aprile 18, 2010

Stati del mondo: 108. Malaysia

B. 107: Malawi ↔ 109: Maldive
• Confini: Comprende l’estremità meridionale della penisola della Malacca, confinando a N con la Thailandia e a S con Singapore, e i territori di Sarawak e Sabah che occupano la parte settentrionale dell’isola del Borneo (ad eccezione delle due porzioni dello stato del Brunei.
• Il territorio ha una superficie di 329.847 kmq e una popolazione di 23.274.690 abitanti censiti nel 2000 e di 27.730.000 stimati nel 2008 con una densità di 84 ab./kmq. La capitale Kuala Lumpur conta 1.448.000 abitanti nel 2009. La sede del governo si trova a Putrajaya.
• La Malaysia peninsulare è costituita da rilievi isolati e da pianure costiere di origine alluvionale.
• Membro di: APEC, ASEAN, Commonwealth, OCI, ONU, WTO.
- Department of Statistics.

Vers. 1.0/15.4.10
Sommario: Parte Prima: Strutture.  1. Attualità geopolitica. - 2. I principali parametri. - 3. Note storiche. -  4. Popolazione. - 5. Ordinamento dello Stato e forme di governo. - 6. Partiti e movimenti politici. - 7. Religione. -  8. Divisione amministrativa. – 9. Diritto. – 10. Costituzione vigente. - 11. Giustizia. – 12. Sanità. -  13. Difesa. - 14. Economia. - 15. Agricoltura. Flora. Fauna. - 16. Allevamento e pesca. -  17. Industria. - 18. Risorse minerarie. - 19. Commercio. - 20. Turismo. - 21. Strade e comunicazioni. - 22. Lingua. - 23. Letteratura. - 24. Arte. - 25. Filosofia. - 26. Istruzione. - 27. Geografia. - 28. Cartografia. - 29. Video You Tube. - 30. Guerre e conflitti. – Parte Seconda: Eventi e dinamica politica.  i.  – - Parte Terza: Letteratura. a.  /// – 1. Parametri principali. – 2. Note storiche. – 3. Economia. – 4. Difesa. – 5. Giustizia. – 6. Popolazione. – 7. Il governo malese agli ordini di Obama. –

1. Parametri principali. – Stato federale indipendente nell’ambito del Commonwealth, la Federazione della Grande Malesia si è costituita il 16 settembre 1963, riunendo gli 11 stati delle Federazione della Malesia il Sabah e il Marawak e Singapore. Quest’ultima ha lasciato la federazione il 9 agosto 1965. Ciascuno dei 13 stati della Federazione ha un’assemblea legislativa e organi esecutivi propri. I sovrani ereditati e i capi di stato elettivi degli stati membri scelgono al loro interno il capo supremo della federazione, che dura in carica 5 anni. Il primo ministro risponde al parlamento federale, formato dalla camera dei rappresentanti (222 membri eletti a suffragio universale per 5 anni; a Sarawak spettano 27 seggi, a Sabah 20) e dal Senato (70 membri: 44 nominati dal capo della Federazione e 26 dalle Assemblee degli stati, in carica per 3 anni).

2. Note storiche. – La struttura finanziaria del paese non è stata direttamente esposta alla crisi globale del 2008-09, ma il raffreddamento degli scambi commerciali ha influito negativamente sullo sviluppo economico. Il saldo della bilancia commerciale resta comunque positivo.

3. Economia. – La principale coltura alimentare è il riso. Importante la produzione di palma da cocco, la palma da olio, il tabacco, il caffè, il cacao, la canna da zucchero, i frutti tropicali. La Malaysia è una dei maggiori produttori mondiali di caucciù. Quantitativi notevoli di petrolio sono estratti da giacimenti sottomarini. Importante l’estrazione dello stagno. La Malaysia importa prevalentemente semilavorati, macchinari e attrezzature. I principali partner commerciali sono gli USA, il Giappone, Singapore e la Cina.

4. Difesa. – La Malaysia destina il 2,1% del sua PIL alle forze armate che contano 109.000 addetti nel 2007.

5. Giustizia. – Il sistema giudiziario si basa sulla Common Law britannica. È in vigore una legge speciale per la sicurezza (ISA), promulgata nel 1953, che consente di tenere in carcere chiunque sia sospettato di sovversione. È in vigore la pena di morte.

6. Popolazione. – L’80 % della popolazione si concentra nella parte peninsulare. Le orincipali componenti etniche sono quella malese, di religione islamica, quella cinese e quella indiana.

