Cooperation Council (GCC). – Ne fa parte anche l’Oman, che insieme agli altri cinque paesi chiese alla NATO di imporre un no fly zone sulla Libia, altro produttore di petrolio. Si tratta di un sistema di accaparramento del petrolio mediorientale da parte dei Rockfeller e Rotschild che temono nazionalizzazioni come quelle in Iran e in Libia. La scambio è petrolio con il potere concesso ai signori del Golfo sulla pelle dei loro cittadini. Le democrazie occidentali non hanno scrupoli di sorta, quando si tratta non già degli interessi e del benessere dei loro cittadini, ma semplicemente di consorterie familiare di potere come quelle menzionate dei Rockfeller e dei Rotschild. L’articolo di cui al link descrive più minutamente queste relazioni. «Quello che è successo in Libia è un’operazione segreta classica, evocata dall’intelligence occidentale e finanziata dal GCC, che tenta di arraffare i giacimenti petroliferi appartenenti al popolo della Libia e di consegnarli ai trilionari Rotschild/Rockfeller» (ivi).
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