7. Il governo malese agli ordini di Obama. – Nel giro di valzer che la politica estera delle grandi potenze va facendo per isolare l’Iran vale la pena riportare questo ritaglio di stampa:
«…Può sembrare paradossale ma l'Iran, sebbene sia il quinto produttore petrolifero mondiale, avendo una scarsa capacità di raffinazione è costretto a importare oltre il 40% del suo fabbisogno di benzina. Benzina che, negli ultimi tempi, nel paese è iniziata progressivamente a scarseggiare. Per una semplice ragione: molte delle forniture solitamente destinate agli ayatollah sono state tagliateo ridotte sensibilmente. Dietro la chiusura dei rubinetti delle forniture, ovviamente, c'è lo zampino degli Stati Uniti. In attesa di trovare un accordo multilaterale in seno alle Nazioni Unite (possibilmente che includa anche la Cina che finora è stata la più cauta e prudente ad imboccare la strada delle sanzioni) per convincere Teheran ad abbandonare con le buone o con le cattive i suoi programmi di sviluppo nucleare, Washington continua a lavorare sul piano unilaterale per mantenere costantemente sotto pressione il regime del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad.
Non è un caso che venerdì il premier malese, Najib Razak, giusto due giorni dopo l'incontro con Barack Obama svoltosi a margine del summit sul nucleare, abbia annunciato che la Malesia ha sospeso le forniture di benzina all'Iran elargite fin qui generosamente tramite la società Petronas.
Il fatto che a varare la sanzione volontaria sul combustibile sia stata una nazione islamica, che peraltro ha forti e consolidati rapporti economico- commerciali con il Medio Oriente, fa supporre che nelle ultime ore anche altri paesi abbiano iniziato a chiudere i rubinetti della benzina destinata a Teheran. Secondo fonti del settore, anche la compagnia petrolifera russa, Lukoil, avrebbe già sospeso le proprie forniture verso l'Iran.
In questo quadro, ovviamente, per il regime di Ahmadinejad gli approvvigionamenti di benzina "made in China" arrivano come la manna dal cielo. Il che consente a Pechino di proporsi oggi agli iraniani come l'unico alleato affidabile».

Potremmo definire come “non democratiche” tutte i governi mediorentali che stanno svendendo a quattro soldi le loro risorse petrolifere senza nessun beneficio per i loro popoli. In effetti, nel mondo globalizzato non vige più il sistema coloniale diretto di Regno Unito, Francia, etc., ma il sistema indiretto e più efficacie di ceti dirigenti succubi: io ti lascio governare sul tuo paese, ricavando tutti i vantaggi (relativi) che si hanno dalla gestione del potere, ma tu mi devi essere fedele sulle questioni che mi stanno a cuore. È il nuovo canone della politica internazionale del mondo civilizzato uscito dalla seconda guerra mondiale, dove in pochi hanno la Superarma e gli altri devono accettare di non averla negli interessi superiori di una pace che non abbiamo mai visto. Gli sviluppi attuali della politica di isolamento verso l’Iran dimostra quanto sia essenziale per gli USA il controllo dell’Afghanistan, che è un corridoio storico e naturale fra Cina e Iran. Basterebbe una modesta rete di oleodotti per realizzare uno scambio perfetto fra Cina ed Iran, dove quest’ultimo potrebbe fornire tutta l’energia di cui la Cina ha bisogno per il suo prodigioso sviluppo e l’Iran potrebbe avere tutto gli occorre in tecnologia industriale. Iran e Cina sembrano fatti apposta per essere l’uno il primo partner commerciale dell’altro. Gli USA lo sanno bene e su stati vassalli come la Malaysia esercitano il controllo di cui sono capaci. Le strutture “democratiche”, basate sulla truffa elettorale, si prestano magnificamente allo scopo. Non è per nulla infrequente la pratica di colpi di stato da parte degli USA per ottenere i regimi che gli sono più comodi. E se non sono “colpi di stato” esistono infiniti altri sistemi, legali, per ottenere lo stesso scopo e con effetti più duraturi. L’Italia da oltre mezzo secolo è un perfetto esempio di Stato Cliente.

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8. Posizioni assunte in ambito ONU. – In questo momento, aprile 2010, è sotto osservazione la posizione della Malesia, insieme a quella di altri 4 stati (Qatar, Maldive, Iran e Thailandia) è candidato ai quattro posti su cinque candidati riservati al gruppo asiatico nella Commissione per i diritti umani. Israele ed i suoi fidi amici (Italia e Germania) vede l’Iran come il fumo negli occhi. Che l’Iran abbia più consistenza politica rispetto alle Maldive, è un dato ovvio. Ma sarà un test interessante vedere come andrà a finire perchè da qui si può ricavare un lume per capire la formazione delle maggioranze assembleare all’ONU, dove si perde la storia e gli antefatti delle singole decisioni.

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